Adozione degli embrioni congelati: il parere della bioeticista

La dottoressa Giulia Bovassi spiega i risvolti etici sottesi alla proposta di legge degli embrioni congelati.

La questione degli embrioni cosiddetti soprannumerari (o “in esubero”), ottenuti mediante tecniche di fecondazione medicalmente assistita extra-corporea e non trasferiti nell’utero della madre, è un tema tenuto spesso e volentieri all’ombra di altrequestioni affini, quali denatalità, fertilità e infertilità, bioetica di inizio vita, dignità e statuto dell’embrione umano, bioetica e sessualità, selezione embrionaria preimpianto sollecitata da finalità e/o intenzionalità eugenetiche.

Spesso i tentativi di abbozzare un discorso etico in merito a questioni di inizio vita si soffermano esclusivamente su aspetti fisiologici oppure, da parte della bioetica personalista, sull’aborto, che tra le numerose criticità prevede anche quella di essere centrale, sullo scenario della crisi demografica, nel conteggio dei bimbi mancanti all’appello. Purtroppo anche quel che accade con le tecnologie di fecondazione assistita prevede la selezione, lariduzione (eliminazione) e, in aggiunta, la crioconservazione di vite umane. Nel caso della crioconservazione si definiscono queste esistenze come “sospese”: sono esseri umani concepiti, vitali, pronti per continuare il loro sviluppo fino alla nascita, ma volutamente “bloccati” per decisione dei genitori. Sostanzialmente l’essere umano, spinto da una volontà tecnocratica e tecnomorfa, si trova, ancora una volta, in un vicolo cieco creato dal suo puro fare, sterilizzato dall’incidenza delle grandi e laiche problematiche morali.

Ora, la questione sul destino di queste vite è notoriamente tra quelle maggiormente divisive anche fra accademici bioeticisti personalisti, alcuni dei quali favorevoli all’adozione mentre altri contrari. Consentire a coppie eterosessuali, senza alcun legame genetico con quei bambini, di adottarli (adozione per nascita – APN) è lodevole nel fine (garantire a questi embrioni il diritto a nascere), eppure molto problematica nel merito, cioè sotto il profilo morale, sia per quel che la procedura comporta sia per le ricadute antropologiche dell’adozione prenatale, per certi aspetti simili (non identiche) a quelle della surrogazione. D’altro canto, chi si pronuncia favorevolmente nei confronti dell’adozione, fonda il suo sostegno sulla differenza morale tra causare un male oggettivo e constatare l’esistenza (condannata, non voluta e ingiustificabile) di questo male (produzione e congelamento di embrioni residui) cercando di agire con un atto (adozione) in se stesso positivo se assume come criterio primario e fondamentale la vita di quell’essere umano. Il fine buono (consentire la nascita a questi bimbi) non andrebbe a cercare il mezzo cattivo tantomeno a giustificarlo. Accanto a queste sintetiche riflessioni non si può ignorare il rischio concreto che l’adozione incentivi la pratica sbagliata della fecondazione artificiale, la quale è esito di una visione della famiglia di tipico contrattualistico e storicista.

Quel che stupisce, francamente, è la scelta di includere la fecondazione assistita tra i LEA e ora di voler “tamponare” un problema oggettivo, come la dignità e i diritti delle migliaia di vite umane sospese (embrioni congelati in depositi di azoto liquido),aprendo a “soluzioni” cariche di controversie, che la prima decisione (LEA) di certo non ha fatto che acutizzare e accrescere.

In tutto ciò, credo si dovrebbe, al contrario e per coerenza, tornare al dibattito sulla legittimità etica della FIVET, considerata sia dalla bioetica personalista sia dagli insegnamenti di teologia morale (anche se purtroppo la mia piccola esperienza, dove sono stata intercettata da tanti consacrati per una formazione in merito, mi insegna che troppi sacerdoti non vengono preparati minimamente sotto il profilo bioetico), come un grave disordine morale.

Aggiungo che la questione dell’adozione apre alla ben più ampia questione sullo statuto ontologico dell’embrione umano, con tutto quel che dovrebbe derivarne. L’adozione è un istituto giuridico che consente all’adottante di adottare un altro soggetto: quindi il tema a cui porta questa proposta di legge dovrebbe essere il riconoscimento della soggettività dell’adottato.

Istruzione “ Dignitas Personae”

Detto ciò, riporto quanto affermato nell’Istruzione Dignitas Personae, a margine della riflessione sull’alto numero di embrioni sacrificati durante le tecniche di procreazione in vitro e gli altri scenari ai quali viene vincolato il loro destino:

«La crioconservazione è incompatibile con il rispetto dovuto agli embrioni umani: presuppone la loro produzione in vitro; li espone a gravi rischi di morte o di danno per la loro integrità fisica, in quanto un’alta percentuale non sopravvive alla procedura di congelamento e di scongelamento; li pone in una situazione suscettibile di ulteriore offese e manipolazioni.

La maggior parte degli embrioni non utilizzati rimangono ‘orfani’. I loro genitori non li richiedono, e talvolta se ne perdono le tracce. Ciò spiega l’esistenza di depositi di migliaia e migliaia di embrioni congelati in quasi tutti i Paesi dove si pratica la fecondazione in vitro.

Per quanto riguarda il gran numero di embrioni congelati già esistenti si pone la domanda: che fare di loro? Alcuni si pongono tale interrogativo senza coglierne la sostanza etica, motivati unicamente dalla necessità di osservare la legge che impone di svuotare dopo un certo tempo i depositi dei centri di crioconservazione, che poi saranno nuovamente riempiti. Altri sono coscienti, invece, che è stata commessa una grave ingiustizia e si interrogano su come ottemperare al dovere di ripararvi.

Sono chiaramente inaccettabili le proposte di usare tali embrioni per la ricerca o di destinarli a usi terapeutici, perché trattano gli embrioni come semplice “materiale biologico” e comportano la loro distruzione. Neppure la proposta di scongelare questi embrioni e, senza riattivarli, usarli per la ricerca come se fossero dei normali cadaveri, è ammissibile.

(…)

È stata inoltre avanzata la proposta, solo al fine di dare un’opportunità di nascere ad esseri umani altrimenti condannati alla distruzione, di procedere ad una forma di “adozione prenatale”. Tale proposta, lodevole nelle intenzioni di rispetto e di difesa della vita umana, presenta tuttavia vari problemi non dissimili da quelli sopra elencati.

Occorre costatare, in definitiva, che le migliaia di embrioni in stato di abbandono determinano una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile. Perciò Giovanni Paolo II lanciò un appello alla coscienza dei responsabili del mondo scientifico ed in modo particolare ai medici perché venga fermata la produzione di embrioni umani, tenendo conto che non si intravede una via d’uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia e migliaia di embrioni “congelati”, i quali sono e restano pur sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane”»

Dottoressa Giulia Bovassi

Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it