Egregio Direttore,
Scrivo a commento dell’articolo https://www.secoloditalia.it/2025/12/strasburgo-pensa-alla-crisi-demografica-no-ma-vuol-far-pagare-ai-cittadini-i-viaggi-per-abortire-in-altri-stati-ue/
Strasburgo pensa alla crisi demografica? No, ma vuol far pagare ai cittadini i viaggi per abortire in altri Stati Ue
Giovanna Ianniello ha espresso concetti perfettamente condivisibili. La UE incentivando un inesistente diritto al procurato aborto (è una modalità woke definirlo “interruzione di gravidanza”) cospira ancora una volta contro l’interesse vitale dei Popoli Europei.
Chesterton, il grande pensatore inglese, profetizzava che si sarebbe arrivati ad un’epoca nella quale pochi eroi avrebbero dovuto sostenere, contro altrui deliri, che l’erba dei prati è verde. Oggi sembra appunto di vivere in quest’epoca di negazione della realtà: gender, woke, procurato aborto come diritto.
Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) era pagano, ma aveva idee molto chiare riguardo a lecito ed illecito. Nel De Legibus (I, 6, 18) scrive: “La legge è la ragione suprema insita nella natura, la quale comanda ciò che si deve fare e proibisce il contrario. Questa stessa ragione, poiché è radicata e perfetta nella mente dell’uomo, è appunto legge”. E nel De Republica (III, 22,33): “Certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si riscontra in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti richiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall’errore. A questa legge non è lecito apportare modifiche né toglierne alcunché né annullarla in blocco, e non possiamo esserne esonerati né dal senato né dal popolo, né si deve far ricorso ai commenti o alle interpretazioni di (un grande giureconsulto quale) Sesto Elio; essa non sarà diversa da Roma ad Atene o dall’oggi al domani, ma come unica, eterna, immutabile legge governerà tutti i popoli ed in ogni tempo, ed un solo Dio sarà comune guida e capo di tutti: quegli cioè che elaborò e sanzionò questa legge; e chi non le obbedirà, fuggirà sé stesso e, per aver rinnegato la stessa natura umana, sconterà le più gravi pene”.
Cicerone ha così magistralmente definito l’origine e le prerogative del Diritto Naturale e la sua indipendenza dal potere politico e dalle sue leggi, sia che queste derivino dal governo (senato) sia che siano conformi al consenso popolare.
Oppure, se vogliamo essere più diretti sul presente argomento: ognuno di noi è stato prima embrione, poi feto. Gli alti papaveri della UE, che votano per loro innominabili interessi, l’erogazione di milioni o miliardi degli Europei per uccidere in utero altri piccoli Europei, dovrebbero rispondere a questa semplice domanda: Vorresti che tua madre potesse decidere in modo autoreferenziale se permetterti di nascere oppure buttarti nella spazzatura con l’aborto? Vorresti essere spezzettato da un aborto chirurgico? O preferiresti essere espulso dall’utero per mezzo di un aborto chimico e morire soffocato e dissanguato?
Un precetto molto semplice è: Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, ciò che ti farebbe orrore provare sulla tua stessa pelle.
La logica invece si erge sul terreno solido della analogia tra le pur limitate capacità intellettive dell’uomo e la grandezza infinita del Logos, ed è comune agli esseri umani di entrambi i sessi, ai pagani ed ai Cristiani.
L’affermazione il nascituro si considera come già nato, tutte le volte che si tratti del suo interesse (nasciturus pro iam nato habetur quotiens de eius commodo agitur) è del giureconsulto pagano Giulio Paolo. Il primario, fondamentale interesse del bambino concepito è infatti nascere e poter vivere.
Non c’è bisogno di essere Cristiani per capire il valore della vita concepita in utero. Almeno dal primo secolo a. C. in caso di controversie legali o di altre necessità il pretore nominava un curator ventris a tutela del nascituro (qui in utero est), della donna, ma anche della res publica. Questo istituto veniva poi ripreso da Giustiniano nel Digesto (Dig. 26, 27, 42).
Ancor prima Aulo Gellio (circa 125-180 d.C.), parimenti pagano, deplora l’insensatezza e le pratiche fraudolente, per mezzo delle quali talune donne si provocano l’aborto: “è degno del pubblico disprezzo e del generale orrore uccidere l’uomo nei primordi della vita, mentre si forma, mentre si anima, tra le mani della natura artefice” (Noctes Atticae XII 1, 8-9).
La Lex Ripuaria, redatta in Colonia attorno al 630 d.C., stimava così tanto la donna recante nel suo grembo un bambino da stabilire che la pena per l’uccisione di una donna in stato interessante fosse inferiore soltanto a quella comminata a chi uccidesse un vescovo, ed era maggiore di quella per l’uccisione della donna in quanto tale.
Gli antichi non disponevano dell’ecografia per visualizzare il bambino nell’utero, ma usavano logica, buon senso, umanità. E ciascuna donna, allora come oggi, avvertendo la nuova vita sbocciata nel suo grembo materno, naturalmente si esprime: “Aspetto un bambino”. Nessuna mai direbbe: “Il mio utero è occupato da un grumo di cellule” o idiozie simili. E, sentendo il bambino scalciare, ciascuna donna, allora come oggi, avverte la prepotente vitalità dell’inquilino.
Non è certo la maggioranza che possa stabilire ciò che è bene e ciò che è male quando si tratta di diritti naturali di ciascun essere umano.
Per salvaguardare la vita di tutti cioè di ciascun essere umano, le Leggi dovrebbero essere conformi al Diritto Naturale, anziché essere la codifica degli interessi di enormi capitali, che a livello mondiale manovrano governi come burattini, compreso il parlamento UE.
Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme
www.prolifeinsieme.it
