Gent.mo Direttore,
leggo con notevole perplessità alcuni passaggi dell’articolo “Digitale per combattere la violenza sulle donne, ecco le iniziative in corso e il ruolo della scuola”. https://www.tecnicadellascuola.it/digitale-per-combattere-la-violenza-sulle-donne-ecco-le-iniziative-in-corso-e-il-ruolo-della-scuola
Educare i figli al rispetto di sé stessi e del prossimo è compito primario dei genitori, coadiuvati ovviamente da altre istituzioni: scuola, centri sportivi, circoli ricreativi. Non si comprende l’estensione e la sclerotica istituzione di molteplici attività, che, incentrando l’interesse sulla sessualità, è provato che ottengano esattamente il risultato opposto: incrementano esperienze sessuali precoci, sensi di inadeguatezza, violenza verso persone considerate diverse oppure concorrenziali. Il rapporto con l’altro sesso verrebbe tranquillamente accettato come naturale e scoperto gradualmente in rapporto al singolo sviluppo della personalità di ciascuno, connessa a ritmi biologici e ad influssi familiari ed ambientali estremamente diversi e soggettivi. La pletora di interventi sopra delineati interferisce con la libertà delle famiglie e di ciascun bambino o adolescente, trasforma in argomento complicato o addirittura astruso ciò che nell’ambito privato è naturale e semplice, consente l’intrusione di persone estranee nella delicata realtà di ciascun singolo bambino o adolescente.
Quale rapporto ha con “educazione e rispetto” l’involuta proposta di Save the Children di attuare “a partire dall’età più piccole” “una destrutturazione dei ruoli e delle relazioni basate su stereotipi per poter sperimentare modalità di relazione con se stessi e con l’altro basate su criteri di libertà e responsabilità e di costruire una società accogliente, inclusiva e non violenta.”?
Destrutturare, come si legge nella Treccani, significa “scomporre una struttura negli elementi che la costituiscono, sia al fine di smantellarla, sia per avviarne una riorganizzazione”. Perché bambini e adolescenti dovrebbero subire una destrutturazione? Per avviarli a patologia psichiatrica? Per indurli a disforia di genere?
Si legge che “la lotta alla violenza passa per il superamento degli stereotipi, la messa in discussione dei modelli di relazione convenzionali e dei tentativi errati di minimizzare forme anche embrionali di violenza.” Ma se proprio oggi si assiste all’incremento di varie forme di violenza (dalla predazione sessuale sui minori alla violenza sessuale sino allo stupro, dal bullismo al cyberbullismo, dal mobbing alla induzione al suicidio), la conseguenza logica è che la violenza deriva ed è incentivata proprio dal venir meno da quei sani “modelli di relazioni convenzionali”, che costituivano la normale educazione di una società ben ordinata, che non sentiva e non aveva nessuna necessità di corsi specifici e di psicologi.
Dobbiamo anche formulare il quesito: Perché dovremmo affidare noi stessi e i nostri figli a psicologi o ad altre figure estranee? Chi li sceglie? In base a quali requisiti? In base a quali parametri di etica e di morale?
Un’ultima considerazione: Quanto costano in termini di tempo impegnato gli interventi sopra delineati? E quanto costano in termini di denaro pubblico? E quali stipendi incassano gli operatori coinvolti?
Dott. Luciano Leone
Pediatra
www.prolifeinsieme.it