Vasto, obiezione di coscienza rende l’IVG impossibile

Egregio Direttore,
Chiedo cortesemente di poter replicare all’articolo https://www.pressenza.com/it/2025/06/a-vasto-il-ripristino-dellaborto-e-parziale-possibile-solo-farmacologico/

Notizia bomba: a Vasto comune abruzzese nell’ ospedale San Pio, è impossibile ricorrere alla IVG chirurgica in quanto il personale è obiettore di coscienza.
Questa cosa ha creato un bel po’ di agitazione. Ha visto infatti muoversi vari comitati femministi come “Zona fucsia” e altre realtà pronte a difendere la libertà delle donne entrando a gamba tesa nel “fattaccio”.
La notizia che tra coloro che dovrebbero essere chi che pone fine ad una vita ci sia una sorta di resistenza sostenuta tra l’altro da una legge che lo permette  “In Italia l’obiezione di coscienza sull’interruzione volontaria di gravidanza è regolata dall’articolo 9 della legge 194 del 1978, che ha legalizzato l’aborto, e consente ai medici e al personale sanitario di astenersi da tale pratica per motivazioni personali” ( cit. Dal web)
ha suscitato polemiche.
Rimane comunque garantita l’ivg chimica.
Cosa ci sia di così strano che una donna intenzionata ad abortire non lo possa fare “sotto casa” vista la mancanza di personale per il quale una cosa così è aberrante, io non me lo spiego.
Dietro la ormai comune pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza c’è la morte di un bambino. Questo concetto però non è preso in considerazione, si parla solo di autodeterminazione, di libertà, di diritti ecc e tutti naturalmente rivolti alla donna. Dei diritti del nascituro non ci si pone il problema.

“Tanto è un grumo di cellule ancora senza vita.”

Sappiamo tutti ormai che non è così e chi pensa invece che non ci sia vita vada a documentarsi, ma è molto più semplice chiudere gli occhi ed ignorare la realtà dando semplicemente una randellata al “grillo parlante” usando la metafora di Collodi ( Carlo Lorenzini) facendo quindi finta di niente anche perché la legge lo permette quindi magari…tanto male non sarà….
E ci si racconta bugie su bugie per giustificare questo scempio. Personalmente il fatto che una donna debba percorrere i chilometri per trovare un medico compiacente non mi crea scandalo.
Mi scandalizzo invece quando sento di malati anche gravi che per poter eseguire una tac urgente devono attendere mesi in quanto le liste di attesa sono interminabili.
Oppure debba percorrere tanta strada per trovare un posto libero o addirittura debba ricorrere a strutture private pagandosi anche la prestazione quando questa dovrebbe essere garantita e gratuita viste le trattenute in busta paga che tutti abbiamo per sostenere la sanità e renderla quindi accessibile e gratuita per tutti.
Una donna decisa ad abortire non dovrebbe essere costretta a girovagare per la penisola per riuscire a realizzare l’ obiettivo. Una donna in queste condizioni è già fortemente provata, sostengono molti a difesa.
Allora se è già fortemente provata significa che sa perfettamente cosa sta andando a fare.
Mi riesce invece difficile capire come si possa non scendere in piazza per contestare il fatto che un malato di cancro debba fare centinaia di chilometri per trovare dove fare ricerca diagnostica.
Oppure pagarsi prestazioni molto care per vedere ridotti i tempi di attesa.
Il fatto che in un ospedale ci sia un NO deciso all’unanimità da parte del personale medico nei confronti dell’aborto dovrebbe fare riflettere e non scatenare sommosse!

Angela D’ Alessandro
Prolife insieme
http://www.prolifeinsieme.it