I dati che arrivano dagli Stati Uniti permettono di farsi un’idea di quali siano le cause che portano una madre a scegliere l’aborto e a rinunciare al proprio bambino.
Scopriamo così, da un articolo del quale riporto un passaggio e più sotto il link originale, che i rischi per la salute della madre e del bimbo, oppure la motivazione legata a stupro e incesto (solitamente molto citata dagli abortisti), non ricopre più del 5% degli aborti, in alcuni Stati selezionati.
(…) In generale, le eccezioni comuni ai limiti sull’aborto rappresentano meno del 5% di tutti gli aborti.
Il che significa che tra il 90 e il 95,9% degli aborti si verifica per quello che viene definito “motivo elettivo“, in altre parole per scelta personale, cioè che il 95,9% degli aborti avviene semplicemente perché la madre non vuole il bambino e che un altro 1,2% perché non vuole un bambino che potrebbe presentare problemi, più o meno correttamente diagnosticati in utero (gli errori diagnostici sono frequenti ed alimentano paure incontrollate). (ProVita&Famiglia n.122 ottobre 2023; n.136 gennaio 2025)
Dietro questa volontà di non portare avanti la gravidanza, poi, c’è un insieme di “sottocause” legate a condizioni economiche, sociali, problematiche psicologiche e lavorative: in ogni caso, però, non si tratta di motivazioni dirimenti, e che non potrebbero trovare soluzioni completamente diverse rispetto alla soppressione del bambino.
C’è da chiedersi quale possa essere l’origine “ culturale “ di una devastazione umana di tale portata, che contraddice a quello che è sempre stato e dovrebbe essere il comune sentire di madri e di padri, e se sia possibile ritrovare una cultura rispettosa ed amante della vita.
E in Italia?
Per quale motivo una donna in Italia decide di abortire? Dalla relazione del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194/78 non è possibile ricavare le cause di una scelta che porta ogni anno a sopprimere più di 65.000 bambini già concepiti. https://www.biodiritto.org/ocmultibinary/download/4765/55581/3/105d867d3dd804a79c130a7df8995261/file/Relazione+aborto.pdf
La questione però che vorrei sottolineare è relativa soprattutto agli aborti dopo stupro e incesto, meno dell’1%0,4% negli USA, che pure sono assai maggiormente gravati da atti criminali.
Non sappiamo se in Italia le percentuali siano sovrapponibili a quelle degli Stai Uniti, ma si può ritenere che non si vada molto lontani da queste cifre: stupri e incesti sono atti orribili, e si auspica che non superino l’1% nel range delle motivazioni per l’aborto. Si deve anzi dire che la maggior parte delle donne che subiscono questo trauma, scoprono incredibili risorse materne e portano a termine la gravidanza, crescendo poi personalmente il bambino oppure affidandolo in adozione.
Le differenze tra sistema americano e italiano sono notevoli, dal punto di vista legislativo ( le leggi variano da Stato a Stato); economico ( in Italia l’aborto è praticato gratuitamente dal servizio sanitario nazionale a spese di tutti i contribuenti, imponendo tali costi anche ai provita, mentre negli USA esistono le cliniche private che speculano ampiamente su queste situazioni); di raccolta dati ( da noi le motivazioni di una scelta come l’aborto non risultano dalla relazione ministeriale mentre i dati degli USA sono ricavati da sondaggi mirati ed espliciti).
Ci sono quindi oggettive difficoltà per parlare di una sovrapposizione di cifre e di rappresentatività di quelle americane per l’Italia.
Pur non avendo dati diretti, possiamo ipotizzare che le percentuali italiane per stupro e incesto siano simili o inferiori a quelle USA (1% e <0,5%), data la sotto-segnalazione e Tenuto conto dell’accesso universale all’IVG senza necessità di giustificazioni, seppure si ipotizzasse che l’1% facesse seguito a stupro o a incesto. Ad esempio: su 63.653 IVG nel 2021, l’1% equivarrebbe a circa 636 casi per stupro o meno di 318 per incesto,Tuttavia, questa è una stima speculativa, non supportata da dati ufficiali italiani. Su su 65.631 del 2022 l’1% equivale a 656 per stupro o meno di 323 per incesto.
I fautori del libero aborto dovrebbero giustificare gli altri 63.017 aborti del 2021 e gli altri 64.975 del 2022.
