Caserta, l’obiezione di coscienza è un diritto dei medici

Cortesemente chiedo di replicare all’articolo https://www.ultimavoce.it/obiettori-di-coscienza-aborto-italia-legge-194/

Personalmente trovo aberrante che ci si indigni perché nel 2025 nei consultori e negli ospedali prevalgano gli obiettori di coscienza.
Ritengo inconcepibile che proprio nel 2025, con le conoscenze raggiunte in campo scientifico, con l’emancipazione della donna e la sua rivalutazione in tutti i settori, con la cultura che ha vinto sull’ analfabetismo e l’ignoranza dilagante nel dopoguerra, ci sia ancora chi sostiene che l’aborto sia un diritto irrinunciabile.
Mi ferisce e mi offende proprio come donna il vedere altre donne scatenate e inferocite gridare per avere il diritto di uccidere il proprio bambino.
Si brandisce la legge 194 e la si usa come bandiera, strumentalizzandola.
Una legge iniqua, pensata per tentare di mettere un freno alla mattanza degli aborti clandestini orribili e pericolosi.
La 194 che rende legittima l’IVG entro il primo trimestre, nonostante si sia cercato di evidenziare nei primi due articoli che la vita dovrebbe comunque essere sempre tutelata, è diventata strumento per giustificare la morte di un bambino.
E ci si stupisce, anzi si va su tutte le furie quando, causa legittima obiezione di coscienza di molti medici, si è costrette a fare i chilometri per andare ad abortire.
Si parla con una leggerezza spaventosa di ” vedere minacciato il diritto ad abortire” mentre l’unico ad essere sotto minaccia è la creatura indifesa che non ha nessun diritto.
E perché mai poi non dovrebbe avere nessun diritto di decisione il padre? Per il fatto che la donna porta nel suo corpo il concepito? Il frutto dell’amore o di un incontro occasionale è comunque l’unione di due corpi e il suo annidarsi nel corpo femminile è una legge della natura e quindi non manipolabile.
È vero che spesso è il futuro padre stesso a voler stare fuori “conigliescamente” da una situazione che non ha cercato, ma è “scappata di mano” , però ci sono anche uomini che sono lasciati fuori dalla scelta a prescindere da quale sarebbe stata la loro decisione.
“In Italia è sempre più minacciato il diritto all’aborto”, questo è il mantra ripetuto sempre e ovunque. E si lanciano le pietre contro gli obiettori di coscienza e si vorrebbe mettere a tacere il loro diritto sacrosanto, anch’esso  legittimato dalla l.194 obbligandoli, a fare qualcosa che non si sentono in coscienza di eseguire.
Prima della 194 le donne abortivano comunque nell’illegalità e rischiando la vita e, aggiungerei, nella quasi totale ignoranza a livello scientifico, di ciò che andavano a fare. Quando una donna scopre di essere in gravidanza, sia essa voluta che capitata ( anche se il termine “capitata” è spesso usato a sproposito), è sommersa da infinite emozioni.
La prima è la sorpresa poi arrivano, a seconda dei casi, la gioia, la paura, lo smarrimento perché ella è consapevole di quello che sta succedendo dentro di lei.
Adesso, con tutta la letteratura a disposizione in cui è scientificamente dimostrato che la vita inizia dal concepimento, che l’embrione ha già un proprio patrimonio genetico differente dai genitori, che il suo cuore batte già dal diciottesimo giorno ecc… non si può più accettare la tesi del “grumo di cellule”.
Se prima le donne potevano essere fermate dal liberarsi del proprio bambino perché lo sentivano “carne della propria carne”, adesso dovrebbero fermarsi in quanto, attraverso l’evoluzione delle immagini ecografiche su di un feto anche solo di otto settimane, c’è la prova provata che lì dentro c’è vita ed è vita nascente.
Il fatto che un articolo della l.194 regolamenti l’obiezione di coscienza per garantire così agli operatori sanitari di non andare contro il loro credo, metta in crisi il diritto delle donne ad uccidere il proprio figlio non mi pare si possa mettere in discussione.
La legge garantisce l ivg nel primo trimestre ma garantisce anche la tutela di chi vi si oppone non prestando il proprio intervento che considera come uccisione di un essere umano.
Come possa essere considerata INDECENTE l’entrata nei consultori dei movimenti pro vita mi risulta poi incomprensibile. Non riesco ad immaginare che cosa temano  queste persone possano fare.
Hanno forse paura che riescano a fare cambiare idea ad una mamma?
Che riescano a leggere lo smarrimento e a volte la disperazione nei suoi occhi e le allunghino la mano per aiutarla a fare chiarezza?
E perché considerare eventualmente il cambiamento di idea una sorta di lavaggio del cervello?
Cosa frulla in quelle menti per arrivare a queste conclusioni?
Hanno mai visto, queste femministe che rivendicano diritti, una donna che decide di tenere il bambino? Hanno visto la luce nei suoi occhi, la felicità fino anche alle lacrime di commozione quando tengono sul ventre il cucciolo d’uomo appena nato? E di rimando hanno mai visto, queste assatanate di diritti, una donna che ha appena abortito? Hanno accompagnato poi questa donna nel duro percorso che l’aspetta?
No, non lo hanno fatto e mai lo faranno in quanto il loro sbraitare si ferma lì, alla messa in pratica del diritto acquisito dopo “anni di dure battaglie..”
Credo che sia necessario fermarsi un momento a pensare seriamente a cosa si sta facendo. Sarebbe auspicabile che si cercasse di capire perché c’è tutto un mondo al quale l’aborto appare il più efferato dei crimini in quanto infierisce su chi non ha la forza di proteggersi.
Il confronto e non lo scontro potrebbe aprire le menti ed aiutare una società che sta andando alla deriva, priva di valori, autoreferenziale che punta solo sul proprio IO .
E quando una donna scopre di aspettare un bambino, dall’IO si passa subito al NOI ed ecco che si apre un mondo.
Entrare in questa nuova dimensione non toglie niente ad una donna ed aiutarla in questo capitolo della sua vita non è negarle un diritto facendo leva sul senso di colpa, ma è provare a capire se è proprio quello che desidera o se in fondo al suo cuore c’è una fessura che, se violentata, sanguinerà per tutta la vita.

Angela D ‘ Alessandro

Prolife insieme

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