Presentato il 29 ottobre 2024 al Senato il terzo rapporto dell’Osservatorio Permanente sull’Aborto.
Cifre, apparentemente aride, in realtà molto eloquenti sul fenomeno in Italia.
Intervista al Prof. Benedetto Rocchi, docente di Economia presso l’Università di Firenze.
1) Di cosa si occupa l’OPA?
L’Osservatorio Permanente sull’Aborto è una piccolissima onlus che si propone di mettere a disposizione dell’opinione pubblica dati e analisi sul fenomeno dell’aborto volontario in Italia. Questo tema è troppo spesso oggetto di polemica politica che impedisce un dibattito oggettivo sulle conseguenze dell’aborto sulla società e sulla salute delle donne. Vogliamo dare un contributo pacato e ben fondato al dibattito. Il prossimo 29 ottobre presenteremo in Senato il nostro terzo Rapporto sui costi dell’aborto indotto e le conseguenze sulla salute delle donne.
2) Aborti nel 2022. Cifre “ ufficiali” e cifre reali.
Dal 1978 al 2022 (ultimo anno con dati ufficiali disponibili), le cifre ufficiali dicono che gli aborti legali sono stati 5.987.323. Nel il 2022 si registrano di 64.703 aborti volontari, pari a circa il 13% delle gravidanze. Sono di per sè numeri molto alti. Bisogna poi considerare da un lato che il fenomeno dell’aborto clandestino è ancora presente, sempre più sotto la forma di aborto fai-da-te, dall’altro l’assunzione di farmaci destinati ad altri scopi che possono indurlo o addirittura acquistando online la pillola abortiva. Sono pratiche ovviamente illegali e molto pericolose per la salute delle donne. Negli ultimi 15 anni, inoltre, dopo la loro autorizzazione, si sono molto diffuse le cosiddette pillole del giorno dopo o “dei cinque giorni dopo”: questi farmaci, se il concepimento è già avvenuto, impediscono l’annidamento dell’embrione nell’utero e impediscono così la prosecuzione della gravidanza. In questo caso possiamo parlare di “criptoaborti”, aborti nascosti.
3) Costi della Ivg per i contribuenti, nell’ultimo anno e nel periodo dal 1978 ad oggi
Nel 2022 il costo stimato per l’applicazione della legge 194 è stato pari a 56.067.215 Euro, una cifra considerevole in un periodo in cui le prestazioni gratuite fornite dal SSN tendono a ridursi. Per gli anni che vanno dall’approvazione della legge al 2022 abbiamo calcolato che siano stati spesi 7 miliardi e 290 milioni di Euro. Se invece di usarli per sopprimere i bambini quei soldi fossero stati versati in un fondo capace di produrre gli stessi interessi che lo Stato ha pagato sul suo crescente debito pubblico, oggi avremmo a disposizione un totale di 16 miliardi e 616 milioni di Euro. Come il valore di una legge finanziaria! E’ una cifra impressionante anche perchè il suo scopo, oltre ad essere ingiusto, è stato totalmente “improduttivo”, anzi, ha contribuito significativamente al declino demografico (e di conseguenza economico) dell’Italia.
4) Il dato relativo alle pillole del “dopo”: quanto costano e quanto incidono sulla spesa pubblica
Per il nostro terzo rapporto abbiamo potuto raccogliere i dati sull’uso dei cosiddetti “contraccettivi di emergenza” per gli anni dal 2014 al 2023. In questi 10 anni sono state vendute 5,6 milioni di confezioni, di cui 762.796 nel solo 2023. La distribuzione gratuita di questi farmaci avviene per ora solo in alcune regioni e potrebbe essere considerata a tutti gli effetti un costo di applicazione della 194. Non solo perché per i sostenitori della legge 194 realizzerebbe la (cosiddetta) parte preventiva della legge 194, ma anche perché le pillole post-coitali effettivamente provocano aborti, sostituendosi alle procedure sanitarie regolamentate dalla legge. Considerando il prezzo al dettaglio attualmente applicato (21€ per le confezioni di Norlevo ed EllaOne e 13 € per le confezioni di Escapelle) si può stimare che il costo complessivo per l’anno 2022 sarebbe stato poco meno di 15,7 milioni di Euro, aumentando del 31% il costo di applicazione stimato in base ai dati ufficiali.
