Il procurato aborto non è un diritto e non è per niente “sicuro”

https://www.today.it/dossier/sanita/abortire-in-italia.html
LIBERTÀ DI SCELTA  Abortire in Italia è ancora un percorso a ostacoli: “Un diritto negato per le donne”

Condivido pienamente che “gli indicatori per l’interruzione volontaria di gravidanza sono deboli e poco funzionali”: vengono infatti del tutto trascurati e scotomizzati gli effetti avversi del procurato aborto: emorragie, sepsi, danni anatomici a carico dell’utero, successivi aborti spontanei e parti pretermine, malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze ectopiche, ansia e depressione, rimpianto, disturbo post-traumatico da stress, etc. Effetti avversi cui va aggiunto il drammatico incremento di cancro della mammella a causa del Link ABC cioè il rapporto causale tra Abortion e Breast Cancer. Certamente gli abortisti non hanno alcun interesse che questi dati emergano, che le madri vengano adeguatamente informate prima di eliminare il loro bambino col procurato aborto.
Nel caso del procurato aborto chi parla di “libertà di scelta” mette il carro davanti ai buoi, sovverte l’ordine logico del giudizio. Soltanto quando un’azione è morale, buona, lecita subentra la “libertà di scelta”: soltanto se sono libero da altri doveri, posso scegliere se leggere un libro oppure se fare una passeggiata.
Non esiste la “libertà di scelta” di ammazzare, di violentare, di rubare, di gettare un’automobile a folle velocità. Quindi non esiste neppure “libertà di scelta” di chichessia nei confronti del bambino concepito e nascituro.
La libertà di scelta prevede inoltre che la madre, che pensi al procurato aborto come alla soluzione dei suoi problemi contingenti, riceva adeguata informazione per formulare il suo consenso informato previsto da qualsiasi legge per qualsiasi procedura chirurgica o medica di rilievo. Gli abortisti  in genere occultano la natura umana del bambino concepito: ma dobbiamo rendere atto che Silvio Viale ha pubblicamente dichiarato “io i bambini li frullo”: un bambino fatto a pezzi, o spappolato per aspirazione, o ustionato a morte con soluzioni saline per aborto chirurgico; oppure espulso a forza e quindi fatto soffocare per aborto chimico con la Ru486.
Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano: insieme con Giovanbattista  Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978, ma riteneva più che necessaria la presenza dei CAV Centri di Aiuto alla Vita accanto ai reparti di ostetricia. Era e rimaneva (illogicamente) a favore della 194/1978. Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino. L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nella parte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza». https://www.tempi.it/giorgio-pardi-laborto-un-omicidio/
Non stupisce che la maggioranza dei medici ostetrici-ginecololgi presenti obiezione di coscienza, come almeno è loro consentito. Bernard Nathanson, promotore della Roe vs Wade negli USA per la legalizzazione del procurato aborto e dopo aver diretto la più grande clinica abortiva e dopo aver eseguito migliaia di aborti, persino sui suoi stessi figli, di fronte alle immagini ecografiche del concepito ammise che la sua condotta era profondamente sbagliata e divenne un paladino del diritto del concepito ad essere tutelato e a nascere. Lasciò la sua autobiografia: “La mano di Dio” e il documentario ecografico The silent scream Il grido silenzioso. https://www.youtube.com/watch?v=LU_SuV1xQMI&t=49s   Tutto questo avveniva decenni fa.
E’ soltanto il primo di una lunga serie di praticanti aborto pentiti: Anthony Levatino  https://www.provitaefamiglia.it/blog/levatino-lex-medico-abortista-fa-commuovere-una-giornalista-della-fox, Beverly McMillan https://www.iltimone.org/news-timone/medico-abortista-attivista-pro-life/, Kathi Aultman https://www.tempi.it/kathi-aultman-america-ho-abortito-e-fatto-aborti-per-decenni-senza-vederci-esseri-umani/
Persino  Norma McCorvey, dopo essersi prestata alla mistificazione che aveva portato alla sentenza Jane Roe vs Wade (dove Jane Roe era suo pseudonimo per tutelarne la privacy) nel 2005 è tornata presso la Corte Suprema Statunitense per sostenere l’azione legale McCorvey vs Hill contro il procurato aborto.
Come medico e come cittadino rimango attonito davanti all’assurdità di pretese di un inesistente “diritto all’aborto”, che non esiste nella 194/1978: è sufficiente leggere gli art. 1 e 2. Mentre se “la percentuale maggiore di certificati per l’Ivg sono stati rilasciati proprio dai consultori familiari (43,9 per cento), seguiti dai servizi ostetrico-ginecologici dei presidi sanitari (34,3 per cento)” occorre domandarsi se essi ottemperino alle disposizioni della 194/1978 oppure se agiscano come semplici abortifici in dispregio della medesima e della salute delle donne.
Art.1: Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Art.2: I consultori familiari [operano] c) attuando direttamente o proponendo all’ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera
d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.
Sottolineo che comunque non esiste un “procurato aborto sicuro”, poiché esso è gravato da effetti avversi immediati e tardivi, che risultano più frequenti e più pericolosi nel caso del ricorso alla RU486. L’11% delle madri abortenti a mezzo di sostanze chimiche intenta causa di risarcimento alla ditta produttrice in seguito a gravi danni conseguenti. Consiglierei inoltre Elisa Visconti e gli adepti delle varie associazioni abortiste di fare una scappata a Brampton in Ontario – Canada e fare visita ai familiari di Rheanna Laderoute, l’ultima diciannovenne deceduta per aborto chimico.

Quanto ai costi economici il procurato aborto incide enormemente sul bilancio del Sistema Sanitario Nazionale: milioni di euro dissipati, sprecati, bruciati in questa industria della morte. Milioni che sarebbero certamente assai meglio impiegati per garantire maternità serene ed appaganti. Ma da questa industria della morte alcuni, che la sostengono e la praticano, traggono cospicui interessi di denaro, di  evidenza mediatica,  di carriera.

Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme

http://www.prolifeinsieme.it