Spesso mi chiedo se sia giusto morire per un ideale. L’ assassinio di Charly Kirk, barbaramente ucciso mentre esponeva in un Campus universitario le proprie idee definite di estrema destra a degli studenti, mi ha portata a fare alcune riflessioni.
Penso non sia facile combattere contro qualcosa recepito dai più intoccabile. Charly Kirk era infatti il promotore di una rivoluzione culturale dove con il termine “rivoluzione” si intende una lotta che non ha come obiettivo l’economia o la politica estera, ma pone l’accento su questioni più valoriali e identitarie quali l’aborto, i diritti LGBTQ+, le armi, il ruolo della religione nella vita pubblica, l’ educazione scolastica. Valori giudicati impopolari dal politicamente corretto. E proprio mentre proclamava le sue idee è stato ucciso.
Kirk, come molti altri che hanno pagato con la vita l’essere fedele al proprio ideale, aveva capito che se si crede in qualcosa bisogna andare fino in fondo, costi quel che costi. Non per denaro, né per pazzia ma per la convinzione di stare combattendo una causa giusta.
Il suo carisma nel riuscire a coinvolgere una fetta di elettorato molto giovane facendolo convergere in idee che un popolo moderno e progressista non ama, spaventava.
Quindi l’unico modo ( barbaro) di metterlo a tacere è stato quello di eliminarlo.
Le sue convinzioni potevano essere non condivise ma il modo assurdo che ne ha determinato la morte lascia intendere che non ci sia più libertà di parola e di pensiero. È questo un attentato alla democrazia. Fa emergere l’immagine di una società permeata dalla cultura dell’odio e dell’intolleranza. Una società che rema sempre e solo in una direzione. Sempre più dittatoriale e sempre meno disposta verso chi non ne condivide le opinioni.
Charly Kirk era un conservatore e si dichiarava provita convinto. Questo ideale, che rompeva gli schemi in un mondo permeato da un pensiero omologato, e la forza con la quale Kirk sosteneva le proprie idee, ha suscitato probabilmente la paura che potesse trascinare con sé troppa gente e particolarmente i giovani.
Ecco quindi che la storia si ripete e appare alquanto stridente il messaggio che arriva: persone che si riempiono la bocca con la parola “libertà” in realtà la ostacolano.
Questo omicidio ha messo a nudo tutte le contraddizioni di un mondo che si definisce tollerante per antonomasia.
Un universo che gode della tolleranza dei media e di molti esponenti politici i quali sono sempre disponibili ad assecondarne ogni richiesta.
I pro-life al contrario sono sempre messi al bando, giudicati, condannati per le loro idee palesemente contro corrente e non politicamente corrette .
Sembra ci sia come una competizione a chi riesce a rendere la strada di chi ha fatto scelte diverse sempre più impervia.
Chi crede che la vita abbia inizio e vada protetta dal concepimento, chi crede che vada rispettata dal concepimento alla morte naturale, è tacciato di oscurantismo quando va bene. Si sentono ahimè anche epiteti molto meno educati.
Le informazioni che arrivano da un giornalismo vigliacco e prezzolato non rendono a Charly Kirk la giustizia che merita. Era un grande prolife ed è stato ucciso a sangue freddo senza potersi difendere.
Cosa potrà consolare una moglie, due bambini lasciati soli? La pena di morte ventilata sul suo assassino?
Non servirebbe a niente e non sarebbe credo nemmeno accettata da Charly il quale era profondo estimatore della vita di cui ha sempre condiviso il valore. Una scelta che ha pagato a caro prezzo.
Un gesto scaturito dalla mano di chi si proclama difensore della libertà.
Forse dovremmo interrogarci sul significato di questa immensa parola per la quale hanno perso la vita centinaia di persone e darne il valore che merita.
Angela D’Alessandro. Bolzano
Prolife insieme
https://secolo-trentino.com/2025/09/12/charlie-kirk-voce-pro-life-messa-a-tacere/