Radio Maria: Intervista a Don Francesco Giordano sul tema “ utero in affitto”. Qui il link per ascoltare. https://radiomaria.it/puntata/tavolo-pro-life-15-12-2025/
Cosa si intende con l’espressione “ Utero in affitto”? L’antilingua preferisce chiamarlo
“ gestazione per altri” o “ maternità surrogata “, quasi a voler camuffare dietro una terminologia oscura la verità. Chiariamo invece il senso di questa pratica barbara che in Italia è reato universale.
Per “utero in affitto” si intende un accordo fra due o più parti, in virtù del quale una donna si impegna, dietro compenso o a titolo gratuito, a farsi fecondare o a farsi impiantare un ovulo fecondato al fine di portare a termine una gravidanza per conto di uno o più committenti, e a consegnar loro il bambino dato alla luce rinunciando a ogni diritto su di esso.
Lo scopo del contratto è di sopperire all’infertilità dei committenti e soddisfare così il loro desiderio di maternità/paternità.
Le persone coinvolte
Dunque i soggetti coinvolti nella vicenda sono:
- La madre surrogante, colei che presta il proprio utero. Si badi che nel linguaggio comune è invalsa l’espressione “madre surrogata” che, però, costituisce un’inesattezza. Tecnicamente la “surrogante” è colei che sostituisce la donna infertile (o assente) e si presta, in sua vece, a portare avanti la gravidanza; la “surrogata” è colei che viene sostituita e che, se committente, riceverà il bambino. A scanso di equivoci precisiamo che nel corso della trattazione useremo sempre la prima dizione;
- I committenti (o “genitori intenzionali”), coloro che si rivolgono alla surrogante, tramite intermediari ad hoc, per ottenere un bambino. Può trattarsi tanto di coppie (eterosessuali od omosessuali) quanto di singoli (uomini o donne);
- La eventuale venditrice dell’ovulo. Qualora, per ottenere l’embrione, non si abbia fatto ricorso né ai gameti della surrogante né a quelli della surrogata, ecco che entra in scena una terza figura “genitoriale” che si limita a fornire il proprio “materiale biologico” per la fecondazione. Si tratta in tal caso della sola madre biologica dal punto di vista genetico, laddove la surrogante, condividendo con il bambino un rapporto anch’esso di natura biologica, lo è però dal punto di vista epigenetico (o gestazionale);
- L’eventuale venditore del seme. Stesso discorso di cui sopra: qualora lo sperma non sia fornito dal committente, il rapporto si arricchisce di una quarta “figura genitoriale”. Si tratta in tal caso del solo padre biologico. Precisiamo di usare la denominazione “venditori” di gameti, in luogo della più comune “donatori”, non ricorrendo praticamente mai la cessione a titolo gratuito e trattandosi sempre di compravendite;
- Gli intermediari. Sono enti specializzati che gestiscono l’intera procedura, in autonomia o di concerto con cliniche e studi legali convenzionati, curando sia l’aspetto medico (approvvigionamento di gameti, fecondazione artificiale, impianto dell’embrione, assistenza alla gravidanza), sia quello giuridico (con la predisposizione del contratto, di cui parleremo in dettaglio più avanti);
- Il bambino oggetto del contratto. Costui potrà arrivare ad avere fino a cinque “genitori”, dei quali nessuno lo è integralmente e in senso proprio: padre e madre intenzionali, che potranno divenire a tutti gli effetti adottivi, padre e madre biologici, dai quali proviene l’ovulo fecondato, e infine la madre partoriente che lo ha dato alla luce. (https://www.provitaefamiglia.it/blog/rinfreschiamoci-la-memoria-su-come-funziona-il-business-della-maternita-surrogata-e-i-suoi-pericoli-3)
Dal sito Human Life International associazione pro-life americana, leggo una notizia con la riflessione di Padre Boquet della quale vorrei parlare oggi, con il mio ospite, don Francesco Giordano. Oltre ad essere docente di Teologia presso la Catholic University di Washington a Roma, don Francesco è presidente del Comitato Pro-life insieme, ma anche direttore per Italia e Europa proprio di HLI, quindi ha uno sguardo che non si limita ad una sola realtà territoriale, bensì a largo raggio. Parliamo oggi della cosiddetta maternità surrogata, altrimenti nota come utero in affitto.
Leggo la notizia e poi le chiederò di commentarla.( qui il testo originale in inglese https://www.hli.org/2025/11/the-moral-truth-about-ivf-and-surrogacy/ )
All’inizio di quest’estate, le autorità hanno fatto irruzione in una villa ad Arcadia, in California. Lì hanno trovato 21 bambini, quasi tutti nati tramite maternità surrogata.
La polizia afferma che il caso è iniziato a maggio, quando un neonato di due mesi è stato ricoverato in ospedale con gravi ferite alla testa. Una successiva perquisizione nella casa della coppia ha portato alla scoperta di 15 bambini, con altri sei trovati in abitazioni vicine.
I genitori legali, Silvia Zhang, 38 anni, e Guojun Xuan, 65 anni, sono stati arrestati con l’accusa di maltrattamento e negligenza aggravata nei confronti dei minori.
Silvia Zhang, Guojun Xuan indagati per una truffa sulla maternità surrogata
La polizia di Arcadia, in California, sta indagando su un marito e una moglie accusati di gestire un presunto giro illecito di surrogazione dopo che 21 bambini – per lo più nati tramite maternità surrogata – sono stati trovati in condizioni discutibili.
