Aborto e applicazione della legge 194: la “stanza dell’ascolto”

Egregio direttore,
Da alcuni giorni si susseguono articoli (https://www.vanityfair.it/article/torino-ospedale-santanna-aperta-la-stanza-ascolto-dissuadere-donne-abortire; https://radiowow.com/torino-allospedale-santanna-aperta-la-stanza-dellascolto-per-dissuadere-le-donne-che-vogliono-abortire/) sulla recente o imminente apertura di un nuovo servizio di volontariato presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino denominato “Stanza dell’ascolto”, rivolto alle donne incinte che nel percorso decisionale per l’interruzione volontaria di gravidanza vorranno avvalersi anche del contributo del volontariato specializzato nell’aiuto alla “maternità difficile”.

Si tratta in realtà di un coro di voci critiche verso qualcosa che di fatto ancora non sta operando, riducendo tutti questi giudizi negativi ad un unico ingiusto pregiudizio contro il Movimento per la vita, che ha legittimamente stretto una convenzione con l’azienda ospedaliera.

Oltre al nome – chi scrive è il presidente del Centro di aiuto alla vita di Loreto <l’Ascolto> – e l’affiliazione al Movimento per la vita, ci accomuna a questi eventi il fatto che presto qualcosa di simile dovrebbe realizzarsi anche nelle Marche, regione continuamente e più di tutte bersagliata sul fronte dell’interruzione di gravidanza e dell’obiezione di coscienza, in particolare da quando al suo governo c’è Fratelli d’Italia e il Centrodestra.
Questo ci induce ad intervenire nel dibattito affinché l’opinione pubblica conosca anche il punto di vista dei diretti interessati, i volontari dei Centri di aiuto alla vita.

Innanzitutto riteniamo di dover chiarire che il fuoco incrociato contro questo tipo di attività a supporto del servizio pubblico nell’ambito della applicazione della legge 194/78, con tutta evidenza non ha nulla a che fare con la legge medesima.
Infatti chi si oppone al nostro volontariato sa che, sia in generale per tutto il servizio sanitario sia in particolare per l’aborto, la legge prevede sempre la possibilità di stipulare convenzioni con associazioni di volontariato che nei loro statuti perseguano gli stessi scopi di utilità sociale. E infatti non si comprende per quale motivo qualsiasi reparto in ospedale possa avere la sua associazione di volontariato (pensiamo ai reparti oncologici, o agli hospice, o ai centri anti-diabete, etc.) ma i consultori familiari e i reparti di ostetricia, dove una donna decide se abortire o meno, invece non dovrebbero avere alcuna collaborazione con le organizzazioni di volontariato.

Quindi la polemica non ha nulla a che fare col merito della legge 194/78, semmai si ha l’impressione che si vorrebbe impedire qualsiasi tipo di azione, particolarmente motivata e strutturata come quella del Movimento per la vita, che possa contribuire a far superare le cause che inducono le donne a chiedere di abortire.
Lo stesso discorso vale per l’altra polemica affine e ugualmente sterile (qui l’aggettivo è particolarmente evocativo) sorta sulla questione dei fondi che la Regione Piemonte ha messo a disposizione dei Centri di aiuto alla vita per aiutare le mamme.
Che cosa ci sarebbe di male nell’aiutare quelle donne che lo desiderano ad accogliere il loro bambino? Nulla, anzi c’è un mondo di bene!

E allora basta polemiche sul nulla: se qualche bambino in più nasce anche grazie a servizi come la “Stanza dell’ascolto” o ai contributi regionali gestiti dal volontariato dobbiamo gioirne tutti e tutti apprezzare queste misure che possono aiutare a “guarire la speranza” di tante persone.


Per Pro-life insieme
Dott. Roberto Festa
Presidente CAV Loreto ODV