Come sacerdote, incontro ogni giorno genitori che portano nel cuore un dolore muto: figli finiti nella depressione, nell’ansia patologica, in dipendenze che li svuotano lentamente — alcool, pornografia, sostanze, isolamento digitale — e che spesso hanno una radice comune: l’allontanamento da Dio, l’aver perso il filo del perché vivere. Vedo giovani che non dormono, che non riescono più a guardare negli occhi, che si sentono falliti senza aver ancora iniziato a vivere, che parlano di sé come se fossero un problema da eliminare. E vedo l’impotenza dei genitori, che cercano psicologi, attività, strategie, ma si sentono come chi tenta di fermare una frana con le mani. E tuttavia, quando questi genitori sono credenti, trovano una roccia su cui resistere: Cristo dà una forza che non è stoicismo, ma grazia. Quando invece questa roccia non c’è — perché abbandonata o mai conosciuta — il primo compito del sacerdote è ridare loro la buona notizia: annunciare il kerygma, far riscoprire che Dio li ama, che Cristo è morto e risorto per loro e per i loro figli, che niente è perduto, e che da Lui può ricominciare ogni guarigione, anche quella che sembra impossibile.I mali del nostro tempo: ansia, depressione e l’assenza di senso.
Perché senza Cristo l’uomo si ammala.
In un’epoca che parla continuamente di benessere, performance, salute mentale e realizzazione personale, l’uomo sperimenta sempre più ansia, depressione, vuoto, solitudine. Sembra un paradosso: più crescono i comfort, più il cuore si restringe. La radice? Secondo una lunga tradizione cattolica: la perdita del senso.
1. Il punto fermo: “Perché Dio ci ha creati?” (Catechismo di San Pio X)
Il Catechismo di San Pio X risponde in modo limpido e definitivo:
“Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita e poi goderLo nell’altra in Paradiso.”
Questa frase, apparentemente semplice, è in realtà la risposta antropologica più profonda che esista. Dice chi siamo, dove stiamo andando e perché la nostra vita non può reggersi sulle sole emozioni o sui successi.
Quando questo asse portante viene tolto, l’uomo si ritrova come una barca senza timone in mezzo alla tempesta.
2. I mali di oggi: sintomi di un’assenza
La depressione del “non so chi sono”
Benedetto XVI ha spesso parlato della “desertificazione interiore”: quando Dio scompare, non resta un campo neutro, ma un deserto. L’uomo non sa più chi è e non sa più perché vale la pena vivere.
L’ansia e la depressione che esplodono oggi non sono semplicemente fenomeni clinici: sono spesso ferite spirituali. Come scrive Romano Guardini, l’uomo moderno “ha perso il centro, e ciò che è senza centro cade”. L’ansia del “devo costruirmi da solo”
La cultura contemporanea ripete all’uomo: «Sii ciò che vuoi essere». Ma nessuno regge, davvero, questa pressione. Lo diceva bene Chesterton:
“Quando si smette di credere in Dio, non è che non si crede in niente: si crede a tutto.”
Incluso il mito di potersi dare da soli un’identità. Da qui l’ansia: la vita diventa un progetto da costruire senza un architetto.
Il vuoto del “vivere per se stessi”
Una vita centrata solo sulle emozioni, sul benessere psicologico, sulla gratificazione immediata… alla lunga implode. Bruce Marshall, nei Peccatori di Maria Vittoria, lo descrive paradossalmente: “Quando l’uomo non vuole più inginocchiarsi davanti a Dio, finisce inginocchiato davanti a qualsiasi cosa.”
E spesso davanti a idoli fragili: lavoro, relazioni, approvazione degli altri, piaceri. Tutti insufficienti a riempire un cuore fatto per l’Infinito.
3. L’assenza di senso ammala l’uomo
Il cuore umano è stato fatto per Dio: quando non Lo trova, entra in carenza di ossigeno spirituale. Come affermava san Giovanni Paolo II, l’uomo “non può vivere senza amore”:
– senza sapere da dove viene,
– per chi vive,
– per Chi è fatto.
Quando queste tre coordinate spariscono, sorgono i mali tipici del nostro tempo:
• ansia costante, perché ci si sente non all’altezza;
• depressione, perché la vita non sembra avere un perché;
• aggressività, perché l’altro è percepito come un rivale;
• dipendenze, perché il cuore cerca sollievo in surrogati.
È l’effetto di vivere, come disse Benedetto XVI, “etsi Deus non daretur”: come se Dio non ci fosse.
4. Le soluzioni: la guarigione cristiana dell’esistenza
a) Rimettere Dio al centro
La medicina principale è la più semplice e più difficile: tornare alla domanda su Dio. Non un dio vago, non una spiritualità generica, ma il volto concreto di Gesù Cristo.
Come ricordava san Pio X, l’uomo è fatto per conoscere, amare, servire Dio: qui sta il senso. Quando Cristo torna al centro, tutto il resto trova proporzione.
b) Recuperare il silenzio e l’adorazione
Guardini diceva che l’uomo moderno “ha perso la capacità del silenzio e quindi la capacità di ascoltare”.
L’adorazione eucaristica è la cura più profonda per l’ansia spirituale: il cuore si raddrizza davanti al suo Creatore.
c) Tornare ai sacramenti
Chesterton affermava che i sacramenti sono “le corde con cui Dio tiene legata la nostra barca al porto”.
Confessione frequente, Eucaristia, direzione spirituale: questi non sono optional, sono ossigeno.
d) La vita fraterna vera
Bruce Marshall descrive spesso personaggi soli, nevrotici, proprio perché privi di una comunità cristiana. La Chiesa non è un’idea: è una casa dove il cuore, ferito, guarisce.
e) Il lavoro, il sacrificio, la responsabilità
La sanità mentale non nasce da un generico “star bene”, ma da una vita responsabile, fatta di compiti e donazione. Benedetto XVI insiste: “L’uomo diventa se stesso mediante il dono di sé.”
f) Educare il desiderio
Il caos nasce quando i desideri sono lasciati senza guida. Sant’Agostino insegna che il cuore è inquieto fino a che non riposa in Dio: l’educazione cristiana consiste nell’ ordinare il desiderio verso ciò che dura.
5. Conclusione: senza Cristo il cuore si ammala, con Cristo rinasce
Il nostro tempo soffre perché ha smarrito il “per chi vivo”.
L’uomo contemporaneo ha tolto Dio dall’orizzonte, e ora ne paga lo scotto interiore: ansie, depressioni, smarrimenti.
Ma la risposta è già stata data: Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo, servirLo e poi goderLo per sempre. In questa frase è custodita la guarigione dell’anima moderna.
Gesù Cristo non toglie i problemi, ma dona il senso della vita. E il senso è ciò che salva dal buio, oggi come ieri.
Don Andrea C. R. Tosca
Comitato “Prolife insieme”