Gli investigatori sostengono che la coppia gestisse un sistema di surrogazione non regolamentato, impiegando numerose madri surrogate, molte delle quali ignare della reale portata dell’operazione.
«È orribile, è sconvolgente, è devastante dal punto di vista emotivo», ha dichiarato Kayla Elliot, una delle madri surrogate assunte da Zhang e Xuan. Elliot credeva di aiutare una coppia infertile ad avere un bambino. In realtà, era stata ingannata da una coppia con profondi legami con la criminalità organizzata.
Le autorità affermano che Zhang risultava come madre su diversi certificati di nascita, e che la coppia potrebbe aver gestito quella che un investigatore ha descritto come una “fabbrica di bambini” camuffata da surrogazione privata.
La polizia ha inoltre dichiarato che le prove suggeriscono che la tata, Chunmei Li, 56 anni, avesse abusato verbalmente e fisicamente dei bambini. Filmati video mostrerebbero la donna mentre scuote violentemente un neonato.
Tutti i 21 bambini, la maggior parte dei quali di età compresa tra uno e tre anni, sono ora sotto custodia protettiva dei servizi per l’infanzia della contea di Los Angeles. Nel frattempo, investigatori federali e statali, incluso l’FBI, stanno esaminando se le attività della coppia abbiano violato le leggi sulla surrogazione, le norme sulla tratta di esseri umani o i regolamenti finanziari.
- don Francesco, quale è la prima reazione ad una notizia del genere, da essere umano intendo? La prima reazione, prima ancora di qualsiasi giudizio morale o politico, è un senso profondo di sgomento. Sgomento davanti a bambini trattati come oggetti di magazzino, a donne ingannate nel loro desiderio di fare il bene, e a un sistema che trasforma ciò che è più fragile e sacro — la nascita di una vita — in una catena di produzione.Da essere umano, direi che questa notizia fa emergere una verità semplice e terribile: quando l’origine della vita viene separata dalla relazione e dall’amore, il rischio della violenza è sempre dietro l’angolo.
- La povertà giustifica la decisione di prestare il proprio ventre per denaro? Qui dobbiamo essere molto chiari e molto onesti.La povertà spiega certe scelte, ma non le giustifica moralmente.Dire che una donna è “libera” di affittare il proprio ventre quando è spinta dalla fame, dal debito o dalla disperazione è una finzione morale.La Chiesa — ma direi anche la semplice ragione umana — ci ricorda che la libertà non è mai autentica quando nasce dal bisogno estremo. Non è emancipazione: è sfruttamento travestito da scelta.
- La maternità surrogata in Ucraina durante la guerra: è un altro frutto distorto del conflitto? Sì, ed è uno dei frutti più tragici.Durante la guerra abbiamo visto immagini di neonati custoditi in bunker, in attesa di essere “consegnati”.Questo ci dice qualcosa di drammatico: quando la vita umana è concepita come prodotto contrattuale, anche la guerra diventa solo un problema logistico. Il bambino non è più un soggetto da proteggere, ma un “bene” da trasferire. Questo è il segno di una civiltà che ha smarrito il senso del limite.
- Perché la pratica dell’utero in affitto è immorale? È immorale per almeno tre ragioni fondamentali: 1. Separa la procreazione dalla relazione personale tra i genitori 2. Spezza l’unità della maternità, frammentandola in funzioni (genetica, gestazionale, sociale) 3. Riduce il bambino a oggetto di un contratto. Non è una questione confessionale: è una questione antropologica.
- Cosa dice il Magistero della Chiesa cattolica? Documenti come Donum Vitae, Dignitas Personae e più recentemente le prese di posizione di Papa Francesco sono chiarissime: La maternità surrogata è gravemente illecita, perché viola, la dignità della donna, il diritto del bambino a nascere da un atto d’amore, il significato umano della generazione. Papa Francesco l’ha definita senza mezzi termini una forma di sfruttamento.
- Il desiderio di diventare genitori può giustificare questa pratica? Il desiderio di un figlio è profondamente umano e comprensibile. Ma — e questo è decisivo — nessuno ha diritto a un figlio. Il figlio non è mai un diritto da rivendicare, ma un dono da accogliere. Quando il desiderio si trasforma in pretesa, il rischio è quello di sacrificare i più deboli.
- Se non ci fosse scambio di denaro, sarebbe lecita? No. Anche senza denaro, restano intatti i problemi fondamentali: la strumentalizzazione del corpo della donna. la rottura del legame madre-figlio. la riduzione del bambino a oggetto di progetto altrui. Il problema non è solo economico: è strutturale.
- Quali sono gli effetti culturali sulla società e sui giovani? La maternità surrogata educa — implicitamente — a un’idea pericolosa: che tutto ciò che è tecnicamente possibile sia anche moralmente lecito. I giovani crescono così in una cultura in cui: il corpo è materiale disponibile, la vita è programmabile, la fragilità è un ostacolo da aggirare
- Uomo e donna sono entrambi penalizzati: in che misura? La donna è ridotta a mezzo biologico, l’uomo a committente o cliente. Entrambi perdono qualcosa della loro umanità.
- E il bambino? È il grande assente di tutti questi discorsi, eppure è il primo a pagare il prezzo. Il bambino come merce: è questa la vera tragedia? Sì. Quando un bambino può essere ordinato, scartato, rifiutato o restituito, siamo davanti a una cosificazione radicale della persona umana. E una società che tratta i bambini come cose finisce sempre per trattare le persone come oggetti.
Prof. Vittoria Criscuolo
Comitato Pro-life insieme
