Egregio Direttore,
nel chiederle di pubblicare il pensiero del Comitato “Pro Life Insieme” in risposta all’articolo della Nazione del 12/10/2024 intitolato “5000 aborti in 4 anni: casi in aumento, la metà con la pillola” https://luce.lanazione.it/attualita/cinquemila-aborti-quattro-anni-firenze-m678gj52
vorrei partire dalle parole del dott. Alberto Mattei, direttore del dipartimento materno infantile dell’Asl Toscana centro: “(Le donne che abortiscono) ancora provano un senso di vergogna”.
Leggendo questa frase mi sento in sintonia con queste donne, perché il senso di vergogna unisce tutte noi donne su un tema così devastante come quello dell’aborto.
La soluzione non è nell’incremento di tecniche abortive
Mentre noi donne ci sentiamo spesso vittime delle nostre stesse scelte, la società si limita a proporci delle statistiche sulle diverse modalità di interruzione volontaria di gravidanza.
In Toscana negli ultimi 4 anni si è registrato un trend in crescita degli aborti, ma sembra si voglia enfatizzare la positività dell’incremento dell’aborto farmacologico con la pillola RU-486 rispetto a quello chirurgico, come se ciò di fatto fosse un vero vantaggio per le donne.
Premettendo che il risultato dell’aborto farmacologico e chirurgico è lo stesso, ovvero una vita umana soppressa, quelle di noi che si ergono a paladine della “sicurezza” dovrebbero quanto meno considerare la più alta pericolosità del metodo farmacologico.
Invece si tende sempre a sottolineare il fatto di poterlo praticare anche a casa, creando una falsa idea di libertà e sicurezza.
Infatti con la Circolare del Ministero della Salute del 12/08/2020 e la contemporanea determina AIFA n.865 viene di fatto rimosso l’obbligo di ricovero ospedaliero per la pillola RU-486.
La RU486 è molto pericolosa per la salute psicofisica delle donne
Una delle fonti più affidabili a livello scientifico come il New England Journal of Medicine calcola con la pillola abortiva un rischio di morte 10 volte più alto dovuto a infezioni ed emorragie.
Per non parlare dell’impatto psicologico per la donna che rischia di essere sola a casa ad attendere il lento processo di morte dell’embrione e la sua completa espulsione, processo che può durare giorni.
Si vedano in merito il lavoro di sintesi della dott.ssa Simona Berardi reperibile al seguente link: https://www.apg23.org/downloads/files/La%20vita/Maternit%C3%A0%20Difficile/RU486.pdf
e soprattutto i recenti rapporti dell’Osservatorio permanente sull’aborto: https://osservatorioaborto.it/i-costi-della-legge-sullaborto-e-gli-effetti-sulla-salute-delle-donne/
Vorrei quindi concludere con due precisazioni. La prima riguarda un punto fondamentale nel vostro articolo, quando si dice che i “PROVITA” sono stati introdotti nei consultori familiari con l’emendamento al decreto PNRR approvato il 15 aprile 2024. In realtà è stata semplicemente ribadita la possibilità di accesso a tutte le ASSOCIAZIONI DI AIUTO ALLA VITA, come previsto dall’art. 5 della stessa legge 194 del 1978. Pertanto non si tratta di una novità ma semplicemente della corretta applicazione della legge.
Le situazioni “fuori-legge” andrebbero invece ricercate e denunciate nei consultori ove questa alternativa di vita fosse negata alla donna che si troverebbe quasi “costretta” a questa unica scelta possibile.
Il Papa, l’aborto omicidio e i medici sicari
La seconda precisazione riguarda Papa Francesco che ha definito “sicari” i medici abortisti, in conformità con la dottrina del Magistero della Chiesa, basta leggere l’enciclica del 1995 “Evangelium Vitae” di San Giovanni Paolo II. Le parole del Pontefice non dovrebbero essere strumentalizzate dalla stampa per incitare implicitamente una sorta di odio verso il Clero e i medici obiettori di coscienza, piuttosto dovrebbe divenire occasione per interrogarsi e ricordare il valore della vita.Il Papa: “l’aborto è un omicidio!” Noi donne siamo d’accordo
Le conseguenze di questa strumentalizzazione mediatica le troviamo invece purtroppo nelle urla e nelle scritte di odio e violenza verso i medici obiettori e verso la Chiesa, che emergono in maniera preponderante e con sempre maggiore frequenza nelle varie manifestazioni dei movimenti che si definiscono “femministi”. Il recente episodio a Torino, dove il convegno di Federvita il 12 aprile è stato pesantemente attaccato, ha fatto registrare un apice di intimidazione e repressione della libertà di espressione.“ Per una vera tutela sociale della maternità “. Comunicato stampa
Quanto vorrei che noi donne ci unissimo tutte per difendere davvero la nostra libertà , che non può mai prescindere dalla verità di noi stesse! Dobbiamo staccarci dall’ideologia politica dominante che mette noi mamme contro i nostri bambini, perché questa contrapposizione non ci rende libere ma ci costringe ad una scelta a senso unico.
Chi dice che dobbiamo per forza scegliere tra mamma e bimbo?
Chi dice che non possiamo aiutarli entrambi?
Manuela Ferraro
Poggibonsi
per Comitato “Pro Life Insieme”