In un’epoca in cui anche il linguaggio viene continuamente alimentato da termini nuovi spesso con significati puramente ideologici, con l’obbiettivo di creare una cultura sociale sempre più distaccata dalla realtà, ritengo che sia indispensabile iniziare dalle basi per poter aprire un dialogo su un argomento così “tormentato” come quello dell’aborto.
Aborto, significato:
Nella donna, interruzione, spontanea o provocata, della gravidanza.
Figurato: Opera non riuscita o incompiuta
Dalla definizione già è chiaro che l’accezione della parola aborto è negativa in quanto interrompe il flusso di un processo naturale.
L’aborto infatti consiste nell’IMPEDIRE AL PROPRIO FIGLIO DI NASCERE.
Questo è sempre un tragico evento, poiché diversamente da come ci vogliono far credere, non è solo nel caso dell’aborto spontaneo che la madre vive un lutto, ma anche nel caso della interruzione volontaria di gravidanza, in quanto avviene ugualmente uno STRAPPO violento tra la relazione psico-fisica ed emotiva della madre con il suo bambino. Un piccolo corpicino strappato ed estratto da una calda e comoda culla, il corpo della mamma.
Non importa quale sia lo stadio di sviluppo dall’embrione, passando per il feto ed arrivando a quello che definiamo bambino, la madre è tale dal momento del concepimento del figlio e resta madre per sempre di un figlio perduto.
Comprendo che dopo quasi 50 anni dalla legge 194, Legge 194, un fallimento totale nelle cifre e nell’applicazionesia davvero difficile parlare così chiaramente di questo flagello che affligge quotidianamente moltissime donne nel nostro Paese e che rappresenta l’evidenza del fallimento di questa legge, che di fatto ha peggiorato la condizione della donna che, invece di ricevere aiuto per poter coltivare la vita, viene abbandonata ad una unica scelta: l’eliminazione di ciò che in termini di salute riproduttiva la società odierna definisce il “problema”, cioè il bambino.
Contrariamente a quanto stabilito dalla stessa 194, le associazioni in difesa della vita sono spesso vergognosamente bandite da ospedali e consultori, purtroppo a causa di politici che fanno parte di quei movimenti che si dicono a favore della “libertà della donna”.
Ma di fatto quale libertà possiamo esercitare se non ci sono alternative da scegliere?
Noi del Comitato “Prolife Insieme” desideriamo diffondere attraverso un linguaggio connesso con la realtà e nella costante ricerca della verità, una cultura di amore per la Vita, inteso come sacrificio teso a proteggere qualcosa di talmente prezioso da essere unico ed irripetibile, esattamente come ciascuno di noi.
Oggi va di moda definirsi “inclusivi” accettando così qualsiasi spazzatura venga proposta dalla maggioranza, dai grandi media e dal mondo del cinema, ma sfido chiunque ad essere davvero coraggioso e dichiararsi INCLUSIVO verso GLI ESSERI UMANI PIÙ INDIFESI, coloro che non possono urlare, protestare nè tantomeno votare: i bimbi non nati.
Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Per Comitato Prolife Insieme