Il dott. Alberto Virgolino, Presidente dell’associazione italiana Ginecologi e Ostetrici cattolici presenta la verità scientifica sull’aborto farmacologico.
Replica a LEFT. Quante bugie della destra sull’aborto farmacologico. Anna Pompili. 6 marzo 2025
https://left.it/2025/03/06/quante-bugie-della-destra-sullaborto-farmacologico/
Premesso che la salvaguardia della salute delle donne e, possibilmente della tutela della vita nascente, non debbano avere sostenitori di parte, né ideologica e tantomeno politica, vorrei invitare la redattrice dell’articolo a confrontare le sue idee con i dati pubblicati nell’ultima Relazione del Ministero della Salute al Parlamento Italiano riferiti all’anno 2022.
La tabella 3.15 a pagina 60 della Relazione riporta le complicanze immediate da IVG e già in essa si pone in evidenza quanto il “mancato/incompleto aborto seguito da intervento chirurgico” abbia avuto un’incidenza del’1,21% rispetto agli interventi chirurgici di raschiamento (0,38%) e di isterosuzione (0,14%). Dunque, questa complicanza risulta essere stata superiore rispettivamente 3,1 e 8,6 volte di più nell’IVG farmacologica.
Della tabella 27- IVG e complicanze 2022, annessa alla stessa Relazione, riportiamo i dati nella seguente:
E’ facile rilevare quanto il numero tutte le complicanze riportate, tranne le infezioni, sia sempre superiore nella colonna delle IVG con RU486+Prostaglandine. E presumibilmente sarebbero state molto più numerose se il dato NON RILEVATO (più alto nelle farmacologiche rispetto alle altre IVG) fosse stato compiutamente riportato.
Un’altra tabella della Relazione, la N.26 – IVG e durata della degenza 2022, può aiutare a comprendere quanto le IVG farmacologiche abbiano necessità maggiore di ricovero ordinario a causa delle complicazioni rispetto alle IVG chirurgiche. Anche qui il dato NON RILEVATO appare significativo (per 3.262 IVG) e aumentato di 3,56 volte rispetto a quello dell’anno 2021!
Questo è quanto oggettivamente rilevabile dai dati ufficiali nazionali. E i report della letteratura scientifica internazionale confermano in modo ancora più evidente la prevalenza netta delle complicanze nell’aborto farmacologico rispetto al chirurgico. Cosa questa, che fa nascere il sospetto che non tutto viene riportato nelle schede di raccolta dei dati per le IVG farmacologiche (del resto il numero maggiore di NON RILEVATO lo potrebbe far pensare).
Le emorragie gravi ad esempio, quelle con perdite di sangue superiore ai mille cc. che necessitano di trasfusioni, sono state 15 volte più frequenti dopo IVG farmacologiche (1/3000 vs 1/200 chirurgiche). Le infezioni pelviche: 1/480 dopo IVG chirurgiche, 1/1500 dopo IVG farmacologiche, 3 volte di più (Mulligan e Messenger, 2011).
Nel report della Multinazionale Marie Stops Australia (non antiabortista) del 2020 vengono considerate le complicanze di tutte le IVG, e la loro incidenza è stata del 6,37%; di queste lo 0,89% erano conseguenti ad aborti chirurgici, e il 5,6% ad aborti farmacologici!
La mortalità conseguente ad IVG farmacologica è stata sempre evidenziata nella letteratura internazionale. Nel N.E.J. Medicine del 2005, Michael Greene valutò l’incidenza della mortalità per IVG chirurgica pari allo 0,1/100.000, mentre quella per IVG farmacologica era di 1/100.000, cioè 10 volte superiore! Questo maggiore rischio di mortalità materna si può attribuire a situazioni particolari conseguenti all’assunzione della RU486 e della Prostaglandina che non si verificano, o sono molto rare nell’intervento chirurgico abortivo: 1) le perdite ematiche notevoli e prolungate nei giorni, causa di shock emorragico; 2) l’infezione da Clostridium Sordelli per la ritenzione dell’embrione e degli annessi della gravidanza nell’utero, causa dello shock settico.
Anche nelle statistiche italiane sulla mortalità dopo IVG è stata riscontrata una incidenza dello 0,084/100.000 per l’aborto chirurgico e lo 0,90/100.000 per quello farmacologico (10,7 volte superiore!) (vedi C.S. AIGOC n. 5 del 28.08.2020).
Per tutte queste evidenze, e non per pregiudizi ideologici o confessionali, è davvero irragionevole promuovere l’aborto farmacologico nella sua forma più disinvolta, a domicilio! Non possono gli interessi economici di risparmio (ammesso che ce ne siano, considerati i ricoveri post-IVG farmacologica) per la Sanità pubblica giustificare una pratica abortiva che resta comunque dolorosa, nella solitudine, e sicuramente più rischiosa per la donna, specie se al di fuori di un regime di stretta sorveglianza sanitaria.
Si comprende palesemente la finalità che sottende questo enfatizzato favore verso una simile modalità di aborto volontario: banalizzare al massimo la procedura (“due pillole e risolvi il problema”) per arrivare ad anestetizzare la coscienza della donna di fronte ad una scelta così vitale per la sua vita, quale quella di essere madre.
Dr. Alberto Virgolino –
Presidente A.I.G.O.C.
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it