Aborto sicuro? Dati incompleti o non rilevati. La spiegazione del ginecologo

https://www.today.it/dossier/sanita/abortire-in-italia.html
(Alla vigilia della “Giornata Internazionale per l’aborto sicuro”, 28 settembre 2025)
Che la Relazione annuale del Ministero della Salute sulla applicazione della L.194/78 sia sempre presentata in Parlamento puntualmente…in ritardo e con uno scarto di due anni rispetto ai dati censiti, è proprio vero. Come pure continua ad essere significativa la quota dei dati Non Rilevati (N.R.) per diversi parametri anche importanti e basilari per la corretta applicazione della 194, come l’età gestazionale delle donne che hanno effettuato IVG (ben 1.103 casi nel 2022) o per l’urgenza dell’intervento (ben 900 casi nel 2022)!
Ma anche per le complicanze immediate (tabella 27 – IVG e complicanze) e la durata dei ricoveri per IVG (tabella 26 – IVG e durata della degenza) si rileva un numero considerevole di dati N.R.. Questa incompletezza di dati, specialmente per alcune Regioni, non consente una corretta valutazione degli effetti immediati dell’aborto volontario in tutte le sue modalità – chirurgica o farmacologica – sulla salute delle donne. Nonostante ciò appaiono comunque evidenti i maggiori effetti negativi dell’aborto chimico o farmacologico con Mifepristone (RU486) e Prostaglandine rispetto a quello chirurgico (Tabella 3.15 e tabella 27) sulle donne che poi necessitano di un numero maggiore di giorni di ricovero ospedaliero (cfr. C.S. AIGOC n.4 del 14.12.2024). Eppure i “Medici del mondo” lamentano un tasso ancora troppo basso di IVG farmacologiche in Italia (52% nell’anno 2022) che vorrebbero essere tutte possibilmente effettuate in autonomia dalle donne, in casa magari con l’ausilio della telemedicina e fino alla 12^ settimana (oltre l’attuale 9^), secondo le indicazioni dell’OMS!
Negli ultimi anni la Relazione ministeriale ha per altro preso in considerazione l’uso crescente della cosidetta “contraccezione d’emergenza” mediante le pillole post-coitali, del “giorno dopo (Norlevo) e dei 5 giorni dopo (ellaOne)”, attribuendo ad essa un effetto positivo sulla riduzione dell’abortività volontaria, senza però riconoscere un prevalente meccanismo abortivo precoce di queste pillole la cui dispensazione è stata resa libera da prescrizione medica anche per le minorenni. E questo fenomeno sociale e sanitario che sta assumendo dimensioni sempre maggiori – nel 2022 sono state vendute n. 444.730 confezioni di ellaOne e n. 303.407 di Norlevo, per un totale di ben 748.137 confezioni (cfr pag.26 della Relazione ministeriale) – nella logica “anti-vita indesiderata” che sostiene l’Associazione Medici del mondo non sembra – appunto – essere contemplato nel loro report annuale “Aborto senza numeri”.
Certamente la Relazione ministeriale presenta importanti carenze informative, ma il nostro punto di vista su queste carenze è completamente agli antipodi rispetto a quello dei Medici del mondo. A nostro avviso infatti, la Relazione elude completamente le motivazioni delle donne che hanno scelto l’aborto volontario e, tanto meno, le possibili soluzioni offerte nei colloqui per affrontare positivamente la gravidanza indesiderata. In realtà il Ministero della Salute non si è mai preoccupato di fare una verifica sull’applicazione dell’art.5 della legge 194. Ma questo aspetto non sembra interessare i “Medici del mondo”, anzi…ne costituisce un ostacolo!
Nel Capitolo 4 della Relazione viene preso semplicemente in esame il numero dei colloqui – e non il loro contenuto, ossia le cause che inducono la donna a richiedere l’aborto – avvenuti nei Consultori e viene messo a confronto con il numero delle certificazioni rilasciate dagli stessi Consultori: in totale n. 43.566 colloqui vs 30.088 certificazioni e forse questo può essere indice di un approccio alle donne gravide non del tutto esclusivo ma anche alternativo all’aborto volontario. Colpisce però – e non si spiega – che nei Consultori del Piemonte e in quelli della Liguria il numero delle certificazioni superi nettamente quello dei colloqui (dalla Tabella 5.1 a pag. 71, in Piemonte: colloqui n.3.927 vs certificazioni n. 3991; in Liguria: colloqui n.801 vs certificazioni n.969!).
