Istat, sempre meno persone vogliono avere un figlio in Italia – Ultima ora – Ansa.it https://share.google/ZNCm00jLrCqujE90s
LE CULLE VUOTE stanno diventando un serio pericolo per la nostra società.
Sempre meno bambini, sempre meno forza lavoro, sempre meno risorse per il futuro.
Il discorso dell’inverno demografico va avanti da anni ed ultimamente molti giornali se ne stanno occupando.
Il triste primato dell’Italia in fatto di maternità mancata sta diventando un problema molto serio da non sottovalutare in quanto i rischi che si corrono se non nascono più bambini sono reali e pericolosi.
I dati Istat parlano chiaro: sempre meno italiani in età fertile vogliono mettere al mondo prole.
Solo il 21,2% nel 2024.
Dati tutt’altro che incoraggianti.
QUESTA CRISI DEMOGRAFICA
trova giustificazione nelle difficoltà economiche con cui sempre più famiglie sono costrette a fare i conti.
Ma non solo.
L’età della prima maternità si è alzata.
È molto difficile che una donna pensi di avere il primo figlio prima dei 25 anni.
Tutto viene rimandato per motivi di studio e di carriera.
Così il Paese anziché generare invecchia inesorabilmente.
Ormai mettere al mondo bambini, più che una cosa del tutto naturale e che rappresenta il giusto completamento di una coppia, sembra essere diventata una sfida.
A prevalere pare essere un egocentrismo senza freni dove l’ IO ha sostituito il NOI.
Questo fa sì che i matrimoni, le convivenze siano sempre più sterili.
I figli vengono visti come ostacolo alla carriera, al divertimento, alla libertà.
Di contro, gli alleati delle coppie, ormai sono gli anticoncezionali e il famigerato aborto.
E l’aborto ci ha portato sulla soglia del precipizio, nell’inverno demografico più devastante.
Senza gli aborti, che ogni giorno vengono fatti nel nostro Paese, la popolazione italiana potrebbe contare un 20% in più di individui.
LA GRANDE CRISI DI VALORI, la mancanza di ideali e di speranza è da considerarsi una delle cause principali di questo declino.
Le radici di questa crisi affondano nella negazione, spesso anche violenta, degli ideali cristiani i quali hanno generato nei secoli popoli che hanno saputo costruire, attraverso una cultura altruistica che vedeva nella prole la continuità della vita.
Non sono solo i problemi economici quelli che lasciano vuote le culle.
È la demolizione, da parte di una cultura edonista, di tali ideali, rendendoci cinici e sterili.
Se penso alle generazioni passate, in tempi in cui i problemi economici, sociali e sanitari erano peggiori di adesso, ho un quadro di uomini coraggiosi che mettevano al mondo figli in quanto consapevoli che questo era un bene per sé e per la società.
Purtroppo oggi la mentalità nichilista ha come “ristretto l’orizzonte” impedendo di guardare oltre con ottimismo.
Inutile dire che, se si vuole dare una svolta a questa situazione, è necessario dare speranza ai giovani facendo leva anche sul riconoscimento della famiglia come centralità sulla quale incentrare politiche sociali.
Politiche che restituiscano il desiderio di fare bambini.
La chiesa non sta aiutando molto in questo senso.
I pastori sembrano poco interessati a valutare le ragioni profonde per cui si smette di essere fecondi, come ad esempio annunciando la bellezza del messaggio cristiano che poggia sul vero fine della vita.
Chi crede che tutto abbia senso non teme la responsabilità di fare nascere figli.
La Chiesa deve tornare a trasmettere una fede capace di generare forza per realizzare scelte coraggiose anche controcorrente.
Una fede annacquata, che analizza solo gli aspetti economici e sociali per spiegare il crollo delle nascite, non aiuta le persone a fare scelte considerate dal mondo impopolari.
Combattendo anche contro il nemico numero uno della denatalità che è l’aborto.
Dicendo con coraggio che la vita umana è sacra e va rispettata dal concepimento alla morte naturale.
Che ha inizio quando entra in gioco il suo DNA, quando il suo cuore batte, quando il suo corpo cresce secondo un piano ben preciso che è già in atto dal concepimento.
È DIFENDENDO LA VITA che si può farla rifiorire.
È dando speranza che si può sperare ad una inversione di rotta quanto mai necessaria per non estinguerci.
Si deve pensare a politiche lungimiranti per arginare questo problema che rischia di annientarci, mettendo in atto anche una rivoluzione culturale in grado di ristabilire l’importanza della vita, considerandola tale dall’inizio e non nascondendosi dietro la gigantesca ormai provata “balla” del grumo di cellule.
Angela D’Alessandro
Prolife insieme
www.prolifeinsieme.it
