L’Immacolata Concezione di Maria: da dove è iniziata la nostra salvezza

Ogni anno, quando arriva l’8 dicembre, la Chiesa si ferma davanti al mistero luminoso dell’Immacolata Concezione. Forse siamo abituati a sentirne parlare, ma il cuore del dogma è qualcosa di sconvolgente: Maria è l’unico essere umano che non è mai stato toccato dal peccato originale.

Non per suo merito, ovviamente, ma per un dono totalmente gratuito di Dio, “in vista dei meriti di Cristo”, come dice Pio IX.

In altre parole: Maria è stata salvata prima. Salvata in anticipo, per prepararla alla missione più grande mai affidata a una creatura.

E qui sta il punto decisivo: se Dio l’ha voluta Immacolata, è perché voleva che fosse libera davvero, capace di dire un sì pieno, non ferito, non incerto. Il sì che avrebbe aperto la strada all’Incarnazione.

L’Immacolata è la donna perfettamente disponibile a Dio

Sant’Ireneo, uno dei primi grandi teologi della Chiesa, parlava già nel II secolo di Maria come della “causa della nostra salvezza” nella misura in cui la sua obbedienza scioglieva la disobbedienza di Eva.

Non usava la parola Corredentrice – quella verrà molto più avanti – ma il significato era già lì.

Anche altri Padri, come Tertulliano, Sant’Ambrogio, i due Cirillo, vedevano in Maria una presenza attiva, non passiva, nel progetto salvifico di Dio.

La sua Immacolata Concezione è proprio questo: la piena disponibilità, la libertà interiore perfetta per cooperare all’opera di Cristo.

Se è Immacolata, allora può cooperare alla Redenzione

Quando la Chiesa parla di Maria “Corredentrice”, non dice che è un’altra redentrice accanto a Cristo.

Dice semplicemente che – a differenza di noi – lei è stata così pienamente unita al Figlio da partecipare alla sua opera in modo unico.

I Papi l’hanno detto chiaramente.

  • Benedetto XV nel 1918 affermò esplicitamente che Maria “con Cristo ha redento il genere umano” e che “giustamente si può chiamare Corredentrice”.
  • Pio XI lo ripetette più volte in discorsi pubblici: “Maria Santissima è la nostra Corredentrice”.

Perché la chiamano così?

Perché il suo sì all’Incarnazione, la sua presenza fedele sotto la Croce, il suo Cuore trafitto insieme a quello del Figlio – tutto questo non è un dettaglio sentimentale, è una vera cooperazione alla Redenzione.

E tutto parte dall’Immacolata:

se Maria non fosse stata preservata dal peccato, non avrebbe potuto aderire totalmente al progetto di Dio e cooperare senza ombre alla missione del Cristo.

Dall’Immacolata alla Mediatrice di tutte le grazie

C’è poi un altro titolo, forse ancora più spontaneo nella vita di fede: Mediatrice di tutte le grazie.

E qui non si tratta solo di teologia, ma dell’esperienza viva del popolo cristiano: quando la Chiesa prega, prega attraverso Maria.

Perché?

Perché tutto ciò che riceviamo da Dio ci viene attraverso Cristo… e Cristo è venuto a noi attraverso Maria.

Non stupisce allora che molti Papi abbiano parlato apertamente di questa mediazione materna:

  • Leone XIII diceva che Dio ha voluto che “nulla ci venisse se non per mezzo di Maria”.
  • San Pio X la chiamava “Mediatrice presso il Mediatore”.
  • Pio XII insegnava che tutte le grazie “scorrono al genere umano attraverso il Cuore del Redentore per mezzo di Maria”.

Il principio è semplice:

se Maria è stata Immacolata per essere la Madre perfetta del Redentore, allora è anche la Madre perfetta dei redenti.

E una madre intercede.

Una madre ottiene grazie.

Una madre non abbandona nessuno dei figli che Cristo le ha affidato dalla Croce.

L’Immacolata è l’inizio della sua missione materna

Il dogma dell’Immacolata non è un gioiello isolato della teologia.

È il punto di partenza di tutto:

  • dell’Incarnazione, perché il suo sì nasce da un cuore purissimo e libero;
  • della Corredenzione, perché può stare unita a Cristo senza ostacoli, fino al Calvario;
  • della Mediazione universale, perché una madre senza peccato diventa canale limpido di tutte le grazie del Figlio.

Quando diciamo “piena di grazia”, diciamo tutto questo.

Diciamo che Maria è la creatura completamente inondata da Dio, per poter portare Dio agli uomini.

Conclusione: nell’Immacolata vediamo chi siamo chiamati a diventare

Maria non è solo un mistero da contemplare: è un destino da desiderare.

In lei vediamo l’umanità come doveva essere e come sarà, quando la grazia avrà finito il suo lavoro in noi.

La Chiesa, senza aver ancora definito dogmaticamente i titoli di Corredentrice e Mediatrice, li vive perché riconosce in Maria l’Immacolata che si è fatta compagna del Redentore e continua a essere madre dei redenti.

Guardando l’Immacolata capiamo che la salvezza non è solo perdono: è una vita nuova, pura, capace di dire sì a Dio senza riserve.

E questa vita, ogni grazia che la costruisce, arriva a noi per la via più semplice e più materna che Dio potesse scegliere: Maria.

Cassiodoro

Comitato Pro-life insieme

http://www.prolifeinsieme.it