Bagni a scuola per maschi, femmine, neutri. I danni dell’ideologia

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Replica a La Nazione
*Bagni per maschi, femmine e neutri a scuola. Scoppia la polemica*
Più che di polemica parlerei di tutela della salute mentale pubblica indispensabile per cercare di arginare l’esasperante bombardamento ideologico che oggi viene fatto nelle scuole.
Un’ulteriore conferma del vuoto creato dall’ideologia dominante è la motivazione data dal preside Robino: “Sono il 10% dei servizi ed è una decisione organizzativa”.
Ma organizzazione di cosa? Il preside ci sta forse dicendo che esistono dei fondi “speciali” pagati dalle nostre tasse per organizzare le toilette “neutre” nelle scuole? Mi piacerebbe capire cosa intenda precisamente per “decisione organizzativa” anche se purtroppo così come in ambito politico anche nella scuola è assai difficile avere delle risposte. Troppo spesso i dirigenti scolastici non rispondono alle comunicazioni e negano i colloqui quando si tratta di argomenti che loro definiscono “tabù e divisivi” come quelli di teorie gender e aborto e parlo per esperienza personale purtroppo.
Certo non mancano professori intellettualmente onesti e competenti che vorrebbero insegnare ai ragazzi a sviluppare un pensiero critico autonomo attraverso gli studi, ma spesso sono ostacolati da presidi troppo collegati alle amministrazioni comunali che golose di consensi promuovono l’introduzione nelle scuole di ideologie in base alle mode del momento.
Si distinguono rari ma altrettanto preziosi interventi come quello dell’ europarlamentare Susanna Ceccardi che con grande saggezza e senza giri di parole chiede di fermare “le sperimentazioni gender sulla pelle dei nostri giovani”.
Proprio così, si tratta di vere e proprie sperimentazioni dalle quali i nostri giovani possono uscire davvero devastati.
Invece di fare tesoro delle tragiche esperienze di altri paesi come USA e Regno Unito nei quali si sta cambiando rotta su queste teorie, avendo assistito ai tremendi danni psico-fisici causati alle nuove generazioni proprio dalla ideologia gender “imposta” in età molto precoce nelle scuole, l’Italia non sembra voler vedere l’evidenza.
Presenti in ogni ambito, i democratici “inclusivi” in questo caso così attenti a non offendere i giovani che si sentono non binari a causa di un gabinetto con il disegno di una figura con o senza gonnella, non mostrano un briciolo di sensibilità verso chi testimonia l’inganno che ha subito da parte di insegnanti e psicologi che dicevano loro di essere nati in un corpo sbagliato e li hanno condannati ad una dura lotta con sé stessi causa di profonda sofferenza.
Questi giovani detransitioners chiedono alle istituzioni di vietare l’insegnamento di queste teorie nelle scuole e le pratiche mediche sui minori, cosa che per me sarebbe semplice buonsenso e che in molti paesi già stanno attuando, ma qui in Italia i convegni che ospitano questi giovani testimoni vengono pesantemente ostacolati a tutti i livelli. Ma cosa c’è di così spaventoso in queste testimonianze? Il pericolo è che le loro parole facciano cadere la maschera di ipocrisia del gender mostrando il vero volto della ideologia.
Tra i paladini della società inclusiva non possiamo non menzionare la replica dell’assessore regionale all’istruzione e alle pari opportunità Alessandra Nardini, la quale purtroppo non smentisce le aspettative, affermando: “è una scelta che dimostra, da parte della scuola, di voler far sentire ogni persona pienamente parte della propria comunità scolastica” peccato che per fare sentire un giovane parte della comunità non serva il bagno “gender-free” ma il rispetto della dignità di ogni essere umano unico e irripetibile, non un errore in un corpo sbagliato ma un dono prezioso per la comunità.
Noi di Prolife Insieme ci auguriamo che sempre più presidi ed assessori anche quelli citati in questo articolo, dimostrino di essere davvero dalla parte dei ragazzi dandoci un taglio con la propaganda.
Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Comitato “ Pro-life insieme “
http://www.prolifeinsieme.it