Il diritto del medico all’ obiezione di coscienza

Replica all’ articolo di Federica Pennelli
https://www.editorialedomani.it/politica/italia/aborto-governo-meloni-non-presenta-report-applicazione-legge-194-prima-volta-46-anni-u8fei0sh
Vorrei partire dalla frase della dottoressa Silvana Agatone, ginecologa, presidente e membro del comitato scientifico di Laiga (associazione ginecologi e ginecologhe a tutela dell’applicazione della legge sull’aborto)
“negli ospedali basta dirsi obiettore e scappare, anche per motivi di urgenza, perdendo tempo prezioso”.
Tempo prezioso per chi? Per la madre che rischierebbe di cambiare idea? Oppure per il cosiddetto “grumo di cellule” che avrebbe il tempo di crescere rendendo sempre più difficile “giustificare” la soppressione di un essere umano non voluto?
Sicuramente le paladine dei diritti delle donne hanno un approccio molto antidemocratico a pensare che il loro “diritto di abortire” debba imporsi sul diritto del medico di essere obiettore di coscienza. Il giuramento di Ippocrate infatti si basa esclusivamente sul “non nuocere” e con l’interruzione volontaria di gravidanza si interrompe lo sviluppo della vita.
Vorrei poi commentare la frase dell’attivista Federica Di Martino iniziando dal titolo del suo progetto “Ivg, ho abortito e sto benissimo” -titolo ad effetto marketing che banalizza gravemente l’aborto che resta sempre una grande tragedia qualsiasi sia la percezione soggettiva dell’individuo.
Di Martino dice:  “Qualcuno ci deve spiegare perché i problemi che incontrano le donne ad abortire sono sempre più grandi” .

Le donne possono sempre abortire, senza limiti

Quali sono esattamente questi problemi? Ad oggi in Italia non ci sono donne che non abbiano potuto abortire, al contrario ce ne sono molte che avrebbero voluto un aiuto per scegliere la vita ma non hanno trovato nessuno…le difficoltà che incontrano le donne sono la solitudine, la stessa autodeterninazione che in mancanza di alternative diventa una scelta obbligata, l’abbandono di una società che dovrebbe prendersi carico di queste donne come preziose e aiutarle con un supporto a livello psichico, fisico e morale, sí perché la soppressione di una vita dentro il tuo corpo comporta implicazioni morali e non parlo di religione parlo di scienza. Il rapporto biochimico che si instaura da subito con l’embrione è ormai ampiamente dimostrato dalle pubblicazioni scientifiche. https://www.alessandragraziottin.it/it/a_scientific_update.php/Attaccamento-mamma-bambino-il-soprendente-ruolo-biologico-del-feto?ID=35445
La politica, quella seria, e la stampa non ideologizzata, dovrebbero smettere di alimentare lo scontro tra coloro che si definiscono ‘movimenti femministi’ e i ‘provita’ perché in realtà la posta in gioco è altissima, ovvero la sopravvivenza della nostra società, dei nostri figli.
Smettiamola di intimorire ragazze e donne descrivendo la maternità come una tragedia che si abbatte sulla donna vittima e incompresa, puntiamo invece sulla grandezza della donna portatrice di vita non solo a livello biologico ma soprattutto culturale. La maternità e la tenerezza della donna mancano terribilmente nella nostra società.
I dati del 2023 mancano, arriveranno, quelli del 2022 sono già disponibili, non basta accendere una polemica per i dati in ritardo ma bisogna analizzarli con onestà intellettuale, non con posizioni ideologiche, i dati disponibili dimostrano – dopo 46 anni – il fallimento della nostra società che si definisce “inclusiva”..ma di certo non è inclusiva con le mamme e i loro figli.

Manuela Ferrario

per “ Pro-life insieme “

www.prolifeinsieme.it