Abortire è difficile? Ostacoli, giudizi? La verità è un’altra

https://forum.alfemminile.com/discussion/6110960/cerco-donne-che-vogliano-condividere-la-propria-esperienza-legata-all-aborto-per-una-ricerca-univer

Ciao a tutte,
mi chiamo Sara e sono una studentessa all’ultimo anno di magistrale nella facoltà di relazioni internazionali di Sciences Po Parigi.

Sto lavorando alla mia tesi di laurea sull’accesso all’aborto in Italia, e in particolare sui problemi e le difficoltà che molte donne incontrano quando cercano di esercitare questo diritto.

Per questo motivo sto cercando donne disponibili a raccontare la propria esperienza in forma anonima, tramite intervista riservata, che potrà avvenire online o in presenza, in base alla vostra preferenza. Le interviste sono assolutamente confidenziali e servono esclusivamente a fini di ricerca accademica.
Nessun nome reale verrà pubblicato, e il contenuto sarà trattato con il massimo rispetto.

Se hai vissuto un’esperienza in cui hai incontrato ostacoli, giudizi o difficoltà nel cercare un’interruzione volontaria di gravidanza, e vuoi aiutarmi a far emergere il valore della tua storia, puoi rispondere direttamente a questo post (anche in privato, se preferisci), oppure inviarmi una mail a sara.calosso@sciencespo.fr

Grazie a chi vorrà aiutarmi!

Ecco il classico esempio di tesi costruita a tavolino, anzi precostituita, con chiari intenti ideologici. Perché invece non studiare quale sia realmente la situazione oggettiva di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza? Se si considera la legge 194 e soprattutto l’esperienza di chi presta servizio in ospedale, oppure in realtà che sono in grado di accogliere la donna, indipendentemente da qualunque pregiudizio, si nota che ben diversa è la situazione in riferimento alle possibilità di abortire.

1) ostacoli

Si può ipotizzare che, quando si parla di ostacoli nel cercare l’interruzione volontaria di gravidanza, ci si riferisca all’obiezione di coscienza e al numero di medici obiettori che hanno deciso di non effettuare aborti, secondo un diritto sancito dalla nostra costituzione. Sul perché dei medici non vogliano interrompere le gravidanze ci si potrebbe anche interrogare: probabilmente fedeli al giuramento di Ippocrate, essi non intendono nuocere ai loro pazienti, che nel caso specifico, sono due: la madre e il figlio.

Ma, dal momento che è importante restare su un piano di oggettività (e non emotività), leggiamo i dati Istat in merito, a pag.14:  https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/08/interruzione-volontaria-gravidanza-Ebook.pdf

Tabella obiezione di coscienza

Facilmente si evince che negli anni la percentuale di medici obiettori è rimasta sostanzialmente costante, mentre il numero delle donne che hanno richiesto il certificato di aborto è notevolmente ridotto. Quindi, reclamare un presunto ostacolo  causato dal numero dei medici obiettori, risulta chiaramente falso. Anche perché nessuno ha mai presentato denuncia in tal senso.

2) giudizi

Per quanto riguarda il sentirsi giudicate, distinguiamo il giudizio tra prima (a) e dopo (b) l’aborto:

a) se una volta chi sopprimeva il figlio prima della,nascita aveva il riserbo di nasconderlo, oggi abbiamo addirittura l’esaltazione al contrario dell’aver abortito: la deputata Sportiello (ma non solo) ne è la conferma vivente. Il cosiddetto “ stigma” è evaporato nel nulla.

L’on. Sportiello e il diritto supremo della donna ad uccidere il figlio

“Abortisco solo perché non voglio un dannato bambino”:Lily Allen

b) qui serve richiamare la testimonianza di chi opera con donne che hanno abortito e non riescono a superare il dolore, dopo anche decenni dall’evento. Volontari, psicologi, sacerdoti, tutti concordano: chi giudica la donna che ha effettuato l’interruzione di gravidanza è la donna stessa. La conferma arriva dagli psicologi che aiutano a cercare di elaborare il lutto; dai sacerdoti che affermano che anche a distanza di 30, 40 anni, le donne continuano a confessare sempre lo stesso peccato, incapaci di perdonare se stesse; dalle volontarie dei Centri Di Aiuto Alla Vita, con un’esperienza ormai più che trentennale e che hanno accostato migliaia di donne. Operando gratuitamente e prestando il proprio tempo ad un servizio di accoglienza, le volontarie raccontano che, chi ha rinunciato al bambino, soffre per sempre, mentre nessuna di quelle che hanno accettato il piccolo, si è mai pentita.

3) difficoltà

Risulta difficile capire cosa si intenda per “difficoltà”. Certamente non si sta parlando dell’ospedale o del consultorio al quale ci si reca per chiedere il certificato, visto che non esiste alcuna denuncia alla magistratura di rifiuto di procedura per aborto. Se ci si riferisce all’ambiente familiare, diciamo che purtroppo spesso sia i genitori che il partner spingono all’aborto e non creano affatto difficoltà, anzi, preparano delle autostrade per la soppressione del piccolo.

* la verità

La verità è che l’aborto è talmente facile, è una procedura talmente immediata, che il numero dell’interruzioni in Italia resta altissimo. La legge è applicata largamente, sia con l’aborto chirurgico sia con l’aborto farmacologico, anzi quest’ultimo in aumento rispetto al primo .

** conclusioni

Se la tesi della signorina Sara Calosso parte dal presupposto di dimostrare che in Italia è difficile l’accesso all’aborto e poi, nel corso del suo studio, riesce a dimostrare che l’assunto di partenza è completamente infondato, davvero si potrà dire che c’è ancora una speranza di oggettività nell’analisi dei dati. Per il bene della nostra società. Per le donne, per gli uomini, per tutti i bambini che ogni anno dal 1978 sono stati eliminati con l’aborto. Lo dobbiamo a quei 6 milioni di piccoli che non hanno visto la luce.

Prof. Vittoria Criscuolo

Vicepresidente Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it