5) Gli aborti in diminuzione dei quali parlano le associazioni a favore della 194: è vero?
Non vi sembra strano sostenere che rendere l’aborto volontario legale e gratuito sia stato capace nel tempo di fare diminuire il numero totale di aborti volontari? Ci sono innanzitutto ottime ragioni per sostenere che dopo l’approvazione della legge 194 il numero totale degli aborti volontari, includendo sia quelli clandestini che quelli volontari, sia aumentato e non diminuito. Per quanto riguarda la tendenza alla diminuzione del numero ufficiale di aborti legali dopo il 1983, bisogna considerare innanzitutto che questo numero è influenzato dal numero di donne in età fertile che, per il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione, è costantemente diminuito lungo tutto il periodo. Negli ultimi 15 anni, c’è stata la velocissima diffusione delle pillole post-coitali che, come abbiamo visto, in una certa percentuale di casi provocano un vero e proprio aborto nelle primissime fasi della gravidanza: un aborto che però non viene più registrato dalle statistiche ufficiali. Sulla base del numero di confezioni vendute di queste pillole abbiamo calcolato che, tenendo conto dei criptoaborti, la percentuale di gravidanze abortite nel 2022 risulterebbe intorno al 20%, non in calo, ma addirittura in crescita negli ultimi 10 anni. Si dimostra quello che il movimento pro vita ha sempre sostenuto: l’aborto è frutto di una mentalità “contraccettiva”, cioè di una mentalità che si rifiuta di accogliere la vita, costi quello che costi. La pillola del giorno dopo mostra che il confine tra contraccezione e aborto ormai è svanito.
6) Obiezione di coscienza: i numeri cosa dicono?
Bisogna innanzitutto ricordare che l’obiezione di coscienza dei medici e degli operatori sanitari è un diritto previsto dalla legge. Di conseguenza è la legge stessa che, ritenendo giusto (come è giusto) lasciare liberi i medici di non partecipare a quello che ritengono un delitto, crea la possibilità che in Italia possa diventare difficile esercitare il diritto di aborto. Se per ipotesi il 100% dei ginecologi si rifiutasse di provocare aborti, la difficoltà di abortire sarebbe una conseguenza della stessa legge 194 e non del movimento pro vita! E’ questo il motivo per cui gli abortisti chiedono con sempre più insistenza di eliminare l’obiezione di coscienza, una richiesta chiaramente oppressiva, contro la libertà . Queste richieste sono spesso associate a denunce di presunti “disservizi” nell’aborto legale, che costringerebbero le donne a lunghe attese o allo spostamento in altre regioni per abortire. In realtà si tratta di polemiche pretestuose: è l’Istat, in un recentissimo rapporto, a certificare che dopo il 2005 il progressivo calo in valore assoluto delle richieste di aborto presso il SSN «non può che avere ridotto il carico di lavoro dei ginecologi non obiettori, che sono rimasti in numero pressoché costante». L’ultima relazione del Ministro della Salute al Parlamento, cita un dato medio italiano di 0,9 aborti alla settimana per ogni ginecologo non obiettore nel 2021, senza che i valori regionali facciano emergere particolari criticità. Nel nostro rapporto abbiamo analizzato il caso delle Marche, spesso sotto attacco da questo punto di vista, mostrando con i dati che le donne marchigiane non hanno particolari difficoltà ad ottenere l’aborto.
