Egregio Direttore,
leggendo oggi sul Manifesto l’articolo di Lea Melandri “Aborto, corpo di stato: proclami rivolti a soggetti bisognosi di tutela”https://ilmanifesto.it/corpo-di-stato-proclami-rivolti-a-soggetti-bisognosi-di-tutela
non ho potuto fare a meno di prendere la penna e rispondere.
La stessa autrice, che io leggevo occasionalmente da ragazzina nella posta di Ragazza In, sembra ce l’abbia con il patriarcato e con l’ossessione maschile che “… nutre amore ma anche odio verso il corpo femminile che,… giustamente sottolinea,… può dare la vita o la morte oppure minacciare la sopravvivenza del singolo, della libera società e della cultura a cui appartiene”.
Pertanto, se la prende con il Family Day, i volontari prolife nei consultori e perfino con le “scandalose” parole di Papa Francesco contro uno Stato laico!
Più oltre, nel suo libero argomentare, giunge a parlare di leggi sempre più “repressive” e “autoritarie” che si accaniscono sui loro corpi (delle donne) e alla fine descrive la CONDANNA ,che sarebbe quella della loro capacità biologica di fare figli.
Mi stupisce che delle simili accuse vengano lanciate ,non senza veemenza da una figura letteraria di tale calibro.
Bisognerebbe forse prima chiedersi, cosa è successo dalla legge 194/78 ad oggi grazie al ripetersi di ritornelli, frutto di un delirio di onnipotenza, che avrebbero a cuore la libertà e l’autodeterminazione delle donne…
Innanzittutto, gli effetti deleteri si sono visti primariamente sulla distruzione delle famiglie e più recentemente sulla cultura di morte che domina le giovani generazioni che seguono tali dettami.
E di tutto questo si accusa il mondo maschile, come se gli uomini fossero dei mostri che generano solo violenza, stupri e uccisioni.
Vorrei ricordare che la capacità biologica di dare la vita appartiene a tutto il mondo animale,ma tralasciando gli animali, i quali mai e poi mai, si sognerebbero di togliere la vita ai loro nascituri, alle persone è stata data la facoltà di pensare, riflettere e decidere se usare il loro corpo con responsabilità oppure con incoscienza.
Quello di generare è un compito altissimo che la natura dà alla Donna e non appunto agli uomini, i quali collaborano alla vita e all’ educazione dei figli.
E invece, una certa cultura nichilista la aborrisce, come una condanna?
A me pare che sia proprio questa cultura a portare le donne, che lo permettono, ad odiare se stesse e i loro corpi, quasi come se desiderassero di essere loro stesse simili agli uomini.
Ma, una società siffatta è destinata a scomparire e infatti l’autrice, giustamente, sottolinea che il trend positivo di natalità appartiene alle donne straniere le quali, raramente, ricorrono all’IVG per liberarsi dei loro figli.
E’ lecito domandarsi: fino a quando questa insana CULTURA di INFERIORITA’, perchè di questo si tratta, continuerà ad avvelenare le menti delle giovani generazioni? Invochiamo perciò, una presa di coscienza da parte della vera cultura, della politica e della religione, affinchè riprendano in mano le sorti della nostra vecchia Europa al fine di ristabilire primariamente i ruoli, egualmente importanti e non in contrapposizione, dell’uomo e della donna per risanare la famiglia e, in definitiva la società tutta.
Cordialmente
Per “ Pro-life insieme “
Maria Cariati
insegnante