Spettabile Redazione,
scrivo in risposta all’articolo uscito su Cosenza Channel “Aborto, nell’ Ospedale di Cosenza c ‘è un solo bagno…” in cui viene raccontato il caso di una giovane donna che accusa la violazione del diritto alla riservatezza per aver condiviso lo stesso bagno con altre donne nella fase di espulsione in seguito all’assunzione della pillola abortiva.
L’articolo denuncia il fatto che la Regione Calabria è in ritardo con l’ uso della RU486, e non prevede la possibilità del Day hospital, nè della distribuzione della suddetta pillola nei consultori. Ammette pero’, nella premessa, che” …si tratta di un momento delicato e sofferto che viene gestito con approssimazione e senza garantire il rispetto dovuto…”
La legge 194 non è mezzo per il controllo delle nascite
Ricordiamo, che la L.194, la quale ha introdotto “L’ Istituto dell’ aborto” 46 anni fa ” …non è il mezzo per il controllo delle nascite…”, che “… lo Stato ,le Regioni e gli Enti Locali… promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari ” primariamente per evitare che ciò avvenga. E che all’ art.2 tratta delle funzioni dei Consultori e di doveri di questi ultimi verso la donna in stato di gravidanza: informarla sui suoi diritti, suggerire agli Enti Locali soluzioni, laddove ci siano problemi, contribuire a far superare le cause che possano far pensare a una IVG.
A questo punto, credo sia doveroso interrogarsi sull’ avvenuto rispetto di tutte le clausole. Gli Enti Locali e la Regione hanno attuato quanto previsto dalla L.194? Nell’ articolo non si trova menzione di tutto questo. Se così fosse, quanti altri diritti della giovane sono stati violati? Non garantendo il rispetto dovuto?
La RU486 elimina un bimbo con il cuore che batte
Successivamente, nel tentativo di ridurre l’ impatto dell’ obiezione di coscienza in risposta agli aborti chirurgici, si è ricorsi con delle Linee Guida nel 2020, all’ introduzione del farmaco RU486 con i risultati che hanno peggiorato ancora di più la situazione, mettendo le donne, come l’ articolo giustamente sottolinea”…in una condizione assurda, svilente e mortificante, come se quella in corso fosse una pratica materiale senza alcuna conseguenza psicologica…”
Purtroppo, però, non si riflette in alcun modo sulla vera causa di ciò, ossia che la pillola abortiva sta causando l’espulsione di una Vita, perché viene omesso che l’ Embrione è già un Piccolo Essere Umano, dotato di tutte le potenzialità che la natura può dargli per sopravvivere ed è già, in quanto tale, psicologicamente e in modo stretto, legato alla sua mamma, la quale, ricordiamolo, inizia a sentirsi ” Madre” già con il test di gravidanza.
Di conseguenza, in una società dove si praticano questi sistemi, ma la Verità viene taciuta, ecco che la Vita finisce per essere espulsa, rigettata come uno scarto qualsiasi. Finchè i diritti del nascituro e della mamma non saranno presi in esame e valutati insieme, potremo solo assistere ad altre simili brutture continuando a sentirci indignati.
Cordialmente
Maria Cariati
Prolife insieme