Nello stesso capitolo 4, sull’Offerta del servizio IVG e obiezione di coscienza (pag.61), a commento delle valutazioni del parametro 2, inerente ai punti IVG ossia strutture ospedaliere, case di cura private autorizzate, ambulatori ospedalieri e territoriali e consultori familiari disponibili ogni 100.000 donne in età fertile (15-49 aa.), gli autori della Relazione esprimono il seguente giudizio: “Considerando il rapporto fra i punti nascita e le nascite, e quello fra i punti IVG e le IVG, ne consegue che per ogni 1.000 nascite si conta 1 punto nascita, mentre per ogni 1.000 IVG ci sono 5,2 punti IVG. In proporzione, quindi, i punti IVG sono più di cinque volte i punti nascita.”
Riguardo il carico di lavoro medio settimanale del ginecologo non obiettore la Relazione è molto chiara (da pag.65): “Il dato nazionale è in diminuzione negli anni: erano 3,13 le IVG settimanali medie per ogni ginecologo non obiettore nel 1983; 2,49 nel 1992, 1,68 nel 2011 e 0,87 nel 2022. Il calo continuo del carico di lavoro per ogni ginecologo non obiettore è dovuto al fatto che, mentre le IVG sono costantemente diminuite negli anni, il numero dei ginecologi non obiettori è rimasto mediamente stabile, con oscillazioni nei primi anni di applicazione della legge e una tendenza in crescita negli ultimi anni: in particolare, fra il 2014 e il 2022, mentre le IVG sono diminuite del 32,0%, passando da 96.578 a 65.661, i ginecologi non obiettori sono aumentati del 21,5%, passando da 1.408 a 1.711. Di conseguenza, è diminuito il carico di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, come si può osservare dalle Tabelle 4.3 e 4.4”.
Pur registrando alcune differenze tra Regioni, il quadro dunque che appare ben documentato dalla Relazione ministeriale sembra tutt’altro che presentare, in generale, motivi di ostacolo all’IVG!
In effetti, alla luce di questi dati, non si comprende la preoccupazione dei “Medici del mondo” che, evidentemente, mossi da un principio più ideologico che di reale interesse medico, esasperano e stravolgono gli stessi contenuti della legge 194, ritenendola falsamente un documento di beneplacito assoluto all’aborto volontario, senza condizioni o impedimenti di sorta, tanto da ritenere che ne sancisca il diritto. Anche la sola attesa di 7 giorni tra il rilascio della certificazione e l’effettuazione dell’intervento, previsto dall’art. 5, per loro risulterebbe un’attesa forzata!
L’interruzione volontaria di gravidanza, intervento attivo chimico (farmacologico) o chirurgico finalizzato all’eliminazione di un essere umano già presente e vitale nell’utero materno, viene rivendicato come un mero atto medico, ammesso nei LEA, che pertanto debba essere sempre e tempestivamente assolto dai Servizi della Sanità pubblica, evitando al massimo l’ospedalizzazione ma in sicurezza (?), nella sede più vicina alla donna che ne fa richiesta! In sostanza, questa è la visione che sottende il notevole impegno dei “Medici del mondo” per favorire al massimo l’aborto volontario e nella forma più “privata” – e meno sicura, diremmo noi. Una visione che evidentemente presenta un grave scotoma ideologico di fondo: l’assenza della percezione del bambino nelle sue prime settimane di vita nell’utero materno, del riconoscimento della sua “dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana” (dal Preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), meritevole perciò di rispetto assoluto!
Così pensando ed operando, ostentando i cartelli con la scritta: “Obiettore cambia lavoro!”, i nostri cari colleghi “del mondo” gettano alle ortiche il nostro comune – così dovrebbe essere – Giuramento di Ippocrate! Non solo, diventano fautori, loro malgrado, della crisi demografica più grave di questo tempo, per la nostra nazione in particolar modo!

Dr. Alberto Virgolino – Presidente AIGOC
Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it