“La strategia degli anti-scelta, volontariato e stigma sociale per limitare il diritto all’aborto”
Leggo con grande piacere che l’autrice di questo articolo Ilaria Boiano, avvocato di Differenza Donna, sia davvero spaventata dal potere incontrollato della verità.
Infatti come diceva Sant’Agostino, la verità è come un leone non ha bisogno di essere difesa,è sufficiente liberarla e si difenderà da sola.
Il mondo femminista e transfemminista sembra letteralmente sotto stress solo perché anche alla controparte, ovvero le attiviste che vogliono aiutare la vita e non la morte, viene permesso di avere degli spazi per poter offrire questo aiuto. Al contrario però è proprio la parte politica dei “democratici” che ha sposato battaglie arcobaleno e transfemministe a non voler applicare i principi fondanti della democrazia, ovvero la libertà di espressione anche di chi la pensa diversamente da loro.
È ovvio che definirsi in modo ipocrita pro-scelta significa banalmente essere pro-aborto, infatti come ci può essere una scelta se non si offre una alternativa?
L’interruzione volontaria di gravidanza o ivg -che fa più tendenza – consiste nel NON PERMETTERE AL PROPRIO FIGLIO DI NASCERE. Come si può ambire ad avere più aborti, come dice il nome stesso di uno di questi movimenti, +194, che mira ad abolire nei medici l’obiezione di coscienza e vietare la presenza di operatori per la vita nei centri medici e nei consultori?
Mi sa che tutto questo PRIDE (orgoglio) ha fatto un po’ di danni alla capacità di ragionamento logico della donna, che sembra quasi essere ubriaca di onnipotenza, schiava della rivoluzione sessuale, arriva talvolta perfino a vantarsi di quanti aborti ha praticato e a dichiarare con una luciditá sconcertante di essere felice!
La realtà è che l’ aborto è una tragedia SEMPRE. Una sconfitta per la donna, l’uomo e la società intera.
E invece si sente ripetere a pappagallo che la legge 194 è stata una conquista storica di civiltà.
Ma quale civiltà? Quella dei nativi americani che buttavano i bambini giù da una rupe come sacrifici, oppure quella in cui l’idolatria del piacere supera qualsiasi sentimento di umana compassione per le creature più fragili e indifese, i bimbi non nati?
L’aborto non è progresso, l’aborto è involuzione, imbarbarimento, squallore.
E le donne lo sanno, perché hanno scritto nelle loro viscere la verità, cioè che il corpicino di quel piccolo feto che viene soppresso dentro al loro corpo, lascerà un vuoto indelebile.
Potete parlare di stigma sociale, di patriarcato, potete indire concorsi per soli medici non obiettori, impedire l’azione nei consultori a tutte le associazioni che difendono la vita, ma la verità comunque troverà la strada per emergere e infine trionferà.
Per questo noi del Comitato “Prolife Insieme” desideriamo ringraziare tutta la rete di associazioni pro-vita che non si arrendono e continuano a diffondere la verità scientifica che la vita inizia dal concepimento e che ogni essere umano è unico e irripetibile.
Ogni Vita Vale.
Non vale solo “Non una di meno” – per citare un altro movimento pro-aborto – quando viene comodo per promuovere uno spottone politico, per avere consensi dal mio bacino elettorale, permettendo all’egoismo di dettare legge sulle nostre scelte.
Perché la vita di una attivista abortista deve valere di più di quella del figlio nel grembo di sua madre? Non è forse diabolico continuare a promuovere una ideologia di morte che mette una madre contro il proprio figlio?
E se tutti i medici fossero abortisti non sarebbero forse “non nate” molte delle femministe che oggi si riempiono la bocca di battaglie per i “diritti di tutti”?
Dove sono i diritti degli embrioni usati nei laboratori delle aziende farmaceutiche e di cosmesi? Dove sono i diritti dei feti che vengono letteralmente STRAPPATI VIA DALL’ UTERO MATERNO DIMENANDOSI per cercare di restare in quella che dovrebbe essere la loro culla della vita?
Manuela Ferraro
Comitato “ Pro-life insieme “
http://www.prolifeinsieme.it