Fermo, nelle Marche una luce sulla mozione per la legge 194

https://www.laprovinciadifermo.com/fermo-la-citta-dove-e-quasi-impossibile-abortire-il-consiglio-comunale-si-divide-ma-dice-si-allivg/

Finalmente si sentono voci logiche, valide, correttamente informate riguardo alla 194. Lorenzo Giacobbi giustamente afferma: “L’Ivg non è un automatismo, ci sono linee guida che poi ogni regione deve valutare in base alle proprie risorse. Questa mozione è sbilanciata: non tiene conto del diritto dell’obiezione di coscienza, della necessità di evitare che i consultori siano luoghi di scontro politico, delle iniziative da fare per prevenire l’aborto.Ripeto, la legge tutela la maternità, ma non se ne parla nella mozione.”
Il suo intervento è perfettamente conforme alla 194 e trova riscontro in quanto riferisce Silvia Remoli: “Minorenni e migranti usano molto l’Ivg”: un fatto in aperto contrasto con la 194/1978: Art. 1. Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Si pone quindi il problema se gli aborti praticati, il preteso diritto non siano aperte violazioni della 194 e perseguibili penalmente.

Giustamente Sara Pistolesi afferma che il procurato aborto, oltre che essere la soppressione della vita del nascituro, costituisce “una scelta impattante”  per la salute fisica e psichica della madre; è invece da dimostrare che “nessuna donna prende con leggerezza” questa cosiddetta “scelta” per la quale necessiterebbe di adeguato consenso informato medico.
Nelle Marche l’offerta commerciale, confermata dal numero di punti IVG, ben sedici,  prevalenti rispetto ai punti nascita dodici, è quella di: aborto praticamente libero e gratuito,  o  mascherato da contraccezione di emergenza, sostanze abortive a portata di mano e senza alcun controllo neppure per la salute della madre. L’eufemismo IVG nasconde la realtà sia della soppressione del bambino concepito, sia degli effetti devastanti sulla madre. Coloro che sono responsabili della procedura, rispettano gli estremi di legge? espongono veramente a madri minorenni e maggiorenni rischi e sequele per ottenere il consenso informato?  Ogni donna per esercitare la “libertà di scelta” avrebbe il diritto di ricevere ampie informazioni sia riguardo al fatto che si presta ad uccidere un suo figlio, sia riguardo agli effetti avversi che il procurato aborto può avere sul suo corpo e sulla sua psiche nell’immediato e a distanza di tempo: emorragie, danni anatomici a carico dell’utero, successivi aborti spontanei e parti pretermine, malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze ectopiche, ansia e depressione, rimpianto, disturbo post-traumatico da stress, etc. Se non viene messa al corrente di queste informazioni, la donna di fatto non è in grado di fornire un vero consenso informato. Queste madri che intendono sottoporsi a procurato aborto, vengono anche informate del  drammatico incremento di cancro della mammella a causa del Link ABC cioè il rapporto causale tra Abortion e Breast Cancer? In Cina e in India le donne, cavie della diffusione del procurato aborto, hanno presentato incidenza catastrofica di carcinoma mammario a dimostrazione del link ABC rapporto causale tra Abortion e Breast Cancer: statistiche scomode che vengono occultate.

I Medici obiettori di Fermo e di ogni altro ospedale sono quindi encomiabili per il fatto di tutelare la vita sia dei nascituri sia della madri.
Perfettamente conforme a realtà scientifica è l’affermazione di  Nicola Lucci: “Pascucci ha commesso diversi errori. E cita il bugiardino della pillola e il fatto che non abbia effetti avversi nello 0,5% di tempo, ma, stando a uno studio americano, nel 10% dei casi. Non vorrei che stessimo lavorando per le Big Pharma. E poi questa mozione non rispetta i diritti del nascituro”.
Gionata Bonaccini, al contrario, manifesta ignoranza e dispregio della 194: “È evidente che un Pro Vita non può stare dentro i consultori. Qui si applica la legge, mentre il Pro Vita è ideologizzato”. 194/1978 Art. 2. I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza: a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio; b) …legislazione sul lavoro a tutela della gestante; c) attuando direttamente o proponendo … speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a); d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.
Ideologizzato è quindi chi programmaticamente vuole praticare aborti, chi concepisce i consultori come abortifici che sfornano certificati spedire madri, più o meno male informate, a sbarazzarsi dei loro figli col procurato aborto. Enrico Berlinguer , promotore della 194/1978, affermava: «Noi non lottiamo per la libertà di abortire, non riteniamo l’aborto una conquista civile né tantomeno un fatto positivo. Noi non siamo abortisti, l’aborto resta per noi un male».”
Gli accaniti sostenitori del “diritto” al procurato aborto dovrebbero rispondere ai seguenti  quesiti:
1) Come mai coloro che lo praticano vengono definiti non-obiettori? Perché missione del Medico è prendersi cura della vita, non certo somministrare la morte.
2) Come mai parecchi di coloro che hanno praticato aborti, passano poi nelle file dei provita? Persino il grande promotore dell’aborto negli USA Bernard Nathanson (si veda: The silent scream Il grido silenzioso https://www.youtube.com/watch?v=LU_SuV1xQMI&t=49s ), Anthony Levatino, Beverly Mcmillan, Kathi Aultman (le ultime due citate sono donne). E adesso proprio a Fermo si è risvegliata la coscienza dell’unico sanitario che si prestava all’aborto.
Lascio le conclusioni a Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano: insieme con Giovanbattista  Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978, ma riteneva più che necessaria la presenza dei CAV Centri di Aiuto alla Vita accanto ai reparti di ostetricia. Era e rimaneva (illogicamente) a favore della 194/1978. Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Io non credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino. L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nella parte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzione di gravidanza è una ferita che non si cicatrizza». https://www.tempi.it/giorgio-pardi-laborto-un-omicidio/

Dott. Luciano Leone
Medico Chirurgo, specialista in Pediatria. Ancona
Comitato ProLife Insieme
www.prolifeinsieme.it

https://www.viverefermo.it/2025/07/09/parlate-tanto-di-legalit-approvate-la-legge-dello-stato-passa-in-consiglio-comunale-la-mozione-sullivg/108382/