Vasto, rivendicazioni femministe sul cosiddetto “ diritto” di aborto

Egregio Direttore,
Mi consenta di commentare le affermazioni sul sit in a Vasto per la “problematica” dell’accesso all’aborto. https://vastoweb.com/2025/04/attualita/sit-in-a-vasto-senza-accesso-allinterruzione-volontaria-di-gravidanza-nessun-diritto-e-garantito/
Il cosiddetto tema dei “ diritti negati” reclamato dalle manifestanti non rende onore alla verità, visto che nel nostro Paese, se c’è un “ diritto” ampiamente riconosciuto, è quello dell’aborto: non si dà un solo caso di rifiuto di aborto che, è bene ricordarlo, per legge non è un diritto. La 194/78 si intitola per “la tutela della maternità” e non per il “diritto di sopprimere un figlio”, cioè il bimbo che la donna attende.
Se, invece, la questione si sposta al “dato allarmante: il 90% dei ginecologi della provincia di Chieti risulta obiettore di coscienza”, ci chiediamo quale sarebbe la pretesa? Che venga meno il diritto ( questo sì!) all’ obiezione di coscienza, sancito dalla Costituzione? Che si obblighi un medico ad andare contro il Giuramento di Ippocrate, che secoli prima di Cristo prevedeva di non nuocere mai al paziente e di non dare alla donna farmaci abortivi? Il medico sa per certo che l’interruzione di gravidanza significa interruzione della vita del piccolo, il cui cuore batte a 18 giorni dal concepimento, il cui DNA è unico e irripetibile. Si può forse pretendere di prevaricare sulla coscienza del medico, solo perché, a dire delle manifestanti, limiterebbe “fortemente l’autodeterminazione delle donne”? Si verificherebbe in tal caso una discriminazione tra chi esercita la propria professione e la donna, quasi detentrice di diritti più di altri.
Risulta pertanto del tutto errato affermare “Senza accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, nessun diritto è garantito”: sono le parole di Maria Perrone Capano.
Mi chiedo poi quale seguito pensino di avere 11 associazioni presenti in uno sparuto gruppetto in piazza: sono passati i tempi delle fiumane umane, siamo nel 2025 e le rivendicazioni femministe e abortiste appartengono ormai alla preistoria , a mezzo secolo fa.
Certe posizioni retrograde hanno fallito clamorosamente: 6.000.000 e più di aborti dal 1978, tassi demografici ai minimi storici, violenza all’interno di nuclei parentali e non solo, tutto scatenato dalla cultura di morte provocata dalla legge di aborto.
Serve una rivoluzione culturale, che ponga al centro la vita del bimbo concepito; serve insegnare alle nuove generazioni che la gravidanza è bella, anche se arriva inattesa; vanno superate le ostilità e le contrapposizioni tra uomo e donna, non rivali ma alleati di fronte all’evento nascita. Noi del Comitato “ Pro-life insieme “ abbiamo questo obiettivo squisitamente culturale: cancellare la logica di morte diffusa nella nostra società  e permettere a tutti di scoprire la bellezza della vita.

Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it