I “ diritti” calpestati: la legge 40 non tutela la vita del nascituro

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Vedere la faccia di Maria Giulia, nata da madre single in Italia prima che entrasse in vigore la l. 40/2024, ritratta in un gigantesco manifesto affisso davanti alle mura vaticane, mi dà un senso di fastidio. Mi disturba il mezzo usato per muovere le coscienze dall’associazione Coscioni al fine di raggiungere l’obiettivo: maternità per tutti in Italia senza dover correre all’ estero.
La l. 40 ha infatti  introdotto, per quel che riguarda la procreazione medicalmente assistita (PMA) dei limiti i quali  sono di “scandalo ” a molti, soprattutto a chi considera la famiglia naturale obsoleta ed ha necessità di “aprire l’orizzonte” a nuove esperienze.
Cosa ha spinto però il legislatore a mettere paletti alla PMA? L’esigenza di regolamentarla è scaturita dalla necessità di normare pratiche che  di fatto manipolano materiale biologico e attorno al quale gravitano complesse questioni etiche e morali. Inoltre, per tutelare la vita umana, particolarmente quella degli embrioni, cercando altresì di contrastare aberranti pratiche eugenetiche, commerciali ecc…
Insomma un quadro normativo che si volge a garantire un uso responsabile della PMA per proteggere il benessere del bambino che nascerà, nonché per evitare che la procreazione diventi un affare commerciale.
Con la PMA c’è il reale rischio che il bambino venga considerato come “oggetto di consumo” o uno strumento per realizzare il sogno di diventare genitore quando, in realtà, il bambino è un individuo da tutelare, portatore di diritti. Non esiste il “diritto di essere genitori”.
La libertà di autodeterminazione alla genitorialità è una libertà riconosciuta dalla Costituzione purché “concretizzi e non leda l’interesse superiore del Minore”
( articoli 2, 3, 30)
Questo principio implica che il diritto di formare una famiglia non venga sancito dal solo desiderio ma sia subordinato ai limiti imposti dalla legge. Il legislatore non si è posto come obiettivo “rompere le uova nel paniere a chi esce dai canoni della famiglia naturale” ma la finalità di mettere paletti nasce proprio dalla necessità di tutelare le persone e non di garantire ad un singolo di avere figli ad ogni costo.
Quindi vedere la faccia gigante di Maria Giulia con una espressione “affranta” recitare un improbabile

“Davvero ora non potrei nascere?”

mi procura fastidio. Si cerca di manipolare una cosa così delicata buttandola sul melodramma. Una ” povera creatura che con i divieti di adesso sarebbe ancora nell’isola che non c’è…”
Se dovessimo tappezzare il mondo con le gigantografie rappresentanti bambini abortiti dovremmo chiedere un posto anche ai vari pianeti in quanto lo spazio sulla terra sarebbe limitato. Davvero a questi bambini è stato impedito di nascere? SÌ, PER TUTTA L’IDEOLOGIA CHE VOI IN PRIMIS ANDATE RACCONTANDO.
Se si ammazza la vita nascente è autodeterminazione.
Volere un figlio ad ogni costo è diritto. È un diritto del single, è un diritto della coppia omo. Mi chiedo se queste persone abbiano a cuore i figli o pensino solo alla realizzazione personale.

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I figli necessitano delle figure genitoriali di entrambi i sessi per poter crescere in modo sano. Queste ultime contribuiscono  infatti in modo differente alla loro crescita sia  emotiva che cognitiva che sociale. Il ruolo di mamma e papà è complementare per fornire sicurezza e promuovere l’ autostima. Le due figure maschile e femminile sono di ausilio, in quanto offrono modelli diversi di comportamento per affrontare le sfide della vita e acquisire competenza per stare al mondo con serenità.
I bambini non si fanno per vedere realizzato un sogno ma per mettere al mondo persone che magari, crescendo, non corrisponderanno ai canoni che, come genitori ci si era
prefigurati per loro, ma saranno  uomini,  donne con idee ben definite  e forse lontane anni luce dalle nostre aspettative.
Ma è questo il rispetto, è questo l’amore, è questo il diritto… crescere un uomo libero!

Angela D’Alessandro
Prolife insieme
http://www.prolifeinsieme.it