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I medici al Brianza Pride: “La discriminazione fa male alla salute di tutti”
Ineccepibile il richiamo del Dottor Teruzzi all’art.32 della Costituzione e all’art.3 del Codice di Deontologia Medica: Art. 3 Doveri del medico Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell’accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona .
Risulta però strano che l’interessamento del Dottor Teruzzi si esplichi esclusivamente verso persone, verso le quali i Medici non hanno mai esercitato discriminazioni, mentre risulta parimenti apodittico affermare che siano “maggiormente esposte a subire disparità, stigmatizzazione e discriminazioni” ammenoché per loro autonoma volontà non si ghettizzino appunto con manifestazioni come i gay pride, oppure pretendano una qualche maggiore considerazione o addirittura privilegi rispetto alla generalità delle altre persone.
Al contrario, riflettendo sulla frequenza di questi gay pride e sulla diffusione di tante associazioni LGBT+ si pongono una serie di quesiti:
Quesiti sulle provenienze dei fondi:
Se queste persone fossero realmente discriminate ed emarginate, da dove trarrebbero tutte queste risorse economiche? Da dove provengono i fondi per tutte queste iniziative? Questi fondi vengono distratti da amministrazioni pubbliche premurose per gli LGBT+ a detrimento di tutte le altre persone? Oppure ci sono interessi occulti dietro le associazioni e manifestazioni LGBT+?
Rischi per la salute fisica:
Dal punto di vista medico si deve poi rilevare che l’uso improprio degli organi genitali e persino del distretto ano-rettale, che in natura non sono strutturati per pratiche LGBT+, espone inevitabilmente le persone LGBT+ a peculiari problematiche di salute, a partire da patologie infettive, eventualmente favorite anche da promiscuità. Tutti fattori che si ripercuotono sul loro inserimento sociale e sulle risorse del Sistema Sanitario.
Non si comprende infine come mai il Dottor Teruzzi e l’Ordine dei Medici di Monza e Brianza esplichino in questo caso tanta solerzia, che non si è minimamente vista in occasione della pandemia Covid.
Non c’è stata infatti nessuna iniziativa a tutela della “salute fisica e psichica” delle persone private della libertà di uscire di casa, ed in particolare di bambini e di adolescenti relegati in casa da reiterati lockdown, che li hanno certamente discriminati pesantemente sia per l’apprendimento scolastico sia per i rapporti sociali con ripercussioni tuttora visibili e presenti.
Dubbi sul rispetto della deontologia professionale
Non c’è stata infatti nessuna iniziativa per il “rispetto della libertà e della dignità della persona umana” riguardo alle sostanze a mRNA sperimentali frettolosamente immesse in uso come se si trattasse di vaccini, addirittura imposte a tutte le persone a pena di esclusione dal lavoro, dalla scuola, dal consorzio umano.
O forse esistono Medici che non leggono le schede tecniche ovvero sono incapaci di interpretarle? O totalmente ignoranti di biologia cellulare, cosicché ignorano che un mRNA può essere trasformato in DNA ed alterare il nucleo delle cellule del soggetto che subisce inoculo di mRNA esogeno? O totalmente proni al potere delle “condizioni istituzionali o sociali”?
Mi sono limitato a far riferimento al solo art.3 del Codice di Deontologia Medica sopra citato. Ma si potrebbero applicare gli Art.5 Esercizio dell’attività professionale, Art. 12 Prescrizione e trattamento terapeutico, Art. 19 Rifiuto d’opera professionale, ed in particolare l’Art. 47 Sperimentazione clinica: “La sperimentazione, disciplinata dalle norme di buona pratica clinica, può essere inserita in trattamenti diagnostici e/o terapeutici, solo in quanto sia razionalmente e scientificamente suscettibile di utilità diagnostica o terapeutica per i cittadini interessati.”
Più di 6.000.000 di bimbi morti dal 1978 per la legge di aborto
D’altra parte Ordini dei Medici che, in contrasto manifesto con la “tutela della vita” di ogni persona e quindi dei bambini in utero, si siano adeguati senza alcuna remora alla diffusione del praticato aborto con più di 6 milioni di vittime accertate dal 1978; si prestino all’impiego di sostanze chimiche abortive, tossiche persino per le madri abortenti; tollerino persino iscritti che si vantano dicendo pubblicamente “io i bambini li frullo”; hanno certamente perso ogni credibilità ed andrebbero aboliti.
Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme