Egregio Direttore, le chiedo la possibilità di rispondere all’ articolo relativo alla donna cerebralmente morta, tenuta in vita tre mesi per fare nascere la bimba.
https://torinocronaca.it/news/tendenze/525260/la-nascita-di-chance-il-caso-di-una-bambina-nata-da-una-madre-cerebralmente-morta-in-georgia.html
Da tempo, diverse testate giornalistiche in Italia, riportano la notizia di una donna, americana della Georgia, che dichiarata deceduta cerebralmente a Febbraio, viene artificialmente tenuta in vita per consentire al suo bimbo di venire alla luce.Il caso è avvenuto in uno stato dove” vige un divieto assoluto di aborto” e questa, ne è una “conseguenza”.
La donna, madre e infermiera di 30 anni, era incinta di 21 settimane quando ha avuto un’emergenza medica e l’ospedale, in conformità con le leggi della Georgia, ha deciso di continuare le cure per non uccidere il feto.
La bimba è nata, si chiama Chance ( nome provvidenziale!) ma nessuno che gioisca di questa nascita.
Leggendo questa notizia non posso fare a meno di commuovermi, perché, proprio in una zona del mondo tra quelle più civilizzate del pianeta, si tutela ancora la grandissima fragilità e sacralità della vita. E i sanitari affermano – Le nostre massime priorità sono la sicurezza e il benessere dei pazienti-.
Il mio primo pensiero è stato: può essere questo caso sanitario di esempio e riflessione per il resto del mondo?
Ma questa notizia sta già facendo scalpore, e non come si crederebbe, per la gravità dello stato della mamma per la quale purtroppo non c’è più nulla da fare quanto, ahimè, per il fatto che non si ricorra ad un aborto che metta fine sia alla sua vita che a quella del nascituro. Tutte le testate parlano chiaramente citando il caso in questione come un effetto del divieto d’aborto!
Qui in Italia, non ci si meraviglia nemmeno più.
A furia di leggerlo sulle cronache è diventato normale, quasi banale! Guai a dichiarare di essere Prolife, guai a manifestare, guai a pregare davanti a una struttura abortiva, guai alle Regioni che destinano dei fondi alla vita nascente, guai ai volontari dei CAV, guai ai medici obiettori di coscienza, guai alle associazioni che difendono la vita in tutte le sue forme…È diventata una dittatura mediatica, per nulla silenziosa. Pensiamo al fatto che questa piccolina ha già un fratello che la aspetta con grande trepidazione, come unica compagna della sua infanzia e che sarà la sua guida sicura nel prossimo futuro.Deve essere la legge a proclamare ciò? Una legge, per la quale oltretutto è stata necessaria una grande battaglia civile e legale.Possiamo noi in Europa e più vicino, in Italia, sperare in una legge altrettanto umana, quando i nostri fratelli e sorelle ne hanno perso ogni connotazione?
Auguriamoci che il ritmico battere di quel piccolo cuore possa ancora scuotere le coscienze e che questa nascita sia segno dei miracoli che l’amore per la vita è in grado di offrirci.
Cordialmente.
Maria Cariati
Comitato “Prolife Insieme”