Antiabortisti, cioè contrari alla violenza sui bimbi non nati

https://www.estense.com/2025/1138291/antiabortista-e-un-complimento/

Egregia signora,
Innanzitutto, mi preme ringraziarla per aver pubblicato la replica della nostra socia, Manuela Ferraro, pur non condividendone il contenuto: la democrazia è anche questo.
In qualità di vicepresidente del comitato “Pro life insieme”, però, mi preme anche sgombrare il campo da alcuni fraintendimenti che mi sembra di leggere tra le righe nella sua cortese risposta.
Innanzitutto, il nostro gruppo è principalmente una realtà culturale, che ha come obiettivo quello di offrire un punto di vista diverso, sicuramente minoritario nella nostra società, ma assolutamente basato su solide fondamenta scientifiche, filosofiche, e, per chi è credente, teologiche. I nostri toni sono sempre molto pacati e mai aggressivi, però sicuramente decisi: siamo la voce di chi non può parlare, cioè del bambino non nato.

Antiabortista è un complimento!

Fatta questa doverosa premessa, vengo alla definizione “antiabortista“ che dal nostro punto di vista è assolutamente un complimento, proprio perché esprime esattamente il nostro modo di procedere contro una pratica sicuramente violenta: sottolineo, contro la pratica dell’aborto, infatti mai nelle nostre parole si esprime un giudizio nei confronti delle persone, innanzitutto delle donne che hanno deciso di abortire, perché sappiamo bene qual è il vissuto di una donna che si trova di fronte ad una gravidanza inaspettata e, spesso da sola, pensa di avere davanti un’unica soluzione. Citare i casi come lo stupro, atto gravissimo che non si può nemmeno immaginare se non lo si è subíto, significa però non conoscere le statistiche: sicuramente gli aborti derivati dalla violenza, dallo stupro, dall’incesto, non si possono calcolare in una percentuale superiore al 5%. Premesso che, guardando un’ecografia, non si può distinguere se un bambino sia frutto di uno stupro o frutto dell’amore di una coppia, perché i bambini sono tutti uguali, vorremmo però sottolineare che c’è un 95% di interruzioni di gravidanza che non rientrano in una casistica così grave.
Lei, correttamente, cita la precarietà tra le cause di IVG e immagino si riferisca anche, ma non solo, a problemi di carattere economico. Ci sono 1000 possibilità alternative per sostenere una donna indigente e aiutarla a portare a termine la gravidanza senza rinunciare al suo bambino, non soltanto grazie ai centri di aiuto alla vita che sono diffusi in tutta Italia ma anche ai sostegni che arrivano dai servizi sociali e dai comuni.

L’aborto non è un diritto

Mi permetto poi di correggerla: l’aborto non è un diritto, la legge 194 del 1978 si intitola “tutela della maternità e della vita nascente“, ed era stata pensata per superare l’interruzione di gravidanza clandestina, mai debellata. Nel 2025, dopo quasi mezzo secolo di approvazione della legge, dobbiamo giungere alla conclusione che, innanzitutto non è mai stata completamente applicata, soprattutto nella parte dove si raccomanda di non usarla come mezzo contraccettivo e di aiutare la donna a superare tutte le difficoltà che potrebbero portarla a decidere per l’interruzione di gravidanza.

Il dolore delle donne: chi se ne occupa?

Ma, e questa è la cosa più grave, che muove noi del comitato “Pro life insieme“, non si tiene conto non soltanto dei 6 milioni di bambini che sono stati soppressi, ma nemmeno delle loro mamme, le donne che hanno rinunciato alla gravidanza scegliendo l’aborto e si sono ritrovate sconvolte nella vita per sempre: basta leggere i resoconti degli psicologi che cercano di raccogliere i cocci di chi non riesce a perdonarsi per aver abortito. Perché una donna non riesce a perdonarsi? Perché la maternità è la cosa più naturale del mondo, che la si voglia o non la si voglia, che la si cerchi o non la si cerchi: è scientificamente dimostrato che cellule dell’embrione, a qualunque stadio, resteranno per sempre nel corpo della mamma. È ormai risaputo (non c’erano gli strumenti nel 1978 per confermarlo) che il cuore del piccolo batte a 18 giorni dal concepimento, e che si tratta senza dubbio di un essere umano, lo si capisce dal primo zigote che si forma e che ha scritto in sé tutto il programma della vita intera (e non solo del periodo della gestazione).

RU486: rischi gravi per la donna

A proposito, poi, della pillola abortiva RU486, i danni e i rischi per la donna sono altissimi, anche in questo caso è possibile leggere articoli sul nostro sito pubblicati da ginecologi di alto profilo professionale a livello nazionale, i quali mai evidentemente si esporrebbero in modo privo di competenza e scientificità.(IVG con RU486, se l’aborto farmacologico è più pericoloso)
Ecco perché noi cerchiamo di mostrare la verità scientifica, naturale, alla donna che si trova in difficoltà per una gravidanza inaspettata. Suggeriamo la lettura degli articoli del nostro sito (ormai più di 500) inerenti esclusivamente il tema legato all’aborto, alla donna, all’uomo, alla famiglia.
Il discorso sarebbe ancora molto lungo, ed è per questo che è importante confrontarsi e non rifiutare a prescindere il dialogo, anche con chi ha posizioni diverse: noi abbiamo constatato il reciproco arricchimento quando dialoghiamo con chi è lontano da noi.
Siamo a disposizione. Cordialità.

Prof. Vittoria Criscuolo.

Vicepresidente Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it