Aborto: fu vera gloria?
Parafrasando Alessandro Manzoni possiamo oggi chiederci se la legge 194/78, confermata dal referendum del 1981 del quale ricorre l’anniversario, sia stata vera gloria. Per la donna, per la famiglia, per l’uomo, per la società tutta.
Se una legge sia buona o meno si puo capire dagli effetti, nel corso del tempo, da essa prodotti: a quasi mezzo secolo di distanza dalla sua approvazione un bilancio si può anche provare a proporre.
1) le cifre ufficiali: più di 6.000.000 di aborti, cioè di piccole vite concepite e mai nate, sono un dato di fatto. Chiunque, anche gli abortisti, non può che inorridire di fronte alla mattanza perpetrata annualmente e responsabile, in parte, dell’enorme calo demografico che caratterizza il nostro Paese.
2) le cifre reali: le vendite cresciute esponenzialmente delle pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo, che studi serissimi rivelano avere anche possibile effetto abortivo, aumentano enormemente il numero effettivo degli aborti in Italia.
3) gli obiettivi: pensata per eliminare gli aborti clandestini, la legge in realtà non è riuscita nel suo intento, stante la relazione del Ministero della Salute che conferma il permanere della piaga delle IVG illegali.
4) i propositi: la 194 non è stata approvata come mezzo di controllo delle nascite ma come extrema ratio per situazioni difficili. In realtà, non si conoscono i veri motivi che spingono la donna ad abortire, se non in modo collaterale, perché ella non è tenuta a dichiararli nel momento in cui si reca a richiedere il primo certificato. Se però si cerca di fare un confronto con altri Paesi nei quali le ragioni di una scelta vengono dichiarate ( per esempio gli Stati Uniti), si scopre che meno del 5% sono gli aborti per incesto, stupro, problemi di salute di madre e piccolo. Il 95% invece decide di abortire per “ motivazione elettiva”, cioè scelta personale, eventualmente declinabile poi in “sottocause” come economica, psicologica, sociale ecc. L’esatto opposto di quanto si proponeva la legge in Italia.
5) i costi: studi serissimi dimostrano l’impatto disastroso sulle finanze dell’applicazione della legge 194/78, a carico di tutti i contribuenti, anche di chi è pro-life da sempre.
6) effetti sociali: chi paga il prezzo più alto è la donna, che vive sulla propria pelle la decisione di abortire, subendone conseguenze fisiche ma soprattutto psicologiche ed emotive. Sono milioni le mamme che hanno visto coi propri occhi il piccolo abortito nel bagno con RU486. Sono milioni le donne che si portano nel cuore e nella memoria il rimpianto per non aver potuto salvare il proprio bimbo, dovendo spesso ricorrere per anni alla psicoterapia, o isolandosi in bulimia, anoressia, disturbi psichici, tendenze al suicidio.
7) effetti sociali: l’uomo, relegato dalla legge a ruolo inesistente, senza diritto di esprimere il proprio parere sul figlio che ha contribuito al 50% a concepire, nel corso di quasi 50 anni ha subito una involuzione tale da non essere più in grado di mostrarsi come il sostegno indispensabile in situazioni difficili come una gravidanza inattesa.
Potrei continuare oltre a lungo, ma rinvio al sito del Comitato “ Pro-life insieme “ sul quale si possono trovare centinaia di articoli di professionisti, di mamme, di volontarie, di donne che hanno abortito e si pentono per sempre,a conferma di quanto ho semplicemente elencato.
Quindi, a conclusione, torniamo al quesito iniziale:” Fu vera gloria?” Noi siamo in una certa misura i “ posteri” cui spetta “ l’ardua sentenza”.
Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente del Comitato “ Pro-life insieme “