Proviamo a riflettere sulle possibili cause della mentalità abortiva in Italia:
1) certamente la legge 194/78 ABORTO: Tutto quello che c’è da sapere
che da quasi mezzo secolo concede alla donna di abortire, presenta gravissime lacune. Nata col pretesto di ridurre o cancellare l’aborto clandestino artatamente gonfiato sino all’inverosimile (il numero di donne che radicali ed altri promotori dell’aborto affermavano essere morte per aborto clandestino superava nell’ordine di milioni, il totale delle donne morte di qualsiasi età, dalle bambine alle ultraottantenni!) , esplicitamente presentata come “ Legge per la tutela della maternità e della vita nascente” si è trasformata in uno strumento di eliminazione seriale di bimbi indifesi.
La 194, mentre afferma che il procurato aborto non deve rappresentare un mezzo contraccettivo, in realtà ha consentito e consente a migliaia di donne di eliminare i bambini concepiti sia che non usino alcun mezzo di controllo delle nascite sia che tale mezzo non abbia raggiunto il suo scopo.
La superficialità e, spesso, l’ignoranza di quando inizia la vita umana, nonché della crudeltà dei sistemi abortivi, sono tra i motivi principali di tali comportamenti.
2) la scristianizzazione globale della nostra società ha comportato un diffuso atteggiamento di autoreferenzialità, “ Io al posto di Dio”, con il rifiuto del valore della vita, sacra dal concepimento e, in quanto tale, intangibile per diritto naturale, per un credente. La persona umana, “ opus perfectissimum “, dotata dal Creatore di anima e corpo, segno del Suo Amore incommensurabile, non è più al centro dello sguardo di contemplazione e del rispetto dell’uomo e della donna.
3) l’eclissi della figura paterna, della centralità dell’uomo, nel suo ruolo di sostegno e accompagnamento della donna, ha come origine senz’altro l’articolo 5 della legge 194: attribuire alla donna, e a lei sola, il diritto di sopprimere il bimbo che insieme hanno concepito, ha marginalizzato la figura maschile che, nell’immaginario collettivo, è diventata un’ombra, priva della consistenza indispensabile per definirsi uomo, marito, padre.
4) la donna, spesso abbandonata a se stessa dall’uomo e dalla famiglia, se si trova in condizione di difficoltà per una gravidanza inattesa, ricorre all’unica soluzione che nell’immediato le sembra possibile: l’eliminazione del problema. Cioè l’eliminazione del bimbo che attende.
5) le lacune dello Stato: la legge, sebbene totalmente iniqua in quanto dispensatrice di morte su un bimbo indifeso, doveva essere tassativamente monitorata, per verificarne la piena attuazione, specie nelle parti in base alle quali presuppone interventi a favore della vita, come dichiarato espressamente in particolare negli articoli 1 e 2 della 194. Invece nulla è mai stato messo in atto per arginare gli abusi, per così dire, “più disinvolti”, come per esempio le recidive, che testimoniano il ricorso al procurato aborto come contraccettivo tardivo.
Se si confrontano i dati americani riportati nell’articolo originale, comparando California e Texas, si vede che laddove la legge è più restrittiva, minore è il numero degli aborti. Si può fare un confronto anche in Europa tra Polonia e Francia, arrivando allo stessa conclusione. Le leggi rappresentano dei limiti per gli uomini, ma contribuiscono anche alla formazione di una “cultura”, che nel caso della 194 è stata distruttiva del valore della vita umana.
6) la diffusione della pillola abortiva RU486 , che ormai rappresenta la modalità elettiva di più del 50% delle IVG, specie tra le ragazze giovanissime e adolescenti, ha portato ad una deresponsabilizzazione completa, anche per via della facilissima fruibilità per chiunque. https://www.avvenire.it/vita/pagine/il-rapporto-crescono-gli-aborti-tra-le-minorenni-l-aumento-non-si-ferma-piu?_gl=1*vdxerx*_up*MQ..*_ga*Njg0MDM2NjI5LjE3NDUwNTYwNDI.*_ga_BRSYFP49FK*MTc0NTA1NjA0MS4xLjAuMTc0NTA1NjA0MS4wLjAuMTgxODQyMjc3
7) la presenza sul mercato di pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo, con alta probabilità di effetto abortivo, come dimostrato da studi autorevolissimi, aumenta esponenzialmente il numero dei bambini concepiti che non riescono a nascere.
