Aborto farmacologico senza ricovero: la campagna dell’Associazione Coscioni | Il Fatto Quotidiano – Il Fatto Quotidiano https://share.google/bAX4JdeGpDNOG28Iw
Da donna, da mamma, da chi ha subito una interruzione di gravidanza non volontaria, quando leggo queste affermazioni, riportate anche su testate
autorevoli e lette poi da moltissime persone, inorridisco.
Si sta facendo passare un’informazione sbagliata con una leggerezza decisamente fuori luogo. Si vuole convincere la massa che espellere un feto ( vivo ed ucciso volontariamente) entro la dodicesima settimana sia, non solo “fattibile”, ma anche un diritto irrinunciabile.
L’associazioni Coscioni, guidata da Luca Cappato, che da sempre si erge a paladino di messaggi veicolanti morte, forte dell’aiuto di professionisti i quali non vedono o non vogliono vedere il forte impatto emotivo che una ivg ha su una mamma, ci tengono a far credere che assumere la micidiale “pillola assassina” sia paragonabile all’assunzione di un antinfiammatorio…
Si riempiono la bocca con frasi tipo: all’estero è una procedura normale, le donne devono essere lasciate libere, si può assumere senza particolari rischi …ecc.
Addirittura sostenendo che, se una donna “espelle il feto” ( e già questa affermazione fa rabbrividire) con il sostegno morale di qualche familiare nell’intimità della sua casa, si può sentire più sicura.
Insomma, abortire per queste persone ha la stessa valenza di “defecare” e il bambino viene considerato alla stessa stregua di feci…
Inaccettabile, vergognoso, ripugnante.
Ricordo la volta in cui persi il bambino che aspettavo e dovetti ricorrere all’aborto chirurgico per pulire la cavità uterina in cui ormai non c’erano più segni di vita.
Ricordo la paura, il dolore che mi hanno accompagnata prima, durante e dopo.
Abortire non è togliere un’ernia ma equivale a spezzare una vita e gli operatori che sono coinvolti in questa operazione mortifera devono rendersi conto di dover considerare anche la parte spirituale, che non è possibile ignorare.
Non facciano finta di credere che chi decide di liberarsi di un figlio lo faccia con leggerezza. Questo è sottovalutare le donne togliendo loro la capacità di esprimere sentimenti.
Ormai si sa, e la scienza lo sostiene, che un feto vivo nell’utero, se sollecitato con strumenti chimici o chirurgici, viene ucciso e si sa anche che chi decide in tal senso ne porterà le conseguenze.
Si fa un gran uso della parola “karma” ( che da cattolica io non condivido) anche a sproposito. Allora mi chiedo se i sostenitori del “karma”, di questa legge filosofica universale di causa ed effetto, non vedano segnato, in tale
decisone scellerata, un ritorno di negatività che ne determina il percorso spirituale.
Chissà se questi “profeti del progressismo” riusciranno mai ad avere una visone che vada aldilà di quello per cui lottano. Chissà se intuiranno che quello per cui si stracciano le vesti veicola solo morte e disperazione.
Angela D’Alessandro
Prolife insieme
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