Aborto, clandestino o legale, il dolore della donna resta per sempre

Gent. Direttore,

leggo sulle pagine del suo giornale la testimonianza di Sally Field, attrice che ho sempre apprezzato per la bravura e la professionalità. Oggi questo articolo mi ha confermato quanto il mondo irreale del cinema sia distante dalla realtà. Saper interpretare magistralmente un personaggio non significa necessariamente riportarne nella propria vita le qualità.

E infatti, mi permetta, essere un’attrice brava e famosa non significa che fuori dal patinato mondo del cinema e delle riviste di gossip si abbia il diritto di approfittarne della propria fama per condizionare l’opinione pubblica, in particolare su delicatissimi temi etici come quello che riguarda l’aborto.

Nell’articolo da lei pubblicato, l’attrice prima racconta della sua traumatica esperienza personale,

https://lavocedinewyork.com/news/2024/10/08/sally-field-denuncia-laborto-illegale-a-17-anni-per-spronare-a-votare-harris-walz/

poi lancia l’appello al voto per una candidata alle presidenziali americane che, nella sua campagna elettorale, sta ipotizzando addirittura di legalizzare l’aborto fino al nono mese.

L’esperienza di dolore dell’aborto non dipende dalle modalità con cui si svolge

Dopo aver letto il suo racconto mi sento di poter affermare che, in buona o in cattiva fede, sicuramente spinta da un’esperienza che l’ha segnata profondamente, Sally distorca la visione del problema spostando le cause del suo malessere alla modalità con cui si è svolto l’intervento, che sono certamente state disumane.

Ma forse non pensa che tutto il dolore e il disagio che ancora prova dopo tanti anni non sia dovuto allo scantinato sporco e illegale che si è vista costretta a raggiungere in un altro Stato ma, semmai, forse inconsciamente, l’aver volontariamente causato la morte del proprio bambino. (Aborto,nessuno vuole ascoltare la voce delle donne che soffrono)

Molte donne della sua età, ma anche più anziane di lei, portano nel cuore quel dolore incancellabile di un gesto che, visto con il senno di poi, si sarebbe certamente potuto evitare.

Il problema che ancora oggi viene presentato come un attacco alla libertà di scelta della donna non è come abortire in sicurezza, legalmente, senza nessuno che condanni o si intrometta.

Il vero problema è come riuscire a eliminare l’aborto facendo comprendere alle donne che esiste sempre un’altra soluzione, certamente più impegnativa, ma che consente di riconoscerne nel tempo la bontà della scelta e di non dover vivere in un eterno rimorso.

Perché la vera condanna non viene dai medici obiettori, dalla gente, dalla società indifferente. Viene da dentro, da una coscienza inquieta, da un’anima ferita, e non esistono per una madre che ha tolto la vita al proprio bambino, che avesse nove mesi di gestazione o pochi istanti, una cura che cancelli ciò che ha fatto.

La responsabilità di chi ha visibilità sui media

Fare uso della popolarità acquisita grazie a una professione che permette di essere conosciuti nel mondo, dovrebbe far comprendere l’enorme responsabilità nei confronti specialmente delle nuove generazioni . Utilizzare, poi, la propria esperienza, per condizionare un voto così importante come quello che tra poche settimane si esprimerà in America, è un’ulteriore responsabilità che si assume e della quale un domani potrebbe anche pentirsi.
Come si può sostenere un Presidente che promette in campagna elettorale di sterminare i propri futuri concittadini?  

Per Prolife Insieme

Diana Barigelletti

Vicepresidente e Portavoce

di Democrazia e Sussidiarietà