Aborto, peccato, perdono.L’esperienza del confessore,don Andrea Tosca

Alcuni dati e precisazioni in merito alla legge 194/78 e alle cifre dell’aborto (https://www.vitavarese.org/come-si-interrompe-una-gravidanza/)

A) L’aborto (o interruzione volontaria di gravidanza) è regolato in Italia dalla legge 194, che risale al 1978,confermata dal referendum del 1981. La campagna per l’approvazione della legge sull’aborto fu portata avanti dal Partito radicale, con gli esponenti Marco Pannella e Emma Bonino. La legge, pur sottolineando che l’interruzione volontaria della gravidanza non è un mezzo di controllo delle nascite, prevede la libertà di abortire entro i primi 90 giorni dal concepimento (12 Immagine2.pngsettimane + 3 giorni), su richiesta della madre. È prevista inoltre la possibilità di interruzione della gravidanza fino alle 22 settimane nel caso ci siano gravi malformazioni nel feto, tali da causare danni psicologici alla gestante, oppure in caso di grave pericolo di vita per la donna.

B) Quando la donna decide di fare richiesta di interruzione della gravidanza, si rivolge ad un consultorio pubblico o ad una struttura socio-sanitaria regionale, ove viene rilasciata una certificazione firmata dal medico e dalla donna stessa, con la quale si richiede l’esecuzione della procedura. Da quel momento la legge prevede che debbano passare 7 giorni almeno prima della procedura durante i quali la donna abbia la possibilità di recedere dalla decisione, per un eventuale ripensamento.

Pillola abortiva RU 486 (entro 49 giorni)

La RU 486 combina l’azione del Mifepristone con il Misoprostol (PGE1) al dosaggio di 400-600 mcg. Il suo utilizzo prevede l’assunzione di due compresse: con la prima, il Mifepristone, assunta per via orale, si determina un blocco delle modifiche dell’endometrio uterino necessarie per il nutrimento dell’embrione, tra cui primariamente la chiusura dei vasi sanguigni, provocando  l’interruzione della gravidanza. Con la seconda compressa, il Misoprostol,  che si assume 24-48 ore dopo per via orale o vaginale vengono stimolate le contrazioni uterine che portano all’espulsione dell’embrione (60-65%).

La RU 486, quando assunta nei tempi e nelle modalità corrette, ha un’efficacia abortiva del 96,9 – 98,7 % e può essere assunta entro il 49° giorno di gravidanza accertata: si tratta quindi di un farmaco abortivo. In Italia il suo utilizzo prevede ancora, in alcune regioni, il ricovero ospedaliero, perché  la donna sia monitorata a Holly Patterson.jpegproposito dei suoi effetti collaterali, poiché possono verificarsi dolori addominali e sanguinamenti anche molto abbondanti. L’efficacia del trattamento viene verificata comunque a 14 giorni di distanza attraverso una ecografia; qualora l’espulsione del sacco gestazionale non sia completa, sarà necessaria l’esecuzione di un raschiamento.

 Rischi per la donna

I rischi per la donna sono altissimi, numerosi i casi documentati di morte per sepsi. 1 caso ogni 100.000 utilizzatrici, dieci volte più alto del rischio dell’aborto chirurgico.Triste la storia della giovane e bellissima Holly Patterson, deceduta proprio in seguito all’assunzione della RU 486, a soli 18 anni.

Aggiornamento sui numeri reali degli aborti

Osservatorio Permanente sull’Aborto:intervista al Presidente,Prof. Rocchi Dal 1978 al 2022 (ultimo anno con dati ufficiali disponibili), le cifre ufficiali dicono che gli aborti legali sono stati 5.987.323. Nel il 2022  si registrano di 64.703 aborti volontari, pari a circa il 13% delle gravidanze. Sono di per sè numeri molto alti. Bisogna poi considerare da un lato che il fenomeno dell’aborto clandestino è ancora presente, sempre più sotto la forma di aborto fai-da-te, dall’altro l’assunzione di farmaci destinati ad altri scopi che possono indurlo o addirittura acquistando online la pillola abortiva. Sono pratiche ovviamente illegali e molto pericolose per la salute delle donne. Negli ultimi 15 anni, inoltre, dopo la loro autorizzazione, si sono molto diffuse le cosiddette pillole del giorno dopo o “dei cinque giorni dopo”: questi farmaci, se il concepimento è già avvenuto, impediscono l’annidamento dell’embrione nell’utero e impediscono così la prosecuzione della gravidanza. In questo caso possiamo parlare di “criptoaborti”, aborti nascosti.

L’esperienza del confessore, don Andrea Tosca, in merito all’aborto e al peccato, nell’intervista a Radio Maria, che si può ascoltare a questo link.

1) perché l’aborto è considerato un peccato?

Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, l’aborto è considerato un peccato grave perché viola il comandamento “Non uccidere” e il diritto fondamentale alla vita di ogni essere umano. La Chiesa insegna che la vita è un dono di Dio, e quindi deve essere rispettata e protetta dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Ogni essere umano, sin dal concepimento, possiede una dignità intrinseca come persona e un’anima voluta da Dio, il che rende ogni vita sacra e inviolabile.

Il Catechismo afferma che l’aborto “costituisce un disordine morale grave” (CCC 2271) e lo definisce “un crimine abominevole” (CCC 2271). Ogni azione volontaria che intende provocare l’interruzione della vita prenatale viene dunque considerata un peccato mortale, perché si tratta della soppressione intenzionale di una vita innocente. La Chiesa, inoltre, sostiene che la società e le sue leggi dovrebbero proteggere i più vulnerabili, compresi i non nati, riflettendo il valore assoluto della vita umana.

Tuttavia, il Catechismo riconosce anche la sofferenza e il dolore che possono accompagnare le persone coinvolte in situazioni di aborto. La Chiesa invita al pentimento e offre il perdono attraverso il sacramento della riconciliazione per coloro che si pentono sinceramente e desiderano essere riconciliati con Dio.

2) quali documenti del Magistero contengono la condanna dell’aborto?

La condanna dell’aborto nel magistero della Chiesa Cattolica è sostenuta da diversi documenti fondamentali, tra cui:

A) Didaché (I secolo): Uno dei più antichi testi cristiani, la Didaché afferma chiaramente il divieto dell’aborto, riflettendo la tradizione della Chiesa primitiva nel condannare ogni forma di soppressione della vita prenatale.

B) Evangelium Vitae (1995): Enciclica di Papa Giovanni Paolo II, che rappresenta uno dei documenti più significativi e completi sul tema della vita. In essa, Giovanni Paolo II riafferma la sacralità della vita umana dal concepimento e condanna l’aborto come un “delitto abominevole” (EV, 58). L’enciclica ribadisce il valore assoluto della vita e l’importanza di difendere i più deboli, inclusi i non nati.

C) Gaudium et Spes (1965): La costituzione pastorale del Concilio Vaticano II menziona l’aborto tra i “delitti contro la vita” (GS, 51), ribadendo l’insegnamento della Chiesa a tutela della vita umana e condannando con forza ogni attentato alla vita dal suo inizio fino al termine naturale.

D) Humanae Vitae (1968): Nell’enciclica di Papa Paolo VI si condanna l’aborto come una violazione della dignità della vita umana, sottolineando l’importanza di rispettare l’ordine naturale della procreazione (HV, 14).

E) Catechismo della Chiesa Cattolica (1992): Il Catechismo dedica vari paragrafi all’aborto, in particolare ai paragrafi 2270-2275, dove si riafferma che la vita deve essere protetta sin dal concepimento e che l’aborto è un grave disordine morale e un peccato contro il comandamento “Non uccidere”.

F) Donum Vitae (1987) e Dignitas Personae (2008): Istruzioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, che trattano la bioetica e i temi relativi all’inizio della vita umana. Entrambi i documenti condannano l’aborto e le pratiche che non rispettano la dignità dell’essere umano dal concepimento.

G) Familiaris Consortio (1981): Nell’esortazione apostolica, Giovanni Paolo II condanna l’aborto e invita la società a promuovere una cultura della vita e della famiglia, considerata il “santuario della vita”.

Questi documenti fanno parte dell’insegnamento costante della Chiesa, esprimendo una visione chiara e unitaria sul valore e la dignità della vita umana e sulla necessità di proteggerla da ogni minaccia.

3) ci sono eccezioni in merito, casi particolari nei quali l’aborto sia considerato lecito?

Secondo l’insegnamento della Chiesa Cattolica, non esistono eccezioni morali che giustifichino l’aborto diretto, cioè l’atto intenzionale di sopprimere una vita umana innocente dal concepimento. La Chiesa considera ogni vita umana come sacra e inviolabile e, pertanto, anche nei casi difficili o drammatici, come gravidanze derivanti da violenza, malattie gravi del feto o pericolo di vita per la madre, l’aborto diretto non è ritenuto moralmente accettabile.

Tuttavia, esiste una distinzione importante in situazioni dove si devono salvaguardare sia la vita della madre che quella del bambino. La Chiesa riconosce il principio del duplice effetto, che può applicarsi in alcune circostanze. Secondo questo principio, se un atto medico ha lo scopo primario di curare una patologia della madre (come rimuovere un tumore uterino o trattare un’infezione), ma ha come effetto secondario non intenzionale la perdita della vita del feto, questo può essere moralmente accettabile. In questi casi, la morte del bambino non è voluta né cercata direttamente, ma è una conseguenza indiretta e inevitabile del trattamento necessario per la madre.

