In questi giorni hanno fatto discutere le parole di Papa Leone, riportate in un’intervista: da un lato l’invito a una Chiesa aperta a “tutti, tutti, tutti”, dall’altro la conferma che la dottrina sul matrimonio e sulla sessualità non cambierà, almeno “nel prossimo futuro”.
Alcuni commentatori hanno letto questa posizione come un segno di ambiguità, sostenendo che finché la dottrina non “evolve”, le porte della Chiesa non saranno mai davvero aperte alle persone LGBTQ+. Ma questa visione rischia di fraintendere sia il ruolo del Papa, sia la natura stessa della Chiesa.
1. La dottrina non dipende dal consenso sociale
La fede non si fonda su sondaggi o maggioranze, ma sulla Rivelazione consegnata una volta per tutte agli apostoli (cf. Dei Verbum 10). L’insegnamento della Chiesa sul matrimonio – unione stabile e indissolubile tra un uomo e una donna aperta alla vita – non è un’opinione rivedibile, ma una verità radicata nell’ordine della creazione (CCC 1603). Non esiste dunque un “cambiamento dottrinale” che un Papa possa introdurre per via disciplinare.
2. Persone amate, atti disordinati
Il Catechismo è molto chiaro: le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte «con rispetto, compassione e delicatezza», evitando «ogni marchio di ingiusta discriminazione» (CCC 2358). Ma aggiunge che gli atti omosessuali «sono intrinsecamente disordinati» e «in nessun caso possono essere approvati» (CCC 2357). Qui non c’è contraddizione: la Chiesa distingue tra la dignità della persona, sempre inviolabile, e la valutazione morale dei comportamenti.
3. Gesù accoglie per convertire
Nel Vangelo, Cristo accoglie i peccatori – pubblicani, prostitute, esclusi – ma non per lasciarli come sono. Alla donna adultera dice: «Va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11). La misericordia non elimina la verità morale, la rende invece possibile e liberante. L’accoglienza evangelica non è un “abbraccio senza condizioni”, ma un invito a rinascere alla vita nuova.
4. Il compito del Papa
Il Papa non è un leader che porta la Chiesa “dove vuole”. È, piuttosto, il custode dell’unità nella fede. Come ricordava san Giovanni Paolo II: «Il Papa e i vescovi non sono autori o arbitri della Parola di Dio, ma servitori» (Veritatis Splendor, 25). Per questo non può “cambiare la dottrina”, ma solo custodirla, spiegarla e difenderla.
5. Una Chiesa aperta davvero
Dire che la Chiesa è aperta a tutti significa che ogni uomo e donna è chiamato a entrare in comunione con Cristo e a ricevere la sua grazia. Ma questa apertura non è conferma di ogni stile di vita. È piuttosto la proposta di un cammino di conversione e di santità. Come ha scritto Benedetto XVI: «Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. Senza carità, la verità diventa fredda e opprimente» (Caritas in veritate, 3).
Conclusione
Il vero rischio oggi non è che la Chiesa sia “chiusa”, ma che alcuni vogliano ridurre il Vangelo a un messaggio di sola accoglienza, senza la forza trasformante della verità. La misericordia di Cristo è infinita, ma non è mai separata dalla sua chiamata: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15).
Accogliere nella verità: questa è la via della Chiesa, da sempre e per sempre.
La Redazione del Comitato “ Pro-life insieme “
una sintesi dell’articolo pubblicata tra i commenti: https://www.vinonuovo.it/teologia/pensare-la-fede/chiesa-e-lgbtq-la-dottrina-puo-aspettare-il-vangelo-no/