7) Aborti clandestini: numeri reali negli anni prima della 194
Quando nei primi anni ’70 si dibatteva per legalizzare l’aborto, si citavano cifre molto preoccupanti sul numero di donne che sarebbero morte per aborto clandestino. Era accreditata sulla stampa a grande diffusione, e nei dibattiti parlamentari, una cifra di 25.000 donne morte ogni anno. Si trattava in realtà di un dato completamente infondato, dal momento che i dati ufficiali di Istat registravano nel 1974 un totale di 8.748 donne in età fertile (da 14 a 45 anni) morte per qualsiasi causa. Ancora oggi questa palese falsità viene riproposta, a volte ingrandita a livelli ridicoli, come nel caso del quotidiano “Domani” che nel maggio scorso ha parlato di 3 milioni di donne morte di aborto clandestino all’anno, prima della legge 194 quando nel 1978, anno di approvazione della legge, il totale dei morti (maschi e femmine) in Italia si è aggirato intorno al mezzo milione! Più seriamente, nel nostro studio abbiamo analizzato i dati sulla mortalità femminile in Italia dal 1974 al 1983 per verificare con tecniche statistiche se emergesse una differenza tra gli anni prima e quelli dopo l’approvazione della legge (1978). Se davvero l’aborto clandestino fosse stato un gravissimo problema di salute pubblica, avremmo dovuto osservare un sensibile calo della mortalità tra le donne in età fertile. Dai dati però non è emersa alcuna differenza significativa. Quella delle migliaia di donne morte a causa del divieto di aborto era una “narrazione” ideologica senza fondamento.
8) Correlazione aborto e cancro al seno
In ogni suo Rapporto l’Osservatorio propone ai lettori un aggiornamento sulle ricerche relative alle conseguenze dell’aborto volontario sula salute delle donne, un tema che di solito è difficile da sollevare e che, viceversa, dovrebbe essere seriamente affrontato, anche perchè le donne hanno diritto ad essere informate. In questa edizione abbiamo approfondito il tema della correlazione tra aborto volontario e rischio di contrarre il cancro al seno, una delle cause principali di mortalità tra la popolazione femminile. L’esistenza del cosiddetto link ABC (abortion breast cancer) emerge da importanti studi empirici, soprattutto in Paesi come la Cina, l’india o in via di sviluppo, dove la minore presenza di altre possibili cause di cancro al seno permette di condurre studi con minor margine di incertezza. Come tutti gli studi scientifici, anche quelli epidemiologici si basano su tecniche statistiche e permettono di quantificare la probabilità di un determinato fenomeno, ma mai la certezza. A più riprese sono stati pubblicati studi che criticano questi risultati, anch’essi, a loro volta criticati. E’ il normale processo scientifico. Sulla base di quanto pubblicato negli ultimi anni nelle riviste scientifiche, possiamo ragionevolmente affermare non solo che ‘esistenza del link ABC non è mai stata confutata in modo convincente, ma che ancora oggi continuano ad essere pubblicati studi che la confermano.
9) Cosa possiamo fare per salvare più bambini?
Ci sono tre cose importanti che possiamo fare tutti. In primo luogo, tutte le volte cha ne abbiamo occasione, personalmente o sostenendo i volontari, aiutare tutte le donne che sono in difficoltà e pensano di abortire, in modo che non si sentano abbandonate, possano affrontare le loro difficoltà e dare alla luce il loro bambino. In secondo luogo, informandoci, anche attraverso il lavoro del nostro Osservatorio, per continuare a sostenere in modo credibile non solo che l’aborto è l’uccisione di un essere umano e una grave ingiustizia, ma anche che l’aborto legale è qualcosa di profondamente negativo per la nostra società, “il più grande distruttore della pace e dell’amore” , come diceva la Santa Madre Teresa di Calcutta. Infine dobbiamo pregare instancabilmente perchè il Signore faccia rinascere in tutte le coscienze il rispetto e l’amore per i bambini non ancora nati in modo che, nonostante le nostre forze insufficienti, il nostro Paese torni ad essere un Paese a favore della vita, dove non esiste più il diritto di abortire.
Vittoria Criscuolo
( l’intervista è stata realizzata nel corso della trasmissione a Radio Maria “ Tavolo pro-life “ e si può ascoltare a questo link https://radiomaria.it/puntata/tavolo-pro-life-21-10-2024/)
Il rapporto si può scaricare dal sito OPA https://osservatorioaborto.it/