A parole, tutti sembrano molto preoccupati per una crisi demografica che riguarda non solo l’Italia ma tutta l’Europa. In realtà, in nessun Paese europeo nasce un numero di figli sufficiente per mantenere stabile la popolazione attuale. Quindi, l’intera Europa è destinata a ridurre i propri abitanti, a meno che le persone mancanti non siano sostituite da grandi flussi migratori.
Si dovrebbe verificare però se queste dichiarate preoccupazioni per la scarsa natalità si traducono poi in politiche coerenti per affrontare il problema, oppure se alle parole fanno seguito alcuni atteggiamenti culturali e comportamenti politici contraddittori.
Mi riferisco alle recenti polemiche sul cosiddetto “diritto” all’aborto, che in realtà definisce una posizione politica di disinteresse per la natalità , se non di favore all’eliminazione di vite umane a spese del contribuente. Le recenti prese di posizione in merito del parlamento francese e del parlamento europeo vanno sostanzialmente in questa direzione.
Tuttavia, se davvero un problema viene considerato grave e urgente, allora tutte le politiche conseguenti si indirizzano per risolverlo. Ne sono una prova i gravi problemi ambientali, che si affrontano con migliaia di provvedimenti parziali, però indirizzati verso un obiettivo comune.
La soluzione al problema parte sempre da piccoli passi
Per esempio, da quest’anno abbiamo visto che tutte le bottiglie delle bibite hanno attaccato il tappo di plastica, perché non vada disperso. Davvero qualcuno pensa di risolvere in questo modo il problema dell’inquinamento da microplastiche? Eppure, anche un minimo contributo nella giusta direzione è importante, secondo il noto paradosso di Lorenz: il battito d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas.
È evidente che, da sola, la scomparsa degli aborti non risolverebbe la crisi della natalità . Ma è altrettanto evidente che ogni aborto rappresenta un passo nella direzione esattamente opposta.
Probabilmente, oggi la consapevolezza della gravità della situazione demografica non è ancora così acuta da imporre il passaggio dalle parole ai fatti. ( leggi qui l’articolo sugli indicatori demografici).
Ma per quanto tempo potrà resistere questa incoerenza?
Forse tra qualche anno non saranno nemmeno più immaginabili certe posizioni politiche (e conseguenti normative) adottate come se incentivare gli aborti fosse un segno di progresso, mentre dissuadere dalla soppressione di questi bambini sarebbe un segno di arretratezza.
Il tempo servirà per verificare questa ipotesi di radicale cambiamento di mentalità , soprattutto se esploderà quel sistema di welfare al quale noi Europei siamo abituati ormai da decenni.
Per “ Pro-life insieme:
Prof. Enrico Maria Tacchi
Sociologo, Busto Arsizio. Direttore scientifico Cespoe (Centro Studi Popolari Europei) – Roma.