Nel linguaggio musicale contemporaneo è sempre più frequente trovare riferimenti alla notte, alla stregoneria, al potere dello specchio e della magia come metafore dell’esistenza. Tuttavia, dietro l’apparente poesia di certi testi si cela spesso una simbologia spirituale precisa, e pericolosa, che attinge a piene mani dall’occulto e dalla tradizione esoterica.
È il caso del brano Gechi e vampiri di Gerardina Trovato, che si presenta come un racconto di “rinascita”, ma in realtà mostra un itinerario di smarrimento spirituale e di contatto con forze oscure.
“La mattina col sole non l’avevo fatta mai”
Fin dall’inizio, la protagonista confessa di non aver mai vissuto “col sole”, ma solo di notte.
Non si tratta di una semplice abitudine: la notte è il simbolo del mondo invertito, quello che rovescia il ritmo naturale della creazione.
Chi vive di notte e dorme di giorno imita inconsciamente la prassi delle sette sataniche, che celebrano i loro riti nelle ore notturne, invertendo ciò che Dio ha ordinato nella Genesi: la luce per vivere, la notte per riposare.
L’antico principio verterunt noctem in diem (“hanno mutato la notte in giorno”) indica proprio questa inversione luciferina, per cui il buio viene considerato fonte di libertà, di potere e di verità.
In realtà, è l’inganno più antico:
“Gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce” (Gv 3,19).
“Come gechi e vampiri”
L’identificazione con “gechi e vampiri” non è casuale.
Il geco, animale freddo e silenzioso, è simbolo del rettile che vive attaccato alle pareti, in luoghi umidi e oscuri: immagine della vita spirituale priva di calore e di amore.
Il vampiro, invece, succhia la vita degli altri: figura di chi trae energia dal peccato altrui o dalla sofferenza.
Nell’immaginario satanico, il vampiro rappresenta l’anima che vive contro natura, che si nutre della vita altrui perché ha perso la propria.
È l’esatto contrario del Cristo che dona il Suo sangue per salvare: il vampiro prende, Cristo offre.
La contrapposizione è totale:
“Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita” (Gv 10,10)
“Specchio specchio delle mie brame”
Questa è la chiave del testo. Lo “specchio” non è solo un simbolo fiabesco, ma uno strumento magico e spiritico.
Nel linguaggio esoterico, lo specchio nero serve per la divinazione (scrying), cioè per evocare immagini o entità e riceverne risposte.
Nella canzone, la protagonista invoca lo specchio e gli parla: “Specchio specchio delle mie brame, cosa vuoi?”.
È una formula che, nella dinamica spirituale, equivale a un atto di evocazione, una chiamata.
Chi risponde a una simile invocazione non è Dio, ma lo spirito ingannatore, il demonio, che si presenta come guida e consolatore.
La Scrittura lo vieta con forza:
“Non si trovi in mezzo a te chi pratica la divinazione o consulta gli spiriti dei morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore” (Dt 18,10-12).
Lo specchio diventa così la porta simbolica dell’invocazione, l’equivalente moderno della tavola ouija o della sfera di cristallo.
“Sono la strega di Biancaneve”
La protagonista si autodefinisce “strega”.
Non è un semplice gioco: nella simbologia spirituale, proclamarsi strega significa accettare la propria alleanza con il potere magico, cioè con una forza non divina.
È l’archetipo della ribellione a Dio, la stessa superbia che portò Lucifero alla caduta.
“La ribellione è come il peccato di divinazione” (1Sam 15,23).
La strega di Biancaneve è la figura che usa lo specchio per conoscere la verità e per maledire l’innocente: una perfetta icona dell’anima che ha venduto la luce per un potere illusorio.
È l’immagine di Satana travestito da fascino estetico, da femminilità ferita, ma in realtà strumento di tenebra.
“Voglio di nuovo trovare la strada che tu avevi scelto per me”
A prima vista sembra un anelito di redenzione; ma letta nel contesto del brano, questa frase rivela la seduzione del demonio.
La “voce” a cui si rivolge non è Dio, ma lo specchio, cioè l’entità evocata, lo spirito impuro.
È Satana che finge di offrirle una “strada”, una guida, una vita nuova, proprio mentre la conduce più in profondità nell’inganno.
È la stessa logica del tentatore nel deserto: “Ti darò tutto questo, se prostrandoti mi adorerai” (Mt 4,9).
L’anima ingannata crede di tornare alla vita, ma in realtà si affida a chi la tiene prigioniera.
Satana imita la voce di Dio, ma la direzione che propone è opposta: la “strada” che offre è quella della perdita della libertà spirituale.
6. Significato complessivo
Il brano Gechi e vampiri è dunque un racconto di possesso simbolico, in cui la protagonista dialoga con un’entità riflessa, si identifica come “strega”, e crede di ricevere da quella voce una promessa di redenzione.
È il paradigma perfetto dell’inganno moderno: un’esperienza occulta mascherata da introspezione psicologica.
Il diavolo non appare più con corna e zolfo, ma nello specchio, nei versi di una canzone, nella nostalgia di una vita “meno sbagliata” che in realtà resta dentro la notte.
La seduzione del male oggi non passa per il rito, ma per la metafora artistica. E proprio per questo è più pericolosa, perché penetra senza opposizione, quasi dolcemente.
7. Il discernimento cristiano
La Chiesa insegna che ogni forma di magia, divinazione, evocazione o contatto con spiriti è peccato grave contro il Primo Comandamento:
“Tutte le pratiche di magia o di stregoneria, con le quali si pretende di domare potenze occulte per metterle al proprio servizio, sono gravemente contrarie alla virtù della religione” (CCC 2117).
Il fedele che ascolta, canta o si lascia attrarre da testi simili deve vigilare: non tutto ciò che è “poetico” è innocuo.
Ogni parola evocativa dell’occulto, se accolta senza discernimento, diventa una porta aperta.
Tirando le fila
Il brano Gechi e vampiri è un esempio di come la cultura pop possa diffondere simboli satanici in forma estetica e seducente.
Dietro il linguaggio della “notte” e della “ricerca di sé” si nasconde una vera teologia rovesciata, dove Satana viene chiamato “tu”, lo specchio diventa oracolo, e la strega è l’eroina.
È la stessa dinamica con cui il maligno opera da sempre: presentare la tenebra come luce, la magia come guarigione, l’autonomia come libertà.
Ma solo Cristo è Via, Verità e Vita (Gv 14,6).
Fuori di Lui non c’è ritorno, ma solo illusione.
“Vegliate e pregate, perché il vostro avversario, il diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare” (1Pt 5,8).
Don Andrea Tosca per Comitato “ Pro-life insieme “