Femministe, è inaccettabile che l’uomo sia la vittima

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La presentazione del libro dell’avvocato Angelo Pisani in occasione del Campania Libri Festival di Napoli,  libro dal titolo “L’altra violenza – Se questo è (ancora) un uomo”, scritto in difesa degli uomini vittime di violenza domestica, ha scatenato la reazione scomposta di un gruppo di attiviste che con urla, slogan e insulti hanno interrotto l’evento.
Personalmente conosco molti uomini che in questi ultimi decenni hanno vissuto situazioni davvero critiche a causa di comportamenti oppressivi e dittatoriali delle loro mogli o compagne, che si sentivano forti della superiorità che la società attuale attribuisce loro, una sorta di onnipotenza femminile che consente l’esercizio di una autodeterminazione senza limiti.
Il frutto marcio di questa ideologia (trans-) femminista moderna è proprio quello di non concepire neppure lontanamente la possibilità di essere nel torto, la donna porta avanti le sue scelte in una narrativa vittimista che rende lecito qualsiasi mezzo per raggiungere l’obbiettivo, giusto o sbagliato che sia.
Da qui nasce l’impossibilità del dialogo, di ascolto, di accoglienza del problema dell’ altro: esisto solo IO DONNA che sono la vittima, l’altro deve essere descritto sempre come il “cattivo”.
È molto probabile che sia stato proprio questo modo di pensare ad aver scatenato  in queste attiviste la necessità di interrompere la presentazione di un libro sugli uomini vittime di violenza, perché secondo il pensiero dominante le vittime devono essere sempre e solo le donne.
Il nostro Comitato Prolife Insieme denuncia con fermezza la pericolosità di queste ideologie, vere e proprie macchine di odio sociale, in quanto confondono le menti, generano sentimenti di onnipotenza e impediscono una sana e corretta accettazione anche di coloro che osano avere un pensiero differente.
Come donna provo compassione per queste attiviste spesso anche dichiaratamente abortiste, perché hanno abbracciato una ideologia che le ha rese incapaci di provare empatia verso il prossimo, in questo caso l’uomo, ma in primis il piccolo feto, il loro bambino, in pratica sono diventate schiave del proprio IO femminile.
Non a caso nella filosofia Woke strettamente connessa con queste ideologie dominanti, si dichiara esplicitamente che “la mia religione è l’autodeterminazione”. Quale peggior padrone potremmo scegliere del nostro IO, volubile, capriccioso e instabile come un funambolo che cammina sopra un filo ondeggiante?
Ed è proprio questo che muove le attiviste, il bisogno continuo di ricevere consensi collettivi, imponendo a tutti sempre nuovi presunti diritti spesso addirittura lesivi per la loro stessa dignità.
Prolife Insieme ringrazia l’autore di questo libro che denuncia un tema importante senza temere di andare controcorrente, una qualità rara di questi tempi, che sicuramente aprirà la strada ad altri autori e avvocati che avranno il coraggio di denunciare un grave disagio sociale, quello dell’oppressione femminile sull’uomo .
Il rispetto della figura maschile è fondamentale per l’equilibrio sociale, è del resto ormai evidente che la sempre più fomentata lotta tra i sessi porta solo all’acuirsi di odio e rancore.
È tempo di fare pace non con le bandiere ma con gesti concreti nelle relazioni quotidiane, incominciamo da noi.

Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Per Comitato Prolife Insieme

http://www.prolifeinsieme.it