Egregio Direttore,
le chiedo di poter replicare all’ articolo ” Aborto: associazione Coscioni, ‘Solo due regioni applicano le linee del Ministero per quello farmacologico’.
La campagna ” Aborto senza ricovero”, si prefigge di reclamizzare l ‘ utilizzo della pillola RU486 senza ospedalizzazione, in poliambulatori e consultori, prevedendo l’ assunzione della seconda fase del farmaco addirittura a domicilio. Questa pratica di “sacrificio umano”, secondo l’ associazione Luca Coscioni, sarebbe a favore dei diritti delle donne e limiterebbe poi i costi della sanità pubblica, evitando lo spreco di risorse preziose… Inoltre, l’ avversione di alcune regioni( in realtà, quasi tutte) verso la deospedalizzazione, sarebbe di natura ideologica, violando un principio importante in sanità quale l’ appropriatezza delle prestazioni. Tralasciando tutto il calcolo che segue sui conseguenti costi così scongiurati, che ritengo vergognoso e indegno di una società civile, mi permetto di considerare lo stato di sfascio totale in cui versano ormai la sanità pubblica e i nostri ospedali, dove vengono negate le primarie cure a chi ne ha veramente bisogno come malati oncologici e con malattie croniche a causa di interminabili liste di attesa.
Tutto ciò a favore di prestazioni in libera professione o di cure private salatissime, secondo il principio che chi non può permettersi tali servizi è condannato a morire.
Ora L’ associazione Coscioni e i suoi vari rappresentanti hanno l’ardire di sottolineare che l’aborto a domicilio eviterebbe lo spreco di risorse preziose! Mi chiedo cosa ci sia di più prezioso della vita di un bambino e di quella di sua madre! Ma evidentemente, tale associazione, insieme alle altre spettabili sigle,non esclusa la CGIL (e altre sigle sindacali ) che si proclama paladina della difesa dei più piccoli e poi sostiene codesta campagna…non ne capiscono ancora il valore. Come possono altrimenti, propagandare il diritto alla salute della donna e poi indirizzarla a compiere una tale atrocità, eliminando il proprio figlio a poco a poco mentre l’ acqua dello scarico ne porta via i poveri resti? Negando addirittura i traumi psicologici che le stesse riporteranno per aver assistito impotenti a tale tragedia, nonché quelli fisici, giacché una elevatissima percentuale dovrà ricorrere ad intervento chirurgico per ripulire l’ utero ed evitare infezioni.
Carissimi ideatori della campagna sopracitata, mi piacerebbe sapere perché odiate così tanto la Vita (l’ associazione si batte anche a favore del suicidio assistito) e le donne, tanto da volerne fare a tutti i costi delle moderne Medea…
Maria Cariati per il Comitato Prolife Insieme