Sesso: parlarne con bimbi di 3 o 4 anni o rispettarne l’innocenza?

Gentile Direttore,
Chiedo cortesemente diritto di replica all’articolo https://www.nostrofiglio.it/famiglia/sessualita-podcast-come-rispondere-alle-domande-dei-bambini

Ciò che davvero mi fa riflettere in questo articolo è che l’autrice sembra un individuo completamente distaccato dalla realtà umana; è come se, parlando di un tema così delicato come quello della sessualità, si limitasse a leggere un manuale di semplice pratica burocratica con la quale i genitori dovrebbero assolvere al loro compito rispondendo a delle FAQ già preconfezionate.
Questa idea distorta di educazione porta oggi gravissimi problemi alle nuove generazioni, che innanzitutto vengono private della loro innocenza.
Quale che sia la domanda di un bambino di 3-4 anni, il genitore ha il diritto e il dovere di non entrare nell’ argomento del sesso, proprio per preservare quell’ innocenza tipica dell’infanzia.
L’autrice sostiene, riportando le parola della psicologa e docente Simonelli, che i bambini abbiano “la curiosità naturale e legata alla costruzione della loro identità di genere.” Ma se la psicologa e docente fosse immersa nella realtà e non nell’ ideologia saprebbe che la situazione è ben diversa: ai bambini non importa niente del genere sessuale, sanno che ci sono maschi e femmine come ci sono grassi e  magri, alti e bassi, con occhiali e senza, tutto il resto è pura ideologia e manipolazione.
Questo tipo di influenza culturale che passa attraverso i media, la psicologia, la stessa “etica” sociale, poi impregna anche le modalità di educare i figli, minando così alle fondamenta dell’equilibrio delle future generazioni.
Così i bambini vengono confusi con informazioni fuorvianti in tempi precocissimi, perdendo così quella innocenza che radica in loro la stabilità, per crescere in maniera serena e porsi le domande al momento opportuno.
Nella divulgazione di questa ideologia del “caos” che spesso passa proprio attraverso psicologi o presunti tali, incontriamo sempre un lessico fuorviante come lo slogan del “dialogo aperto e non giudicante”, che di fatto non significa niente! I genitori sono chiamati a trasmettere dei valori profondi e in primis, con la testimonianza, dare prova che tradendo tali valori facciamo del male a noi stessi e alla nostra dignità di individui. Il giudizio pertanto non viene tanto dagli altri ma deve essere la nostra coscienza correttamente formata a farci da grillo parlante.
È una grossa bugia dire ai figli che “qualsiasi scelta va bene basta che siano felici”, perché, se sceglieranno il male, le conseguenze le porteranno su di sé per tutta la vita e ne chiederanno il conto a noi genitori per non averli avvisati.
Lasciamo che i genitori facciano i genitori – non gli amiconi e neppure gli psicologi – ma semplicemente mamma e papà che testimoniano l’amore vero, attraverso l’esempio del sacrificio quotidiano, per la costruzione di relazioni importanti che durino nel tempo e ci accompagnino nel cammino della vita, i pettegolezzi sul sesso lasciamoli ad altri….

Manuela Ferraro
Comitato “ Pro-life insieme “

http://www.prolifeinsieme.it