Aborti clandestini nel ‘68: un libro per giustificare la ivg

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Replica a Cesena Today
*Le donne del Sessantotto: rivoluzione femminista e aborti clandestini nel nuovo libro di Marta Stella*
Vi ricordate il proverbio ” si stava meglio quando si stava peggio”? Sentivo pronunciare queste parole dalla mia nonna e spesso guardando la realtà attuale mi viene da pensare che sia proprio così.
In questo libro viene descrittta la storia di una ragazza del ’68 che ricorre all’aborto “clandestino” per non rischiare il carcere.
Oggi l’omicidio di un individuo è punito con il carcere, ma l’aborto non più: cosa ci ha fatto credere che il bimbo nel grembo materno non sia più un essere umano?
Semplicemente il nostro egoismo! La cultura individualista e quindi di morte nella quale siamo immersi ci fa pensare che se un figlio NON È VOLUTO, questo non esiste, quindi se noi donne sopprimiamo la sua vita non compiamo un omicidio ma semplicemente esercitiamo la nostra libertà sul nostro corpo. Questo pensiero è il frutto marcio della ideologia della cosiddetta rivoluzione sessuale del ’68 di cui oggi siamo tutti schiavi e molte generazioni di bimbi sono le vittime uccise da questa violenza che, imposta come un DIRITTO DELLA DONNA, viene perfino esaltata come forma di civiltà.
Con la scusa di eliminare gli aborti clandestini è stata portata avanti una massiccia campagna politica contro la vita nascente, ma in realtà il trend degli aborti clandestini non si è fermato: sarebbe sufficiente consultare le statistiche per rendersi conto che anche questa è stata solo una menzogna pubblicitaria per tacitare le coscienze.
L’ideologia sessantottina ha strumentalizzato la scienza  utilizzando termini quali feto, embrione, grumo di cellule e facendoli diventare di uso comune per disumanizzare il bimbo non nato e quindi rendere lecito l’aborto.
Molti infatti sono oggi contrari alla pena di morte ma favorevoli all’ aborto, questa dissociazione mentale ci mostra il risultato di un pensiero dominante diffuso attraverso un linguaggio ideologico per modificare la percezione della realtà.
Invito pertanto le donne come l’autrice di questo romanzo documentario, Marta Stella, a voler osservare la realtà di ciò che avviene nella procedura della interruzione volontaria di gravidanza. Per farlo è sufficiente assistere allo smaltimento dei feti abortiti, piccoli individui gettati nei rifiuti ospedalieri, oppure vedere i video documentati di aborti a domicilio con la pillola killer RU486, dove un piccolo feto tremante viene espulso nel wc o nella doccia da donne sole e terrorizzate, in una pozza di sangue; oppure basta ascoltare le interviste di medici abortisti intellettualmente onesti che ammettono chiaramente di sopprimere la vita di un bimbo risucchiandolo, mentre si dimena, dal ventre materno.
Noi del Comitato “Prolife Insieme” vogliamo difendere la verità per tutelare le creature più innocenti ed indifese, i bimbi non nati: unitevi alla nostra battaglia, non ve ne pentirete!

Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Comitato Prolife Insieme
www.comitatoprolifeinsieme.it