https://voxeurop.eu/it/aborto-italia-dati-meloni/
Gent.mo Direttore,
ho trovato ricco di molti spunti l’articolo https://voxeurop.eu/it/aborto-italia-dati-meloni/
Aborto in Italia: “Il governo ha la capacità di combinare neofascismo e neoliberalismo”
Margherita Gobbo scrive: il procurato “aborto non è concepito come un diritto di libera scelta, ma come una misura sanitaria volta alla tutela della vita umana”: in realtà il procurato aborto potrebbe forse in rari casi di estrema urgenza (molto forse; art.7 comma 2 della 194/1978) tutelare la vita umana della madre, ma distrugge sempre e comunque la vita del bambino.
Riguardo alla libertà di scelta il primo criterio consiste nel giudicare se un’azione sia morale oppure immorale, buona o cattiva, lecita oppure illecita.
Nel caso del procurato aborto chi parla di “libertà di scelta” mette il carro davanti ai buoi, sovverte l’ordine logico del giudizio. Soltanto quando un’azione è morale, buona, lecita subentra la “libertà di scelta”: soltanto se sono libero da altri doveri, posso scegliere se leggere un libro oppure se fare una passeggiata.
Non esiste la “libertà di scelta” di ammazzare, di violentare, di rubare, di gettare un’automobile a folle velocità. Quindi non esiste neppure “libertà di scelta” di chichessia nei confronti del bambino concepito e nascituro.
La libertà di scelta prevede inoltre che la madre, che pensi al procurato aborto come alla soluzione dei suoi problemi contingenti, riceva adeguata informazione per formulare il suo consenso informato previsto da qualsiasi legge per qualsiasi procedura chirurgica o medica di rilievo. Margherita Gobbo parla di disinformazione scientifica, che certamente è presente nelle affermazioni degli abortisti, i quali non soltanto occultano la natura umana del bambino concepito, bensì nascondono la crudeltà del procurato aborto (bambino fatto a pezzi, o spappolato per aspirazione, o ustionato a morte con soluzioni saline per aborto chirurgico; espulso a forza e quindi fatto soffocare per aborto chimico) e le conseguenze prossime o differite per la madre. Mentre si appresta ad uccidere suo figlio, la madre avrebbe il diritto di ricevere ampie informazioni anche riguardo agli effetti avversi che il procurato aborto può avere sul suo corpo e sulla sua psiche nell’immediato e a distanza di tempo: emorragie, danni anatomici a carico dell’utero, successivi aborti spontanei e parti pretermine, malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze ectopiche, ansia e depressione, rimpianto, disturbo post-traumatico da stress, etc. Ma probabilmente i fautori del libero aborto non sono sufficientemente informati, oppure hanno interesse ad diffondere disinformazione scientifica.
Gli abortisti diranno che il concepito non è vita, non è vita umana, e robe del genere. Ma allora, quando viene praticata la fecondazione artificiale, che cosa si trasferisce nell’utero della donna? Una non-vita? Un non-essere-umano? Ma se fosse possibile impiantare in utero una entità diversa da quella umana, per esempio la blastocisti di una gatta, nascerebbe infine un gattino! Inoltre l’art.7 comma 3 della 194/1978 stabilisce che “Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l’interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a) dell’articolo 6 e il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto”. Il Lettore può giudicare se in questo comma 3 vi sia o meno logica o ipocrisia. A me almeno una affermazione del genere suona come dire: “Se cerchi di ammazzare una persona, ma questa per caso sopravvive, allora portati dietro il kit di rianimazione”.
Quanto ai costi economici il procurato aborto incide enormemente sul bilancio del Sistema Sanitario Nazionale: i fondi erogati dalla Regione Piemonte, conformemente all’art.2 della 194/1978,per ridurre il ricorso al procurato aborto sono spiccioli in paragone ai milioni di euro dissipati, sprecati, bruciati in questa industria della morte. Dalla quale peraltro alcuni, che la sostengono e la praticano, traggono cospicui interessi di denaro, di evidenza mediatica, di carriera.
Riguardo ai consultori Margherita Gobbo scrive che sarebbe in atto una “depoliticizzazione di queste strutture”: implicitamente quindi ammette che i consultori sono stati finora centri profondamente intrisi di ideologie avverse alla vita. Anche i consultori risultano una voragine di fondi del Sistema Sanitario Nazionale probabilmente dissipati in strutture e in personale, la cui concreta utilità per la salute delle persone è tutta da valutare. Le vere esigenze delle persone si riflettono in particolare sugli ospedali e sui policlinici, altrimenti non leggeremmo continuamente notizie di pronto-soccorsi oberati ed intasati. Avete mai letto o sentito dire di un consultorio oberato ed intasato?
Quando esercitavo quale pediatra in Ospedale e un neonato presentava un piccolo o grande problema, capitava talora che qualche madre facesse obiezione irritata e dicesse “Ma al consultorio mi avevano detto…”, e se reiterava tali obiezioni irritate ribadendo “Ma al consultorio mi avevano detto…”, dopo l’ennesima spiegazione ero costretto infine ad aggiungere: “Se ogni neonato avesse un decorso perfetto ed idilliaco, non si partorirebbe in ospedale, bensì nel consultorio.”
Dott.Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme
www.prolifeinsieme.it