Egregio Direttore,
Mi consenta di replicare all’articolo https://ecoinformazioni.com/2025/12/22/antiabortisti-in-ospedale-pericolo-per-la-liberta-delle-donne-a-difesa-della-194-intervenga-il-tar/amp/
ANCORA UNA VOLTA SI SENTE PARLARE di “intrusi antiabortisti” e questa volta, dopo l’ospedale Sant’ Anna di Torino, ad essere chiamato in causa è l’ospedale Sant’ Antonio Abate di Cantù, unico ospedale di tutta la provincia di Como in cui viene eseguita l’interruzione volontaria di gravidanza.
Le donne della Cgil, l’Arci, l’ Arcigay e Medicina democratica con la partecipazione della rete Intrecciat3, ha presentato un ricorso al Tar contro tale intrusione che potrebbe mettere a rischio la libertà di scelta delle donne di abortire.
Stride moltissimo che questa richiesta venga fatta a ospedali dedicati a famosissimi santi cattolici: Sant’ Anna e Sant’ Antonio Abate, difensori e paladini del cristianesimo, portati alla gloria degli altari dalla chiesa cattolica che, da sempre, difende la vita nascente.
CHI CONOSCE GLI OBIETTIVI
dei movimenti in difesa della vita può solo restare sconcertato davanti a questa violenza ideologica.
I centri di aiuto alla vita sono stati pensati infatti per offrire assistenza e supporto alle donne che vivono con difficoltà la gravidanza spesso inattesa.
Il loro operato non vuole essere assolutamente occasione di contesa ideologica né di mancato rispetto alle donne.
Perché allora tanto livore contro queste persone?
Per Intolleranza ideologica verso chi ha un pensiero diverso?
Per una cultura della morte che tende ad eliminare tutto quello che potrebbe diventare impedimento ad una realizzazione personale? Per tutto ciò che porta scomodità?
Certamente!
Vi è inoltre in queste persone l’incapacità di “passare all’altro” con empatia, di cercare di capire le ragioni di una scelta così grave.
Le stesse persone sono capaci poi magari di scendere in piazza per manifestare a favore della pace.
Portatori di una incongruenza confusa e pericolosa.
Non si può costruire la pace se non si rispetta la vita, tutta la vita.
Da quella del nascituro a quella del malato, da quella dell’anziano a quella del disabile.
COSA È CHE SPINGE DONNE, associazioni femministe, sindacati a considerare pericolosa la presenza delle associazioni provita negli ospedali?
“Potrebbero minare la libertà delle donne giudicandone l’operato” …questa è la risposta loro.
Mi si permetta una riflessione.
Siamo pronti a tutto per difendere le uova di piccione, gli animali abbandonati, magari femmine gravide.
Ci si spezza il cuore davanti all’immagine di mamma gatta che gira randagia trascinandosi una pancia inequivocabile.
È tutto giusto, è tutto segno di civiltà.
Ma perché allora tutta questa comprensione ci riesce difficile pensarla anche per i bambini e le loro mamme?
Per tutte quelle categorie che non producono ma che inchiodano?
Perché forse portano disordine nell’ordine delle nostre vite?
Perché sono imprevedibilità nelle nostre esistenze programmate?
Perché sono vita che non chiede permesso?
C’è qualcosa che non torna.
Qualcosa sta sfuggendo di mano.
Forse una società che spara su chi difende la vita nascente ma è pronta ad accogliere l’ utero in affitto dovrebbe fermarsi ed interrogarsi con onestà.
Angela D’Alessandro
Prolife insieme
www.prolifeinsieme.it
