IVG con RU486, se l’aborto farmacologico è più pericoloso

Egr. Direttore,

In qualità di medico, le chiedo di entrare in dialogo, tramite il suo prestigioso giornale, con chi ha abbracciato la causa dell’aborto farmacologico e con i destinatari di queste istanze, cioè i Direttori delle nostre Aziende sanitarie territoriali, a partire evidentemente da Ascoli Piceno.
https://www.ilrestodelcarlino.it/ascoli/cronaca/aborto-volontario-last-deve-adeguarsi-1b0cd77b
Occorre infatti che costoro sappiano e ricordino che l’aborto farmacologico presenta una frequenza di complicanze da 3 a 7 volte superiori rispetto all’aborto chirurgico, che comprendono emorragie, infezioni, etc. fino alla morte materna.
(https://osservatorioaborto.it/i-costi-della-legge-sullaborto-e-gli-effetti-sulla-salute-delle-donne/)

Complicanze che aumentano con l’avanzare delle settimane di gravidanza.

In particolare, il mancato o incompleto aborto aumenta con l’età gestazionale, rappresentando il 5% dei casi nelle gravidanze di 8-9 settimane.

https://www.msdmanuals.com/it/casa/problemi-di-salute-delle-donne/pianificazione-familiare/aborto

Ovviamente poi, l’aborto chirurgico è praticamente indolore sul piano fisico, con una procedura che si completa in poche ore, mentre l’aborto farmacologico è doloroso e dura alcuni giorni.

Pertanto, optare per l’aborto farmacologico richiede una organizzazione e una capacità di seguire la donna superiori a quelle richieste per l’aborto chirurgico, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare.

Inoltre, poiché la procedura non è immediata e la donna potrebbe trovarsi a dover raccogliere in autonomia i resti abortivi (cioè il corpicino dell’ embrione), nel caso di aborto farmacologico bisognerebbe sempre spiegare alla donna almeno altre due cose :

1. che fino all’assunzione della seconda pillola (la prostaglandina) può esercitare la facoltà di ripensamento e provare a salvare il bambino assumendo adeguate dosi di progesterone;
2. che il materiale abortivo contenente i resti dell’embrione, più o meno grande e visibile a seconda dell’epoca gestazionale, può essere raccolto e avviato a inumazione al cimitero, eventualmente passando per il servizio sanitario che ha seguito la donna per la procedura.

Per tutte queste ragioni, anche stimolati dal Comitato RU486, rinnoviamo alla Regione,  all’Assessorato e alla Agenzia sanitaria regionale, la pressante richiesta di avviare un tavolo tecnico sulla legge 194, in collaborazione con le organizzazioni di volontariato.

Grazie dell’ascolto

Per “Pro Life Insieme”
Dott. Roberto Festa

Medico di famiglia
Membro del comitato di partecipazione AST-AN