RU486 e rischi per la vita: donne che difendono le donne

https://www.la-notizia.net/2025/12/17/politiche-sanitarie-e-aborto-farmacologico-donne-di-destra-nelle-marche-cambio-di-rotta-che-preoccupa/
Politiche sanitarie e aborto farmacologico, Donne di Destra: “Nelle Marche cambio di rotta che preoccupa”

Finalmente, una volta tanto, si leggono considerazioni improntate ad un certo senso della realtà. La prima scottante considerazione è che il procurato aborto uccide in utero una figlia concepita (femminicidio?) oppure un figlio concepito.
Riguardo al procurato aborto per mezzo di RU486, che viene invocato da molteplici organizzazioni abortiste, la Danco, ditta produttrice, dichiara che «meno dello 0,5%» delle madri che ricorrono alla RU486 per abortire incorrono in complicanze. A questo si riferisce la vecchia circolare, invocata dai firmatari della lettera aperta.
Chi non voglia campare nell’ignoranza dovrebbe leggere lo studio di Hall JB – Anderson RT condotto su 865.727 aborti con il mifepristone dal 2017 al 2023 per i quali sono state richieste di indennizzo alle assicurazioni (The abortion pill harms women: Insurance data reveals one in ten Patients experiences a serious adverse event. EPPC Ethic & Public Policy Center https://eppc.org/publication/stop-harming-women/) più di una madre su dieci il 10,93% che abortisce con RU486 subisce serie complicazioni:  infezione (11.707 casi pari all’1,34%), sepsi (824 casi pari allo 0,10%), emorragia (28.658 casi pari al 3,31%), necessità di trasfusione (1.257 casi pari allo 0,15%), gravidanza ectopica (3.062 casi pari allo 0,35%), ricovero in ospedale correlato all’aborto (5.699 casi pari allo 0,66%), altre complicazioni peculiari dell’aborto non specificate (49.169 casi pari al 5,68%), eventi avversi cardiaci e polmonari, trombosi, anafilassi (reazione allergica grave e potenzialmente letale), pericolosi per la vita (1.956 casi pari allo 0,22%), necessità di intervento chirurgico.
Intanto, approfittando delle festività di fine anno, i sostenitori delle varie associazioni abortiste potrebbero fare una scappata a Brampton in Ontario – Canada per una visita di cortesia  ai familiari di Rheanna Laderoute, l’ultima diciannovenne deceduta per aborto chimico, e spiegare loro con dovizia di particolare la bellezza e la sicurezza del  procurato aborto chimico.

Si noti che gli abortisti chiamano questa modalità di aborto “aborto farmacologico”. Ma se definiamo farmaco una sostanza volta a curare una patologia, il procurato aborto per mezzo di sostanze chimiche non potrà mai essere definito “aborto farmacologico”, poiché la gravidanza è una condizione fisiologica propria della donna che ha concepito un figlio e quindi è madre. La RU486 è pertanto una sostanza chimica atta ad uccidere in utero una figlia concepita (femminicidio?) oppure un figlio concepito. La gravidanza non è una patologia, e coloro che la identificassero come patologia dovrebbero studiare per uscire dalla loro ignoranza.
D’altra parte qualsiasi procurato aborto espone la madre abortente a possibili gravi effetti avversi: emorragie, sepsi, danni anatomici a carico dell’utero, successivi aborti spontanei e parti pretermine, malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze ectopiche, ansia e depressione, rimpianto, disturbo post-traumatico da stress, drammatico incremento di cancro della mammella a causa del Link ABC cioè il rapporto causale tra Abortion e Breast Cancer.
Le organizzazioni abortiste si assumono quindi responsabilità per quanto sopra esposto mentre invocano un inesistente diritto all’IVG cioè al procurato aborto. Leggiamo la 194/1978 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza:  Art. 1. Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.

Art. 2. I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza: a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio; b) …legislazione sul lavoro a tutela della gestante; c) attuando direttamente o proponendo … speciali interventi, quando la gravidanza o la i incolettera a); d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.
Questo è esattamente quanto persone coscienti dovrebbero invocare per ogni madre, questo andrebbe richiesto, questo l’Assessore alla Sanità della Regione Marche dovrebbe attuare. Diversamente l’Assessore violerebbe la Legge e sarebbe suscettibile di azioni legali.
Per concludere lascerei  la parola a due abortisti:
Silvio Viale nel maggio 2019 a La Zanzara, ha dichiarato di aver praticato diecimila aborti:  “Finora nella mia carriera credo di aver praticato circa 10mila aborti. Nell’ottica degli antiabortisti sono un pluriomicida, ma non me ne frega niente Io i bambini li frullo, e non ho paura a dirlo.“
Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano: insieme con Giovanbattista  Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978, ma riteneva più che necessaria la presenza dei CAV Centri di Aiuto alla Vita accanto ai reparti di ostetricia. Era e rimaneva (illogicamente) a favore della 194/1978. Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino. L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nella parte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza». https://www.tempi.it/giorgio-pardi-laborto-un-omicidio/
Se questo è il diritto, il progresso, il bene della donna…

Luciano Leone. Ancona
Vittoria Criscuolo. Varese
Manuela Ferraro. Poggibonsi ( Siena)
Enrico Tacchi. Busto Arsizio ( Varese)
Angela D’Alessandro. Bolzano
Barbara Cinti. Capriate (Bergamo)
Rita Viviani. Siena
Maria Cariati. Parma

Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it