Femminismo autentico e cattolico: la dignità della donna

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Femminismo Autentico: La Dignità della Donna alla Luce del Magistero Cattolico
In un’epoca in cui il dibattito su fede e diritti delle donne si infiamma, l’articolo “Si può essere cattoliche e femministe?” pubblicato su gionata.org pone una domanda cruciale, rispondendo con un “sì, ma è complicato”. Eppure, questa complessità merita un’analisi più profonda, ancorata a fatti scientifici e al magistero della Chiesa, per distinguere un femminismo radicato nella vera femminilità da uno che, influenzato dalle ideologie del ’68, rischia di tradire la dignità umana.
La Chiesa cattolica, attraverso l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI (1968), afferma la sacralità della vita dal concepimento, invitando le donne a una maternità responsabile che onora il loro ruolo unico come custodi della vita. Questo non è un vincolo, ma un invito alla pienezza: la donna, immagine di Dio, esprime la sua femminilità nella generosità verso il prossimo, non nell’autodeterminazione assoluta che spesso maschera solitudine e sofferenza.
Un femminismo cattolico autentico, ispirato alla Mulieris Dignitatem (1988), celebra la donna non come antagonista dell’uomo, ma come alleata nella creazione. Esso rifiuta la “discriminazione” invocata per PMA a single o coppie omosessuali, che nega al bambino la bigenitorialità naturale. Immaginiamo la silenziosa angoscia di embrioni congelati, o il dolore di donne ingannate da promesse di autonomia che portano a rimpianti profondi.
In sintesi, sì, si può essere cattoliche e femministe, ma femminili. Il magistero ci guida: la vera libertà è nel dono di sé, non nel dominio sul corpo altrui. Solo così, le donne possono fiorire in una società che onora la loro essenza divina.
Rigettiamo il femminismo del ’68, intriso di individualismo e spesso complice di pratiche che mercificano la vita, come l’aborto e la contraccezione. Invece, celebriamo la femminilità come vocazione unica: “Il desiderio più profondo della donna è raggiungere un’unione d’amore che favorisce il desiderio di perfezione negli altri”, scrive nei suoi Saggi sulla Donna Edith Stein. Questa prospettiva, radicata nel Magistero cattolico, vede la donna non come antagonista dell’uomo, ma come compagna complementare, custode della vita dal concepimento.
Per Stein, la vera emancipazione femminile passa attraverso la preghiera e l’Eucaristia, che nutrono la capacità di donarsi – nella maternità, nel lavoro professionale o nel chiostro. Lei stessa, intellettuale e religiosa, dimostra che la donna può eccellere in ogni ambito senza tradire la sua essenza divina. In un mondo che promuove pillole “d’emergenza” con effetti abortivi nascosti, aborti facili o addirittura intesi come “diritti” costituzionali, Stein ci richiama a una femminilità che protegge la vita, non la sopprime. Solo abbracciando questa visione, le donne possono fiorire in una società che onora il loro ruolo sacro, evitando il vuoto di un’autodeterminazione illusoria. La sua eredità pro-life ci invita a scegliere la vita, con coraggio e amore. Una sana visione della femminilità prevede la famiglia naturale, formata da uomo e donna, il riconoscimento del privilegio della maternità, la valorizzazione del bimbo concepito.

Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it