La posizione della Chiesa, quindi, si basa sul fatto che non è mai lecito fare il male – in questo caso, sopprimere intenzionalmente una vita – anche per ottenere un bene. Al contrario, nelle situazioni critiche, si cerca di proteggere entrambe le vite, facendo tutto il possibile per salvaguardare sia la madre sia il bambino, riconoscendo il valore intrinseco di ogni vita.

4) si può ottenere il perdono dal peccato di aborto?

Sì, secondo la fede cattolica, è possibile ottenere il perdono per il peccato di aborto. La Chiesa considera l’aborto un peccato grave, ma anche questo peccato, come tutti gli altri, può essere perdonato se c’è pentimento sincero e si chiede il perdono attraverso il sacramento della riconciliazione.

Tradizionalmente, l’aborto comportava una scomunica latae sententiae, ovvero automatica, che richiedeva l’intervento di un vescovo per revocare la scomunica e concedere l’assoluzione. Tuttavia, Papa Francesco, nella sua lettera apostolica Misericordia et Misera del 2016, ha concesso a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere il peccato di aborto in modo permanente, riconoscendo che molte persone si avvicinano alla confessione con sincero dolore e il desiderio di riconciliarsi con Dio.

La Chiesa, inoltre, non si limita a offrire il perdono, ma incoraggia chi ha vissuto quest’esperienza a trovare guarigione spirituale ed emotiva, spesso attraverso percorsi di accompagnamento, come quelli promossi da gruppi e associazioni cattoliche dedicate alla pastorale post-aborto. Questi percorsi mirano a ristabilire la pace interiore e a sperimentare la misericordia di Dio in modo pieno e duraturo.

5) qual è l’esperienza del confessore?

Nella mia esperienza, ho incontrato il dramma di questo peccato e ho visto padri e madri che, in confessione, hanno trovato il coraggio di liberarsi dal peso di questa colpa. Con molta fatica, tra lacrime e rimorsi, spesso dopo numerose confessioni in cui non erano riusciti a dirlo, hanno finalmente trovato la forza per confessare l’aborto.

La grazia sacramentale della confessione può operare pienamente solo se il penitente rivela tutta la verità di ciò che ha compiuto. Questo significa, anche a livello psicologico, riconoscere e accettare la gravità del proprio atto, ma soprattutto trovare la forza di chiedere aiuto a Dio, l’unico che può salvarci dai nostri peccati.

Quando mi sono trovato ad assistere una persona vicina a una madre tentata di abortire, su consiglio dei medici che prevedevano malformazioni per il bambino, ho cercato di dissuaderla con tutta la determinazione possibile. Ho parlato di “omicidio” e di “delitto contro la vita”. Questa persona, che già intuiva l’importanza di opporsi all’aborto, è stata confortata dal mio consiglio e mi ha assicurato che avrebbe fatto il possibile per aiutare la madre a non procedere.

Ho anche spiegato che l’aborto getta spesso la donna in una spirale di dolore e depressione. Purtroppo, ho potuto constatarlo con alcune donne che ho seguito, sia dopo aborti spontanei che dopo quelli volontari.

A un padre, che aveva compiuto questa scelta di comune accordo con la moglie, ho suggerito con delicatezza di fare qualcosa in più oltre alla confessione: ho consigliato di dare un nome al bambino e di far celebrare tre Sante Messe per lui. Ho proposto questa “procedura” anche a una persona della mia famiglia che aveva subito due aborti spontanei; la madre ha voluto dare un nome ai suoi figli e li ha “battezzati nello Spirito” con un battesimo di desiderio.

Come sacerdote, ho poi invocato il Preziosissimo Sangue di Gesù su questi bambini e abbiamo chiesto alla Beata Vergine Maria di “prenderli in braccio” e di far sentire loro il suo amore materno. Invito anche a far celebrare Messe per questi bambini nelle date della loro morte o del loro onomastico.

Questi gesti sono espressione della “Comunione dei Santi” che professiamo ogni domenica nel Credo. Credo che i bambini abortiti, come piccoli angeli e martiri innocenti, intercedano per noi.

Spero che queste parole possano incoraggiare alla confessione sacramentale quanti, donne, uomini, medici, portano dentro il peso di questa colpa e vivono nel tormento. Cristo è l’unico che può salvare l’uomo dal peccato, anche il più terribile, trasformandoci in difensori della Vita. Nella storia della Chiesa è successo tante volte, come per San Paolo, che da persecutore dei cristiani si è convertito diventando un apostolo del Signore.

 

Per Pro-life insieme

Don Andrea Tosca

L’articolo qui riportato è la trascrizione del colloquio con don Andrea Tosca nella trasmissione a Radio Maria del 18/11 e si può ascoltare qui.

https://radiomaria.it/puntata/tavolo-pro-life-18-11-2024/