https://www.uaar.it/appuntamenti/2025-09-27-catania-raccolta-firme-iniziativa-aborto-senza-ricovero/
Aborto farmacologico, un ricovero non necessario è pericoloso per la salute?
La campagna si articola intorno a questa affermazione, ma pensare che un ricovero sia pericoloso per la salute è falso ed ingannevole, si tratta di una ragionevole precauzione considerando che la pillola RU486 chiamata “Kill pill”proprio per la sua azione devastante non solo verso il piccolo feto ma per l’intero organismo della madre, essendo una cosa sola con il suo bambino, può avere delle conseguenze anche gravi per la donna.
Ma ecco che l’Associazione Luca Coscioni viene al dunque: il ricovero costituisce un costo evitabile. Beh per una associazione che dice di essere “dalla parte della donna” , il fattore economico non dovrebbe essere una priorità giusto?
Per chi fosse davvero interessato ad approfondire i rischi dell’ aborto farmacologico, leggi qui
https://www.alessandragraziottin.it/it/div_scheda.php/Aborto-farmacologico-come-funziona-la-RU486?ID=6852
Come donna e membro del Comitato Prolife Insieme non capisco cosa spinga l’associazione Luca Coscioni a promuovere l’aborto farmacologico a domicilio, dove la donna, spesso per un sentimento di naturale vergogna e pudore, farebbe in modo di ritrovarsi sola ad affrontare l’espulsione del piccolo feto in un lago di sangue nel wc o nella doccia di casa, con le conseguenze psicologiche che ne seguono.
https://www.stateofmind.it/2020/04/aborto-disturbi-emotivi/
https://www.toninocantelmi.it/la-ferita-dellaborto-si-puo-guarire/
Mi domando inoltre come mai tutti i media siano sempre così disponibili a pubblicare articoli che promuovono simili raccolte firme, al contrario altre campagne come quella di un CUORE CHE BATTE, dove si chiedeva di prevedere l’obbligo per il medico di proporre (ma nessuno obbligo per la donna di accettare) un’ecografia e l’ascolto del battito di quel “anonimo grumo di cellule” prima di scegliere se abortire, abbiano incontrato forti resistenze da parte del cosidetto mainstream…
L’obiettivo era la corretta applicazione della 194 garantendo un vero e proprio consenso informato alla madre prima della scelta, ma, a detta dei più, si trattava di una disgustosa “violenza” contro la donna, solo perché la realtà smuove la nostra coscienza e può farci male, ma solo così si cresce.
A quanto pare invece si ritiene che abbandonare la donna in un momento così tormentato e rischioso come quello dell’aborto non sia una “violenza”…voi cosa ne pensate?
Giudicateli dai frutti…e i frutti degli attivisti delle associazioni come quelle di Luca Coscioni si vedono proprio dalle proposte incoerenti, come quella che spinge alla liberalizzazione dell’eutanasia, proposte che squalificano la sacralità della vita, rendendola “degna” solo a seconda delle circostanze e non in quanto tale.
Eliminare la sofferenza, non il malato; eliminare gli ostacoli alla maternità non il frutto del concepimento: questa è la vera compassione umana dalla quale può nascere una solidarietà onesta e trasparente.
Ci auguriamo che i media siano sempre più aperti e disponibili a dare voce quantomeno ANCHE a chi la pensa diversamente, perché essere a favore della difesa della Vita – della donna e del bambino- non è “violenza” ma civiltà.
Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Per Comitato Prolife Insieme