8) la diffusione di una esasperata affermazione del femminismo aggressivo e accentratore, ha portato a scambiare il delitto di aborto per diritto all’eliminazione del figlio innocente, e la donna, arrogatasi il ruolo di “ padrona di vita e di morte”, sacrifica sull’altare dell’autodeterminazione quello che è il privilegio esclusivamente femminile della maternità. Si tenga presente che la 194, in maniera del tutto contraddittoria, afferma che si deve prestare assistenza al feto abortito che dimostri segni vitali: affermazione che manifesta appieno la natura delittuosa del procurato aborto, che per di più viene tuttora perseguito in casi determinati dagli art.593 bis e 593 ter del codice penale.
Quali espedienti inutili si pensa di mettere in campo:
1) i cosiddetti “ Corsi di educazione alla sessualità/affettività/rispetto dell’altro/amore/antibullismo…” richiesti a gran voce da varie agenzie “ educative” non hanno alcuna possibilità di offrire soluzioni al problema così grave e diffuso dell’aborto. Innanzitutto caricare la scuola di ulteriori iniziative estranee al normale svolgimento delle lezioni e dei programmi, impedirebbe agli studenti di acquisire cultura e capacità critica indispensabili per il loro futuro. Poi, chi propone tali corsi, ha in mente di diffondere ideologie come il gender, che non contribuisce a costruire un’immagine serena ed equilibrata dell’io in formazione di un ragazzo. L’educazione non è mai un fatto neutrale. Corsi di qualche ora, durante il tempo scuola, con l’intervento di “esperti” esterni portatori di un proprio pensiero, rischiano di sovrapporsi ai principi e ai valori della famiglia, unica detentrice del diritto di crescere e di educare la prole, come recita la nostra Costituzione.
2) l’estensione di molteplici attività, che incentrano l’interesse dei minori sulla sessualità, ottengono esattamente il risultato opposto a quello conclamato di agire per la prevenzione: attuano invece sessualizzazione precoce, incentivano cioè esperienze sessuali precoci, cosicché moltiplicano gravidanze in desiderate, sensi di inadeguatezza, violenza verso persone considerate diverse oppure concorrenziali.
Il rapporto con l’altro sesso verrebbe tranquillamente accettato come naturale e scoperto gradualmente in rapporto al singolo sviluppo della personalità di ciascuno, connessa a ritmi biologici e ad influssi familiari ed ambientali estremamente diversi e soggettivi.
La pletora di interventi sopra delineati interferisce con la libertà delle famiglie e di ciascun bambino o adolescente, trasforma in argomento complicato o addirittura astruso ciò che nell’ambito privato è naturale e semplice, consente l’intrusione di persone estranee nella delicata realtà di ciascun singolo bambino o adolescente.
Esaminiamo ora le possibili soluzioni:
1) Corsi di educazione alla genitorialità rivolti ad adulti, per offrire gli strumenti necessari a rapportarsi con bimbi e adolescenti. Tali corsi andrebbero organizzati da agenzie educative di chiaro impianto personalista, per contribuire a costruire nel figlio un’immagine di sé centrata e armoniosa. In tal modo si potrebbe anche realizzare una relazione significativa genitori/figli basata su valori condivisi e momenti di discussione.
2) Proposta di frequentare centri educativi legati agli oratori, previa organizzazione con educatori e sacerdoti di momenti di incontro e approfondimento sulla centralità della persona umana, sul valore della vita, sull’aborto, sulla regolazione naturale della fertilità. Se non si può pretendere che tutti i ragazzi conducano un’esistenza legata alla parrocchia, essa però potrebbe diventare garanzia per i genitori di corsi selezionati secondo l’antropologia cristiana.
3) Recupero della centralità della Chiesa nel processo educativo dei bimbi, ragazzi, giovani.
4) Rivalutazione della figura femminile nella sua complementarietà con la figura maschile.
5) Rivalutazione della donna come madre e come signora (domina in Latino) e centro affettivo della famiglia, colei che, insieme con il padre, segue con amore e con autorevolezza i figli indicando una vita cristiana e pertanto valida e completa.
Prof. Vittoria Criscuolo
https://www.adhocnews.it/aborti-usa-meno-del-5-per-stupro-incesto-motivi-di-salute/